03/12/2024
uscite discografiche - www.infinite-jest.it
Uscite discografiche della settimana con l'ottimo album di Kim Gordon, poi Bleachers, Oympia Mare, Tomato Flowers, Meatbodies

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KIM GORDON – THE COLLECTIVE 
(art rock, experimental rock)

Niente da fare: non c’è nessuno là fuori come Kim Gordon. E questo ritorno sulle scene, a distanza di 5 anni dal disco precedente, è una forte, fortissima dichiarazione di forza e d’indipendenza. Nel 2019 aveva visto la luce il primo vero disco della Gordon, “No Home Record” e già si intravedevano le possibili strade da intraprendere: una, quella che conduce al porto sicuro del rock and roll / art punk,l’altra quella sperimentale per cimentarsi con industrial e sonorità trap. Con “The collective” Kim ha optato ancora una volta per entrambe, ma concentrandosi un po di più sulla seconda.
Il disco si apre con “BYE BYE”, il cui fragoroso ritmo impreziosito da chitarre super distorte, destabilizza fin dai primi secondi. “Stiamo davvero ascoltando un disco di Kim Gordon?” mi chiedo. Ebbene si. E la conferma è data dal procedere del disco e dal singolare lirismo della nostra splendida settantenne; I testi sono semplici, ma al contempo evocativi e desiderosi di sfidare le norme tradizionali. Tutto questo traspare ancor di più nel singolo “I’m a man”, noise-pop industrial alienante e disperato.

Il resto del disco è un viaggio altrettanto fuori di testa. Il lo-fi “The Candy House” ci riporta alla mente i sonic youth più sperimentali; il rumore compresso di “I Don’t Miss My Mind” è degno dei migliori Nine Inch Nails, mentre “The Believers” gioca a replicare le gesta di “Mutant” di Arca. È in questi momenti che “The Collective” ci parla, si fa sentire potente come non mai e ci lascia a bocca aperta. Kim Gordon rende omaggio ai provocatori pop di oggi, oltre a mostrare amore per il suo passato innovativo; procediamo così verso la fine del disco e tra un’ eterea “Psychedelic orgasm” e gli inquietanti paesaggi sonori di “Shelf warmer”, trovano spazio “It’s Dark Inside”, lode a tutte le band femminili come “pussy riot” e “pussy galore”, e infine “Dream dollar”, vero ponte immaginario con la musica dei Sonic youth.

 

A fine ascolto rimane difficile catalogare questo nuovo lavoro dell’artista newyorchese. Quel che è certo è che ci troviamo di fronte a quello che è a tutti gli effetti un tributo di Kim Gordon a se stessa, da sempre capace d’immergersi nei suoni più sperimentali che il panorama contemporaneo ha da offrire, reinventandosi come solo i grandi della musica sanno fare.
(Davide Belotti)


OLYMPIA MARE – SEI ALMENO UN P0′ FELICE? 
(indie pop, songwriting)

Valeria Babini e Valeria Lazzarini compongono le In.Versione Clotinsky da più di 10 anni, ma per il loro ritorno al formato album hanno dato il via a un nuovo progetto, per il quale il cambiamento più evidente, ma non l’unico, è l’utilizzo della lingua italiana. Il disco vede Adele Altro (Any Other) alla produzione artistica e come musicista aggiunta, Marco Giudici alle prese con registrazione, mixaggio e mastering e Jacopo Lietti dei Fine Before You Came alla voce in un paio di brani.
Si tratta di una pubblicazione indie fino al midollo, non solo perché non c’è un’etichetta e si può ascoltare solo su Bandcamp e Soundcloud, ma anche, e soprattutto, per il suo contenuto musicale. Le canzoni, infatti, sono delicate rappresentazioni di stati d’animo intimi in bilico tra pulsioni interiori e interazioni con persone speciali.
Il pregio maggiore dell’opera è la spiccata personalità con cui viene rappresentato ciò che viene cantato, con l’idea, assolutamente in controtendenza rispetto a come si fa musica oggigiorno, secondo cui la melodia non deve essere necessariamente al centro del discorso, ma deve servire a veicolare il messaggio esattamente come gli altri elementi, e l’unica fonte da cui questo messaggio deve sgorgare è il cuore. Di conseguenza, non ha alcun senso considerare i singoli elementi di per sé, ma l’unico aspetto di cui tener conto è il modo in cui, assieme, essi sono in grado di dare all’ascoltatore un impatto emotivo di qualità.
Passaggi come “sembrava imbarazzo, ma penso fosse solo desiderio”, “mi sveglio presto la mattina e mi trascino fino a sera, e tu sei la mia sera”, “non ho mai spinto l’acceleratore, sono un diesel anche in amore” sono esempi particolarmente significativi della purezza cristallina con cui Valeria Babini si mette a nudo nei suoi testi e il solo leggerli può anche dare un’idea di come vengono interpretati vocalmente e della veste melodica e musicale che è stata loro data. Ci sono, indubbiamente, casi in cui i testi contrastano con gli altri aspetti sopra menzionati, e questo contrasto può essere in realtà piacevole, ma questo è, invece, il caso completamente opposto, nel senso che va tutto in perfetta armonia, in barba, come detto, alle convenzioni musicali non scritte ma dominanti al giorno d’oggi. 
Le linee melodiche, quindi, sono volutamente fragili e lo-fi; il timbro vocale risulta, altrettanto intenzionalmente, lontano da ogni idea di enfasi e dà proprio l’idea di volersi appoggiare alla musica per poter stare su e spingere fuori al meglio il carico emozionale di ciò che sta cantando; la parte musicale è altrettanto sobria ma, correttamente, porta con sé un’attenta cura del dettaglio, con carezzevoli arpeggi di chitarra e confortanti giri di tastiera che conferiscono il giusto dinamismo a canzoni autentiche con le quali è facilissimo empatizzare.
(Stefano Bartolotta)

