26/04/2024
uscite discografiche
Settimana di ottime uscite discografiche. Vi raccontiamo dell’ottimo ritorno di Mark Lanegan,dei Modern Studies,cI Break Horses, Kehlani e..

Il meglio delle uscite discografiche della settimana selezionate con cura dalla redazione di Infinite Jest. Buona lettura e buon ascolto.

15:00:24  – 08/05/2020


Uscite discografiche

 

Settimana contraddistinta da ottime uscite discografiche. Entrando nel vivo vi raccontiamo dell’ottimo ritorno di Mark Lanegan (a distanza di un solo anno dall’ultimo album), degli svedesi I Break Horses, dell’accattivante R&B di Kehlani e dell’ottimo chamber firmato Modern Studies (rooster di casa Fire Records). Infine prestate attenzione a due interessanti novità: arrivano dal Giappone i rumorosi Blacklab e da Salt Lake City (USA) il sognante synth pop / new wawe targato Choir Boy. Buona lettura e buon ascolto. 

a cura di Giovanni Aragona, Chiara Luzi e Vincenzo Papeo 


MARK LANEGAN – STRAIGHT SONGS OF SORROWS
(synth rock, songwriting)

Dodicesimo lavoro in studio per il buon Mark, Straight Songs of Sorrow è il disco che segue la sua biografia, e con cui si libera definitivamente dei vecchi demoni. Un tempo, cimentarsi con il cinquantacinquenne era come immergersi in un blues pieno di fantasmi. Ascoltare oggi Lanegan significa fare i conti, diversamente, con i fantasmi del blues che caratterizzava le sue composizioni anni fa. Tanta l’elettronica in gioco, in un album che comunque risulta più equilibrato del precedente Somebody’s Knoking (2019), e che vede i tanti elementi funzionare a meraviglia tra loro e regalare qualche gemma crepuscolare (Ketamine, Bleed It Over, Stockolm City Blues ). Diversi anche i grandi ospiti: tra questi citiamo il grande amico Greg Dulli, John Paul Jones e il mitico Warren Ellis.
(V.P)


I BREAK HORSES – WARNINGS
(dream pop)

Come suggerisce Maria Lindén, voce degli I Break Horses, questo terzo disco del duo svedese va ascoltato con lentezza e pazienza. In realtà i brani, un perfetto incastro di suoni nati da loops, mellotron e synth analogici, sono così intensi che arrivano immediatamente a toccare l’animo dell’ascoltatore. La loro genesi può definirsi di matrice cinematografica in quanto nascono da esperimenti fatti dalla Lindén musicando film muti a cui ha aggiunto i testi e la sua meravigliosa voce. È un disco toccante e sei anni di attesa da Chiaroscuro sono valsi la pena. Bellissimo il pezzo di chiusura Depression Tourist.
(C.L)


KEHLANI – IT WAS GOOD UNTIL IT WASN’T
(R&B)

Continua il percorso evolutivo di Kehlani, dimostrazione di come a volte un talent show sia in grado di liberare un talento solido. It Was Good Until It Wasn’t è un album che si lascia ascoltare facilmente. È un disco coeso e ben centrato, in cui i pezzi affondano a piene mani nelle sonorità R&B dei dorati anni ’90, tornate oggi ad essere enorme fonte d’ispirazione, rimescolate ai beat dagli stilemi contemporanei. Featuring d’eccellenza fra cui James Blake e Tory Lanez.
(C.L)


BLACKLAB – ABYSS
(doom metal)

Il duo giapponese Blacklab, composto da due ragazze di Osaka, giunge con Abyss al suo secondo LP. Eliminate anche le poche influenze stoner del capitolo precedente, questo disco vede amplificare nel laboratorio sonoro la ferocia del doom che aveva creato la loro fama. Ascoltando Abyss, i Black Sabbath risulteranno dei simpatici adolescenti in cerca di attenzioni. Cattiveria, psichedelia dosata abilmente, impeto che devasta in ogni traccia, e tantissima forza  oscura tutta al femminile. Da seguire con attenzione.
(V.P)


MODERN STUDIES – THE WEIGHT OF THE SUN 
(indie-folk)

Servono carezze in questi oscuri periodi. Una prova ampiamente superata per i “sognanti” Modern Studies. Un pop da camera sobrio e ben suonato in un tessuto organico ben supportato da una perfetta pulizia dei suoni in delizioso assetto folk-rock. Quarantasei minuti di immersione in un bosco sonoro piacevolissimo fatto di profumi, piante in vita, ruscelli e infinite distese di verde. Il disco che abbraccia la primavera, delizioso.
(G.A)


CHOIR BOY – GATHERING SWANS 
(synth pop, new wave)

Nostalgia degli anni ’80? Questo è il disco che fa per voi,  sintetizzatori, una bella voce e un vibrante sax a supporto di un gran bel disco. Lascia a desiderare la produzione leggermente troppo “casalinga” ma il potenziale è notevole. Cascate di sintetizzatori e linee di chitarra pulitissime per una band che sembra già “matura” dopo appena 4 anni dall’esordio. Un disco piacevolmente cupo e minimale dove i suoni diventano immagini di un mondo in scala di grigi e disegni acromatici.
(G.A)


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