Mellon Collie and the Infinite Sadness… uno sguardo all’adolescenza 25 anni dopo

Mellon Collie and the Infinite Sadness è il terzo album degli Smashing Pumpkins, pubblicato nel 1995 da Virgin Records. È un album doppio diviso in 2 parti da 14 pezzi ciascuna.

10:07:49  – 23/10/2020


 

Mellon Collie and The Infinite Sadness, la seconda perla targata Smashing Pumpkins

Nell’ottobre del 1995, in un ambiente musicale su cui incombe ancora l’ombra cupissima del suicidio di Kurt Cobain, una band di Chicago con ai microfoni un ragazzo dalla voce stridula come quella di una strega e attorniato dai problemi di tossicodipendenza degli altri musicisti, dà alle stampe un doppio disco che li porterà prima ad imporsi nelle chart di mezzo globo e poi a salire sul sacro altare degli dei del rock.

Messi alle spalle due dischi che avevano imposto il nome degli Smashing Pumpkins nell’ambito underground (Gish, Siamese Dream) e due singoli di una certa caratura come Today e Disarm, Billy Corgan, principale compositore della band, scrive quasi interamente (due soli pezzi sono del cofondatore degli Smashing James Iha) un’opera decisamente ambiziosa per una band ancora così giovane, un album composto da ben ventotto tracce distribuite in due dischi che in seguito il cantante definirà il “The Wall” della generazione X.

L’alba della gioventù 

Il disco si apre con la sinfonia dolce e malinconica che dà il nome all’opera, per poi passare al rock orchestrale di Tonight Tonight, dove il ritmo incalzante della batteria di Chamberlin e la chitarra ritmica di James Iha accolgono la voce straziante di Billy che chiede alla sua amante di credere in lui nella notte dove tutto potrebbe accadere. Poi le chitarre si fanno più distorte e Chamberlin deve pestare di più sulla sua batteria per Jellybelly.

In Zero si sente più forte l’influenza nei testi del Grunge più cupo di band come Alice in Chains e Nirvana e di band industrial come i Nine Inch Nails. Il disco passa per un pezzo che alterna melodia a chitarre distorte come Here Is No Why, per poi esplodere in Bullet with Butterfly Wings, la canzone con quell’intro molto sabbatiana che poi esplode in un ritornello e che ricorda le urla doloranti di Cobain in Smell Like Teen Spirit. Un pezzo che grazie ai versi iconici (despite on my rage i’m just still a rat in a cage) diventa il nuovo manifesto della generazione grunge orfana del leader della band più arrabbiata del movimento.

To Forgive è la prima ballad del disco, poi si torna a viaggiare su binari più grunge, punk e Shoegaze che vedono Corgan arrivare a fare uso della distorsione per la voce in Love e James Iha nelle chitarre degli altri pezzi. Con 1979 Billy Corgan si guarda indietro nel passato, lo fa con nostalgia e immaginando di fare scelte diverse e le conseguenze in una sorta di Sliding Doors immaginario.

Il crepuscolo dell’adolescenza

We Only Come Out the Night è una marcetta che sembra uscita fuori da una favola di Andersen, una marcia che ci introduce alla parte finale del disco composta da pezzi dai suoni più delicati e da un cantato più malinconico lasciandoci scivolare fino a Farewell and Gooodnight, la dolce ninna nanna che Billy dedica alla sua amata, che chiude il disco.

Venticinque anni dopo è la perla che ci rimane di quegli anni favolosi degli Smashing, quando Corgan pur avanzando fra le mille difficoltà per tenere in piedi la band e gli altri membri lontani da droghe ed eccessi, riusciva a far brillare forte il suo talento e toccare la punta più alta della vetta creativa, vetta che dopo lo scioglimento degli Smashing non riuscirà più nemmeno a sfiorare neanche dopo la reunion.

Mellon Collie è il disco che, con la sua copertina barocca, ci fa guardare indietro con nostalgia all’adolescenza. La tappa formativa più difficile da affrontare nell’intera esistenza dell’uomo e 25 anni dopo urliamo: “Farewell and Goodnight alla giovinezza” riascoltando questa meraviglia.

Vito Ricco 

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