THE LEMON TWIGS – A DREAM IS ALL WE KNOW
(jangle pop, power pop)
In un anno che ha già dato grandi soddisfazioni agli amanti dell’indie-pop, con gli splendidi lavori di The Umbrellas, Ducks Ltd. e The Reds, Pinks & Purples, le cose migliorano ulteriormente con questo quinto album dei Lemon Twigs., giunto in questo primo numero delle uscite discografiche del mese di maggio.
Del resto, quando una raccolta di canzoni riesce a mescolare con gusto, sapienza ed efficacia armonie a metà strada tra i Beatles e i Beach Boys, sfrontatezza alla Supergrass e spettro emotivo umbratile alla Smiths, non c’è altro da fare che aprire il proprio cuore e ascoltare il disco con la passione che si riserva alle cose più speciali. Anche perché queste coordinate di base sono declinate con una fantasia invidiabile che tiene sempre al massimo l’attenzione e il trasporto dell’ascoltatore. Quindi io semplicemente non ho più molte altre parole, questo è un autentico capolavoro e non potete perdervelo per niente al mondo.
(Stefano Bartolotta)
KAMASI WASHINGTON – FEARLESS MOVEMENT
(jazz fusion)
Prima di raccontarvi di questo nuovo album di Kamasi Washington, occorre fare un passo indietro a dieci anni fa. Solo un decennio fa il jazz era prevalentemente una ricerca curatoriale, dedicata al restauro, al riconfezionamento e alla riflessione sui suoi picchi passati. Ma il debutto del 2015 del sassofonista originario di Los Angeles intitolato The Epic ha svolto un ruolo importante nel riavviare il jazz come forza creativa contemporanea vitale.
Tra i fautori, sicuramente Kamasi ne è stato l’artefice con la dose di psichedelia agli insegnamenti di John Coltrane e Pharoah Sanders. Dopo dieci però, bisogna anche ammettere che, un suono così caratteristico presenta alcuni rischi. Attingere ripetutamente allo stesso terreno potrebbe facilmente portare a rendimenti decrescenti attraverso una prevedibilità stantia e piatta. Non è ancora però giunto il momento di frenare gli appassionati del genere e di questo artista poiché, sorprendentemente, Kamasi riesce ancora – attraverso le armonie vocali aggraziate supportate da gospel e bassi magistrali – a centrare l’obiettivo in questo nuovo interessante capitolo di una carriera già importante. Un disco in cima alle nostre preferenze in quest numero di uscite discografiche della settimana.
(Giovanni Aragona)
BROADCAST – SPELL BLANKET, COLLECTED DEMOS 2006/09
(dream pop, indietronica)
Come vi avevamo anticipato lo scorso marzo, I Broadcast avevano annunciato gli ultimi due album della loro carriera che si intitoleranno Spell Blanket – collected demos 2006/2009 in uscita il 3 maggio e Distant Call – Collected Demos 2000-2006 in uscita il 28 settembre per l’etichetta Warp Records. Spell Blanket comprende canzoni e schizzi presi dal vasto archivio di nastri a 4 tracce e MiniDisc di Trish. Le registrazioni sono le basi per quello che sarebbe stato il quinto album dei Broadcast, offrendo una finestra sul processo creativo di Trish e James durante il periodo successivo a Tender Buttons, tra il 2006 e il 2009. Materiale importante per i fan.
(Giovanni Aragona)
JESSICA PRATT – HERE IN THE PITCH
(singer, songwriter, psych folk)
Con tante uscite discografiche, abbiamo purtroppo ascoltato una sola volta questo album di Jessica Pratt ma la prima sensazione è piacevole e al contempo retronostalgica perchè ci è sembrato di aver ascoltato Julee Cruise in versione quarta stagione di Twin Peaks. La voce della Pratt è, come l’indimenticabile Cruise, cerebrale e calda come poche e il falsetto è l’ennesimo tratto in comune con la storica musa di David Lynch. Here in The Pitch invoca e sostiene dall’inizio alla fine uno stato d’animo seducente che rimane al centro dell’ascolto; un dono completato da un’elevata capacità di utilizzare una bellissima, e allo stesso tempo particolare, voce.
(Giovanni Aragona)
DUA LIPA – RADICAL OPTIMISM
(pop, dance pop)
Penso che a chiunque capiti di ascoltare la radio in auto, anche noi appassionati che abbiamo gusti totalmente diversi da ciò che passa nei grandi network. Di conseguenza, presumo che anche in molti tra i nostri lettori, se non tutti, si siano imbattuti in canzoni di Dua Lipa, anche in vecchie uscite discografiche.
Onestamente, la mia reazione di fronte a esse è tendenzialmente neutra ma con una punta di piacevolezza, insomma le canzoni dell’artista londinese mi scorrono via senza problemi e non mi dispiace di ascoltarle. Il problema, però, è quando le devi ascoltare tutte assieme in un disco, perché, in quel caso, è più facile che arrivi la noia o comunque il disinteresse. Così mi era successo, ad esempio, per il precedente “Future Nostalgia”, e temevo che anche questo nuovo disco facesse la fine analoga.
