28/04/2024
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TOdays Festival 2023 -

Con oltre 10.000 presenze di ogni età e provenienza, TOdays Festival si riconferma tra i più grandi festival di musica italiani riconosciuti a livello internazionale.

  1. Con oltre 10.000 presenze di ogni età e provenienza, TOdays Festival si riconferma tra i più grandi festival di musica italiani riconosciuti a livello internazionale.

10:47:02  – 02/09/2023


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TOdays Festival 2023

Con oltre 30 ore di musica, arte, incontri, produzioni esclusive, anteprime, performance, eventi formativi e d’incontro, TODAYS Festival ha raccontato, anche quest’anno, la scena musicale contemporanea.

Il festival estivo della Città di Torino ha ospitato 121 artisti nazionali e internazionali, 12 band, provenienti da 29 diversi Paesi nel mondo tra i quali Stati Uniti, Canada, Sud Africa, Australia, Inghilterra, Irlanda, Scozia, Francia, Belgio, Germania e Francia, delle quali 8 in esclusiva nazionale e 9 per la prima volta a Torino. Il pubblico proveniente da tutta Italia e da Francia, Belgio, Inghilterra, Germania e Spagna, con alcuni acquisti da Stati Uniti, Australia e dall’Est Europa, ha partecipato anche sotto la pioggia alla nona edizione dell’appuntamento che chiude l’estate dei festival.

A margine di questi importanti numeri, Gianluca Gozzi, direttore artistico della rassegna ha dichiarato: 

Ogni estate ha la sua storia e per avere delle storie da raccontare bisogna che le cose continuino a succedere. È questione di visioni: facciamo ciò che ci appare!”

I tre giorni di TOdays Festival

Il 25 agosto, venerdì…

 …è stato il giorno di apertura e quale migliore occasione per festeggiare – con grande sobrietà – il compleanno di Jeff Tweedy dei Wilco, giunti a Torino con i gradi di “band più importante della prima giornata” ? Facciamo un passo indietro di poche ore e trasportiamoci alle ore 18. Umidità e caldo non hanno minimamente scalfito la prestazione magistrale targata King Hannah: un live robusto e affascinante tra sonorità psichedeliche capace di affondare come il burro nelle basi dell’alternative rock. Non poteva esserci inizio migliore, lo diciamo senza nessun tipo di indugio.

A seguire, spazio a Marteen Devoldere in arte Warhaus, già co-fondatore dei Balthazar, in grado di spezzare il cuore del pubblico con un live delicato e sottile. Ci ha sorpreso, positivamente, l’energia e la capacità di intrattenere da parte di Tim Harrington, e dei suoi Les Savy Fav: un concerto perfetto e una storia, quella della band, che racconta quasi 30 anni di carriera alla ricerca del giusto compromesso sonoro tra noise e post punk. Cosa resta di un live dei Les Savy Fay? la tangibile sensazione di aver partecipato a qualcosa di molto similare tra i Fugazi e la scena Dischord Records.

Il prime time della serata è dedicato ai Wilco e, in ogni ordine di posto, un’autentica ondata di donne e uomini hanno partecipato a uno dei live più importanti dell’intera storia di TOdays. Non è stato un semplice live ma una celebrazione di quanto la band abbia viaggiato negli ultimi tre decenni e di quante persone siano riuscite a portare con sé durante questo meraviglioso viaggio. In questo meraviglioso percorso la band si divide tra  Cruel Country e Cousin, riuscendo anche ad affilare ancor di più la lama nei cuori proponendo Random Name Generator, estratta dall’elettrico Star Wars. 

C’è qualcosa di rassicurante anche in tutto questo, nel modo in cui la brillantezza dei Wilco è stata così affidabile per così tanto tempo: il setlist, l’alchimia della band, confezionano canzoni intensamente personali capaci di maturare sia con la band che con il loro pubblico; in questo live della band originaria di Chicago, abbiamo avuto la certezza di aver visto i Wilco nel pieno della loro maturità: le innovazioni e le deviazioni creative hanno trovato posti logici e lineari nel loro repertorio.

Sabato 26 agosto…

…è il giorno della folla: non vedevamo una partecipazione così massiccia a un evento musicale in Italia da moltissimo tempo. I Gilla Band aprono i lavori proponendo quello che sanno fare e che il loro background racconta: un’esperienza sperimentale che ha messo le basi sul caos e la frenesia.

La band ha applicato strato dopo strato un continuo gioco di avvio e arresto gettando il pubblico su un ottovolante di intensità noise rock. Abbiamo letto molti ingenerosi commenti sull’esibizione della band e francamente non abbiamo ben capito il motivo di cotanto astio: i Gilla Band non hanno bisogno di alcuna produzione di set fantasiosi o di buffonate selvagge sul palcoscenico per adattarsi visivamente all’headbanging. I Gilla Band compensano il tutto anche con il loro talento grezzo. Tranquilli, non hanno velleità di diventare i primi e non suoneranno mai ai livelli dei Gang of Four, ma chi se ne frega.

