
THE BLACK KEYS – OHIO PLAYERS
(art rock, blues rock)
Il trascorrere del tempo ha necessariamente apportato una grande fiducia nei propri mezzi, e i Black Keys hanno capito che, l’aver raggiunto nei precedenti lavori un pubblico ampio ed eterogeneo, può spingere la band anche verso strade mai percorse. Una strada nuova, però, non è sempre sinonimo di tranquillità e in un viaggio verso nuovi lidi possono accadere incidenti di percorso. Per Ohio Players Auerbach e Carney hanno aperto le porte dello studio e invitato un piccolo cast di altri artisti a collaborare; da Beck allo straordinario produttore pop Greg Kurstin, ai rapper Juicy J e Lil Noid, questo è un piccolo ma sostanziale cambiamento per i Keys, poiché in precedenza hanno autoprodotto o lavorato unicamente con il collaboratore/produttore di lunga data Danger Mouse.
L’aver offerto ampio spazio ai tanti “ospiti” ha non solo creato squilibrio e confusione ma ha letteralmente messo in secondo piano il duo. Tra intelligenza artificiale (usata) e suoni pasticciati, Ohio Players è un disco deludente con pochissimi graffi (salviamo tra tutte “Candy and Her Friends“).
(Giovanni Aragona)
THE LIBERTINES – ALL QUIET ON THE EASTERN ESPLANADE
(indie-rock, art- rock)
La scena indie rock è una delle più vaste che ci siano e quindi diventare un’icona della scena non è una cosa facile. Tuttavia, i Libertines hanno gestito il tutto tantissimi anni fa e, dopo aver attraversato una rottura completa della band, hanno pubblicato nulla negli ultimi nove anni. La band è quindi tornata con il loro nuovo album All Quiet On The Eastern Esplanade.
Il disco si apre con Run Run Run e dopo pochissimi accordi la sensazione è che la band non sia mai andata in letargo. È un ritorno muscoloso con il loro suono inconfondibile che scorre in tutti i 38 minuti dell’album. All Quiet On The Eastern Esplanade è un gradevolissimo album. Non raggiunge la grandezza di Up The Bracket o dell’album omonimo, ma la band ha fissato un livello alto con quei lavori, quindi è giusto così. Una sintesi di questo lavoro potrebbe essere una pellicola di Michel Gondry che immagina Pete Doherty 23 enne spiare se stesso a 45 anni Un disco nostalgico e bello in alcune parti e piacevolmente caotico in altre capace di mescolare il vecchio con il nuovo senza annoiare. Un gran bel ritorno.
(Giovanni Aragona)
JANE WEAVER – LOVE IN CONSTANT SPECTACLE
(art-pop, songwriting)
Da diversi anni, la proposta musicale di Jane Weaver è uno dei migliori esempi esistenti di come bilanciare al meglio classe e facilità d’ascolto. Al decimo album e passati i cinquant’anni di età, Weaver decide di virare su contenuti musicali più votati all’introspezione e alla calma, quasi a voler bilanciare lo sgargiante disco precedente “Flock” del 2021. Troviamo, quindi, canzoni avvolgenti e tranquille, che comunque non mancano di vitalità proprio per la grande cura dei dettagli, sia compositivi, che vocali, che sonori.
Questo è un disco suonato stra bene, e infatti l’artista ringrazia profusamente i musicisti che hanno registrato con lei, con un alto livello di composizione musicale e un cantato impeccabile e che dovrebbe essere insegnato nelle scuole. L’ascoltatore si sente coccolato e capito e probabilmente un ascolto così migliorerà l’umore a moltissime persone.
(Stefano Bartolotta)
GRIGIO SCARLATTO – DETOX
(post-punk, shoegaze)
Una sciabolata post-punk di 24 minuti, travolgente e senza compromessi. Così si ripresentano i padovani Grigio Scarlatto quattro anni dopo il loro album di debutto, che di minuti ne dura 25. Del resto, questi giovani guerrieri hanno sempre dimostrato di avere come unico scopo quello di metterci tutta l’energia di questo mondo, fregandosene di chi ascolta musica col cronometro in mano. Poi certo, nel corso degli anni si sono evoluti, com’è normale che sia, grazie anche al lavoro con il duo di producer Exit Exit, e il sound si è fatto più pastoso e compatto, con connotazioni shoegaze, come dice la band stessa.
La spina dorsale del progetto, però, è sempre la stessa: riff di chitarre appena si può, basso bene in evidenza e tutti giù a suonare forte. I testi alternano la lingua italiana e quella inglese e indubbiamente il cantato suona credibile in entrambi i casi. Certo, qualche cliché dal punto di vista della struttura degli arrangiamenti ancora si nota, ma in un periodo in cui il post-punk e lo shoegaze rischiano di diventare delle fredde mode, è bello poter assistere al percorso di un progetto vero, che fa le cose col cuore.
(Stefano Bartolotta)
KHRAUNGBIN – A LA SALA
(psychedelic rock, funk)
Dopo le splendide collaborazioni con Leon Bridges, gli Ep Texas Sun (2020), Texas Moon (2022), e Vieux Farka Touré, Ali (2020), i Khraungbin tornano a viaggiare da soli nel loro universo sonoro fatto di deserti sconfinati e atmosfere mistiche. A La Sala è il loro quarto disco in studio e segna una specie di ritorno alle origini. La struttura del disco è sempre quella tipica della band: influenze funk si mescolano perfettamente a chitarre riverberate e ritmi psychedelic-dub per dare vita a brani ipnotici e meditativi.
A La Sala è un buon lavoro, pulitissimo, che si connette concettualmente a Mordechai, ma che non offre nuovi stimoli artistici o nuovi spunti creativi e la band texana rischia ormai di rimanere incastrata in un pattern ripetitivo. Ascoltando questo album si ha l’impressione di viaggiare su una linea retta perfetta, sicurissima, ma priva di quei lievi scossoni in grado di interrompere la tranquillità. Nonostante ciò ci sono comunque brani che grazie alla loro essenzialità spiccano sugli altri come, Farolim de Felgueiras, Caja de la Sala e Le Petis Giris. Con questo lavoro, che è comunque di alta qualità, i Khraungbin hanno giocato in un terreno forse troppo sicuro, non aggiungendo niente di nuovo al loro percorso.
(Chiara Luzi)
VAMPIRE WEEKEND – ONLY GOD WAS ABOVE US
(chamber pop, indie pop)
(Davide Belotti)
LIZZY MC ALPINE – OLDER
(indie-folk)
(Davide Belotti)
DRAHLA – ANGELTAPE
(noise rock, experimental rock)
(Davide Belotti)
MOUNT KIMBIE – THE SUNSET VIOLENT
(post punk, dream pop)
(Davide Belotti)

STILL CORNERS – DREAM TALK
(dream pop, indie pop)
(Davide Belotti)
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