In questa settimana di uscite discografiche vi raccontiamo del nuovo disco solista di Jónsi dei Sigur Ros e l’EP di Kurt Vile. Entrando negli inferi delle novità vi suggeriamo l’art pop di Eartheater, i Working Men’s Club, il sintetico punk firmato Optic Sink, Pet Shimmers, le sonorità Jangle di Pool Holograph, e infine i canadesi Teenanger.
12:50:19 – 02/10/2020
a cura di Giovanni Aragona e Paolo Latini
JóNSI – SHIVER
(avant-rock, elettronica, alt-pop)
Nuovo lavoro solista per Jónsi, frontman dei Sigur Ros. L’artista si avvale della collaborazione di Elizabeth Fraser (nelle canzoni più riuscite) in un lavoro non del tutto soddisfacente. Il marchio è quello solito: un linguaggio “hopelandico” capace di offrire uno sguardo interessante ai nuovi orizzonti sonori del musicista ma che fatica a bilanciare le dicotomie tonali tra freak-out elettronici abrasivi e melanconia in un disco di discreto livello ma non memorabile.
(G.A)
KURT VILE – SPEED, SOUND,LONELY KV (EP)
(indie-folk)
Speed, Sound, Lonely KV il nuovo EP di Kurt Vile registrato e mixato nel corso di quattro anni durante alcune sessioni sporadiche al The Butcher Shoppe di Nashville. Del lavoro è disponibile la cover diHow Lucky storico brano di John Prine.
L’EP include cinque brani, due inediti e cover di John Prine e “Cowboy” Jack Clement, ed è stato registrato con musicisti locali quali Bobby Wood, Dave Roe e Kenny Malone e con la partecipazione di Dan Auerbach (The Black Keys) e Matt Sweeney (Chavez, Superwolf). Un lavoro che non aggiunge assolutamente nulla alla discografia del musicista e che piacerà solo ai fan.
(G.A)
EARTHEATER – PHOENIX FLAMES ARE DEW UPON MY SKIN (PAN)
(art-pop/experimental)
(P.L)
WORKING MEN’S CLUB – WORKING MEN’S CLUB (HEAVENLY)
(new wave)
Vengono da Todmorden, piccola città a una trentina di chilometri da Manchester, e il nome lo prendono da un social club tutt’altro che giovanile nello Yorkshire. L’hype era già in qualche modo alta da qualche mese, Band to Watch su diverse liste, compresa quella del Guardian, una piccola polemichetta sul giornalista Andrew Neil, satireggiato sulla traccia “Cook a Coffee,” un primo singolo “Bad Blood,” che ricordava i Fall in chiave jangle. Ora con il loro primo album e l’intervento di Rob Graham dei Drenge e soprattutto del synth di Maired O’Connor (Moonlandigz) il sound si è fatto più ricco, toccando la synth-wave dei Sucide (per esempio su “Be my Guest” e “Tomorrow”) e la disco-punk dei Liquid Liquid pur mantenendo salda la loro discendenza mancuniana. Convincenti.
(P.L)