Mentre tutti hanno osannato e incensato Anna Calvi (suonare una cover dei Suicide non può  e non deve  essere un plus) a noi non ha entusiasmato: l’avevamo vista l’ultima volta al Circolo Magnolia di Milano, l’abbiamo ritrovata a Torino, ben quattro anni dopo, con lo stesso setlist e con lo stesso repertorio. Sono troppi cinque anni dall’ultimo album. Sui paragoni con  PJ Harvey e Siouxsie, stenderei un velo.

Gli Sleaford Mods sono i due amici che vorresti trovare ogni sera nella tua birreria preferita: accolti da un’inevitabile accoglienza, hanno conquistato tutti all’unanimità.

Mentre Jason canta, Andrew Fearn salta in giro, oscilla le braccia e la testa in un’avvincente danza di accompagnamento. Beh, la danza era anche un commento, proprio come il canto di Jason, perché Andrew ha messo su un terreno per una sorta di stato meta-conscio per lasciarsi andare e coinvolgere il pubblico in questo percorso. 

Il pubblico, va detto, era lì per questo, completamente avvolto nei procedimenti teatrali e spesso gettandosi in uno abbandono danzante come Andrew. Va detto che Andrew non suonava strumenti, ma in realtà è il responsabile della strumentazione. Il produttore ha allestito una base musicale per lo spettacolo prima del set.

I manierismi dell’alcolista in cerca di lavoro diventano l’impiegato disagiato e il disadattato che cammina sulpalco avanti e indietro agitandosi, modificandosi e contorcendosi, fornendo un flusso di coscienza fonte di vetriolo e desolante realtà. Meravigliosi come il loro post-punk autentico e spigoloso. I Verdena ci hanno ricordato che, gli anni passano ma certi emozioni resteranno indelebili per sempre. Un live perfetto (per fortuna con solo qualche imperfezione fonica) ci ha regalato un fine serata piacevolissimo tra stati di onirici miraggi e ondate esplosive di grunge che hanno segnato una generazione intera di alternative rock italiano.

Meno incoscienti del passato, più puliti e seriosi, i Verdena sono cresciuti e noi, generazione ’80, con loro. Picco emozionale altissimo si è raggiunto (per chi scrive) con “Luna”, tra le migliori canzoni rock mai scritte nella storia di questo paese. Un live che racconta, e sintetizza, perfettamente la storia di una band e del suo sound grezzo e acerbo, potentissimo e viscerale. I Verdena sono ancora oggi quel blocco di granito torturato a morte venti anni fa: nella loro continua alternanza piano/forte, il piano è sempre nervoso e il forte è una detonazione inaudita. 

La domenica di TOdays…

…è iniziata con l’incertezza meteo: più che Torino sembrava di essere a Seattle ma alla fine la giornata si è svolta regolamento e il pubblico (ridotto rispetto alle prime due serate) è stato accontentato.  Dana Margolin e i suoi Porridge Radio, tra i migliori esordi degli ultimi anni e, a sensazione, troppo alla ricerca del suono perfetto: talvolta servono gli errori specie dal vivo e serve anche quel suono sporco per restituire ai fan un live autentico.

Nel complesso, un bel live ben architettato da Dana Margolin (indiscussa leader del gruppo) e qualità corale dei brani pressoché perfetta con buon focus sul gioiello Every Bad.  Ibibio Sound Machine, ha portato in scena energia esplosiva e contagiosa, così come L’impératrice che, giunti alla fine di due anni intensi di concerti in giro per il mondo, hanno deciso di festeggiare l’ultima data proprio a TODAYS con il meglio del loro repertorio pop vintage.

La chiusura è affidata alla performance più teatrale e intensa dei tre giorni: Christine and the queens, ha raccontato non solo musica ma altro, tanto altro. Posizionata accanto alle minime luci al neon e alla coreografia liscia e meticolosa, l’artista consegnerà alla storia di TOdays uno spettacolo sorprendente: alcune delle rivelazioni di dolore e auto-trasformazione che non si collegano completamente sul disco sembrano più profondamente esplorate sul palco, l’oscurità e il disagio trovano una colonna sonora perfetta per uno spettacolo di grande intensità, con i suoi ricordi autobiografici, trasformati in arte surreale, poetica e visionaria con uno stile satirico, malinconico e onirico.

Christine and the queens non è stato un semplice concerto ma Arte del contatto: sguardi fissi, carezze, corpi brillanti, ma anche segni, piccoli gesti indirizzati senza toccare nulla. Si chiude il sipario sulla più toccante edizione di TOdays Festival. Noi di Infinite Jest siamo e saremo sempre al fianco di questa realtà. 

 


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