WILD NOTHING – HOLD
(indie pop, dream pop)
Negli ultimi cinque anni Jack Tatum ha visto cambiare profondamente la sua vita personale, dopo essersi trasferito in Virginia è diventato padre e questo enorme avvenimento lo ha portato a riconsiderare molti aspetti della sua vita. La paternità ha infatti condizionato moltissimo il suo quinto lavoro in studio con il moniker Wild Nothing. Hold, questo il titolo del disco, è un lavoro traboccante di synth e di loop drums che riconducono immediatamente agli ’80, Headlights On. Queste sonorità che sposano con armonia il dream pop che da sempre caratterizza il lavoro di Wild Nothing.
L’album si muove delicatamente su questo paesaggio sonoro, i brani sono molto luminosi, accattivanti, riflettono un momento positivo nella sfera personale di Tatum. Nonostante ciò il disco manca di forza e dinamismo, l’unica variazione è data da una brevissima incursione ambient, Little Caos, che risulta fuori contesto e spezza il disco proprio sul finale separando le chitarre distorte di Alex, e il piano di Pulling Down The Moon (Before You), brano che sarebbe stato benissimo un teen movie anni ‘80. Hold è un buon disco ma non lascia un’impronta forte, è godibile ma non memorabile.
(Chiara Luzi)
THE MOUNTAIN GOATS – JENNY FROM THEBES
(lo-fi, indie-rock)
È difficile per una band con oltre 20 album alle spalle continuare a sfidare se stessa, ma i Mountain Goats hanno fatto proprio questo con Jenny from Thebes, il primo sequel nei 32 anni di storia della band. Il leader della band John Darnielle ha registrato il disco da solo su un boombox in una casa vuota, e si è impegnato non più di un giorno per finire ogni canzone. L’immediatezza e un senso di isolamento hanno permeato le 14 tracce lo-fi dell’album. Intenso e devastante al contempo, consigliatissimo.
(Giovanni Aragona)
DJ SHADOW – ACTION ADVENTURE
(trip hop, experimental hip hop)
Ventisette anni dopo aver pubblicato il suo album (capolavoro) d’esordio, Endtroducing…, che è diventato un lavoro fondamentale nell’hip hop strumentale, DJ Shadow sta facendo il punto di una carriera. Il settimo album in studio è, per molti versi, sia un omaggio alla sua carriera che un disco sulla sua “relazione con la musica odierna”.
Questa può essere una descrizione ovvia di qualsiasi lavoro di un musicista, ma ha perfettamente senso nel contesto di Action Adventure. Ispirato a una collezione di nastri acquistati su eBay che presentavano mix di una stazione radio di Baltimora negli anni ’80, questo album ha un forte senso di nostalgia che ci ha profondamente toccato.
(Giovanni Aragona)
ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK – BAUHAUS STAIRCASE
(synthpop)
Lunga, lunghissima vita a questi veterani e maestri di un genere. Dopo una carriera chilometrica, la band non ha mai ceduto ad esibirsi nel circuito dei festival nostalgici e non ha mai pensato di vivere di rendita. La band ha tracciato le coordinate del genere synth-pop progettando benissimo il loro finale di carriera che potrebbe tranquillamente sfociare nell’universo sonoro e visionario dei Kraftwerk. Tra l’elettronica distopica scoverete melodie pop rimbalzanti da capogiro.
(Giovanni Aragona)
PAOLO SAPORITI – LA MIA FALSA IDENTITÀ
(songwriting)
L’importanza dei testi
THE KILLS – GOD GAMES
(indie rock, garage rock)
Il duo blues-garage inglese-americano non offre risposte sui misteri spirituali della vita qui. Né li cercano nemmeno. La cantante Alison Mosshart e il chitarrista Jamie Hince sono cinici e maliziosi. Descrivere God Games come un semplice album “di ritorno al passato” sarebbe riduttivo, i Kills suonano comodi nel miglior modo possibile.
Hanno sfruttato la loro essenza in un album potente e focalizzato con il loro tema più coeso di sempre. Hanno continuato a trovare modi per allungare la loro musica rock imbevuta di benzina con nuovi suoni e un songwriting più espansivo. Tra i migliori lavori della settimana.
(Giovanni Aragona)
MARINA HERLOP – NEKKUJA
(art pop, folktronica)
Marina Herlop piazza il secondo album a distanza di pochissimo dall’esordio “Pripyat”. Nekkuja è un esperimento sonoro più invitante e pop rispetto alla sinestesia glitchy dell’esordio e questo lavoro apre le porte al labirinto sonoro future pop magistralmente costruito da questa 31 enne spagnola non ancora del tutto “sbocciata”.
(Giovanni Aragona)
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