BLEACHERS – BLEACHERS 
(indie-pop)

Alzi la mano chi, nella propria vita, non abbia sentito parlare almeno una volta di Jack Antonoff. Dietro il suo prestigioso nome, infatti, vive e sopravvive agli anni, il miglior pop di questa generazione e l’apporto magistrale e fondamentale di artiste del calibro di Taylor Swift, Lana Del Rey e Lorde.  Con il suo quarto progetto di una band che sembra più un progetto solista, Antonoff torna in pista con il progetto Bleachers. La scelta di pubblicare un disco omonimo così tardi nella propria carriera suggerisce un viaggio metodico ispirato a una ricerca deliberata di identità al di fuori della collaborazione.

 

In questo quarto lavoro Antonoff si stabilisce ulteriormente in un senso coeso dell’arte senza raggiungere definitivamente una risoluzione chiara. L’album non è perfetto ma racconta il passaggio a tutto gas dalla voce solista alla sua attuale forma di unità dell’insieme; una band di musicisti di sei talenti che entrano nella loro era più importante di sempre. Se volete capirne del pop attuale, qui troverete tantissime risposte alle vostre domande.
(Giovanni Aragona)

 


TOMATO FLOWER- NO 
(psych rock, psych pop)

Album di debutto per questa band da noi attenzionata da tempo. Questo lavoro,  per ammissione della band, è influenzato in parte dalla fine della relazione romantica dei cantanti co-lead Jamison Murphy e Austyn Wohlers. Non sorprende quindi che ci sia un forte elemento di attrito in tutto No, nello stile di chitarra gommoso, nelle strutture delle canzoni e nei testi che raccontano il perché le cose si siano lentamente lacerate. Nel disco troverete ua montagna di riferimenti di synth degli anni ’70 e ’80, e, se  l’approccio della band a volte può sembrare in contrasto con se stesso, il suo attrito prevalente è supportato da uno spirito di sperimentazione e giocosità. Un disco godibile senza infamia e senza lode.
(Giovanni Aragona)

 


MEATBODIES – FLORA OCEAN TIGER BLOOM 
(garage rock, alt rock)

Non basterebbe una pagina per raccontarvi la turbolenta genesi di questo album. Possiamo solo dirvi che, Chad Ubovich ha attraversato molte prove e tribolazioni durante il lungo tempo trascorso a realizzare questo quarto album della band. Un rapido elenco di vicissitudini include la tossicodipendenza, la serratura cambiata nello studio di registrazione, e una malattia cosi invalidante da bloccare l’artista a letto per mesi. Il risultato è un lavoro molto frammentario e troppo figlio di suoni già triti e ritriti. È un peccato perché le canzoni e il suono di molti brani sono molto ispirati. In questo disco tutto sembra una copia di qualcosa che era già stato fatto meglio da un’altra band. Alla fine, Siamese Dream è stato già realizzato da Billy Corgan, e resta ineguagliabile, perchè provare a replicarlo?
(Giovanni Aragona)

 


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