E invece, i 36 minuti sono passati e non mi sono mai annoiato. Certo, non ho trovato alcunché di rilevante, ma almeno non c’è alcuna pretesa di voler fare canzoni di alto profilo che però non hanno alcun contenuto valido (ogni riferimento a Taylor Swift è puramente voluto). Qui ci sono solo canzoni semplici, dirette, senza fronzoli e che sfruttano a dovere il pregio principale di tutto il progetto, ovvero la carismatica vocalità dell’artista. Da qui a consigliare l’ascolto ce ne passa, ma se per caso doveste fare un viaggio con qualche fan di Dua Lipa che voglia mettere su tutto il disco, lasciateglielo pure fare che non subirete danni particolari.
(Stefano Bartolotta)
CAMERA OBSCURA – LOOK TO THE EAST, LOOK TO THE WEST
(indie-pop)
Dopo oltre un decennio, e con in mezzo la triste scomparsa della tastierista Carey Lander, la band di Glasgow torna a farsi sentire sulla lunga distanza con un lavoro che, come si era già notato dai singoli anticipatori, mantiene intatte molte delle caratteristiche proprie del glorioso passato, ma le declina in modo un po’ diverso. La melodia è sempre in primissimo piano e i giri di chitarra sono sempre pensati con la funzione di valorizzarla, la sublime voce di Tracyanne Campbell basterebbe anche stavolta a rendere piacevole l’ascolto e l’inconfondibile leggerezza che risulta uno degli aspetti distintivi della proposta della band è ancora lì.
Mancano, ovviamente, un po’ delle sfumature sonore consuete, quelle, appunto, garantite dalla tastiera, anche se una tastierista c’è anche ora, ma il suo contributo è decisamente secondario rispetto a quello che dava Carey. Di conseguenza, emergono i citati riff di chitarra, dando al tutto un’impronta non troppo lontana dalla tradizione americana. Ora, mi rendo conto che associare i Camera Obscura a questa tradizione potrebbe far pensare che il quintetto si sia eccessivamente snaturato, ed è proprio per questo che sono partito con i punti di contatto con il passato, per far capire al lettore che sono sempre loro e si sente che sono loro. Già, ma quello che conta è: le canzoni sono belle? Abbastanza, perché, come detto, la qualità melodica e vocale è sempre quella, e anche se l’ascolto, nel complesso, è meno interessante per via di un suono meno fresco e ricco, risulta comunque gradevole.
(Stefano Bartolotta)
MAMMOTH PENGUINS – HERE
(power pop)
Emma Kupa è una delle figure più importanti del sottobosco britannico e, in quanto tale, è conosciutissima e amatissima da chi frequenta il suddetto sottobosco e sconosciuta da tutti gli altri. Tra i ruoli di leader in band passate e presenti, lavori solisti, collaborazioni varie e contributi nell’organizzazione di festival e eventi vari, Emma c’è sempre ed è una vera e propria istituzione. Al momento, dal punto di vista strettamente musicale, è principalmente impegnata con i Mammoth Penguins, autori di tre album tra il 2015 e il 2019 e poi messi in pausa per qualche tempo prima di un ritorno sia sui palchi che, ora, su disco.
Avendoli visti lo scorso ottobre come supporto principale della reuonion degli Allo Darlin, sapevo che erano in gran forma e non vedevo l’ora di questo disco. Per fortuna, le mie aspettative erano ottimamente riposte, e per chi ama il power pop senza fronzoli e bello carico, questa uscita è imperdibile. La voce di Emma è sempre una delle più riconoscibili in termini di impatto e personalità e le sue melodie sono, una volta di più, impeccabili, ma l’aspetto che eleva la qualità del disco è la capacità di usare il suono ruvido della chitarra e la compattezza della sezione ritmica per dare la miglior spinta possibile allo scheletro delle canzoni, creando un risultato dalle tonalità accese e stracolmo di adrenalina. Davvero, se avete un debole per l’unione tra melodie e elettricità, questo ascolto è obbligatorio.
(Stefano Bartolotta)
FRANK TURNER – UNDEFEATED
(indie folk, folk-rock)
Da quando ha sciolto la sua squadra post-hardcore Million Dead nel 2005 per lanciare la sua carriera da solista, Frank Turner si è affermato come uno degli artisti dal vivo più coinvolgenti del Regno Unito. Undefeated è il decimo full-length del 42 enne e si colloca bene in queste uscite discografiche di settimana. Il disco va premiato per la sua precisa autoproduzione, molto reale e vicino a chi è veramente questo musicista, nella sua versione più intimista. Il disco narra di processi temporali e paura del futuro, come in un diario segreto e, confessioni a parte, le canzoni più tranquille e delicate funzionano bene. Intimità in salsa lo fi: un discreto lavoro.
(Giovanni Aragona)
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