26/04/2024
Walk On The Ceiling è il nuovo singolo di Emanuela Drei meglio conosciuta come Giungla, nato a Londra da una collaborazione dell’artista con Andrew Savours (già al lavoro per My Bloody Valentine, Roisin Murphy, The Kills, Goldfrapp e The Horrors) e pubblicato da Factory Flaws. Abbiamo chiacchierato con la musicista tra insonnia, lockdown, onirismi e talent show. 

Walk On The Ceiling è il nuovo singolo di Emanuela Drei meglio conosciuta come Giungla, nato a Londra da una collaborazione dell’artista con Andrew Savours (già al lavoro per My Bloody Valentine, Róisín Murphy, The Kills, Goldfrapp e The Horrors) e pubblicato da Factory Flaws. Abbiamo chiacchierato con la musicista tra insonnia, lockdown, onirismi e talent show. 

17:00:28  – 09/11/2020


 

Un piacevole ritorno quello di Giungla. Nuovo singolo dal riff scoppiettante condensato in un art pop delicatissimo. Come nasce ?

Nasce dall’insonnia. In questo periodo ho difficoltà ad addormentarmi credo un po come tutti e in questa distopia l’immagine che racchiude meglio la genesi della canzone è la luce del mio telefono come faro alla mia arte. Io, sotto le coperte, impegnata a scrivere il testo di questo mio singolo. 

Mi interessa capire la correlazione che c’è tra tanti mondi artistici differenti, dall’artwork di  Sophie Westerlind  al sapore onirico che si respira in questa traccia (e in tutti i tuoi brani)

Mi fa molto piacere questa tua osservazione. L’incontro con Sophie è avvenuto grazie a Tommaso Speretta, nostro amico in comune. Sono andata a visitare il suo studio a Venezia, sono rimasta folgorata ma anche lei si è dimostrata da subito sensibile e incuriosita dalla mia arte.

Mi ha subito detto che i tempi erano alquanto ristretti per creare un lavoro che potesse simboleggiare la canzone, ma è andata bene lo stesso. Mi ha donato un suo lavoro che rispecchia perfettamente quella che è l’anima della canzone. L’opera si intitola Martina’s Flowers, è un close up, molto onirico, molto suggestivo il tutto. Mi ha detto che lei è molto attratta dai volti e dalle figure umane, questa cosa mi ha colpito subito. 

 

L’arte di questa interessantissima artista rassomiglia molto a Francis Bacon. Interessante la nevrosi che si respira nella tua canzone così come quella che si “respira” nelle opere dell’artista.

Assolutamente, questo aspetto è molto interessante. Credo che nel corso degli anni io sia cambiata come persona e come artista ma in tutte le mie canzoni si crea da sempre quell’equilibrio tra leggerezza e nevrosi. 

Singolo realizzato con un guru come Andrew Savours. Come nasce questa collaborazione? La sua mano si percepisce, è tangibile. Quanto è stato importante lavorare con lui?

Ho conosciuto Andrew lo scorso anno al Great Escape. Io suonavo lì ed è venuto a vedermi. Ci hanno presentato e da li abbiamo iniziato a lavorare ai miei testi “più interessanti”. Sono volata a Londra e ci siamo rintanati una settimana nel suo studio. Ci siamo concentrati molto sulle chitarre ma il tutto rimanendo sempre nel mio mondo, mi spiego: la nostra collaborazione nasce dall’idea di non snaturare molto Giungla in quello che è l’artista che suona e performa dal vivo. Non volevamo che il risultato diventasse troppo “pop” e troppo post prodotto. Mi sono trovata benissimo. Per me è stata una grande esperienza e sono rimasta accattivata dalla sua conoscenza. 

La critica si concede spesso – e in maniera talvolta grossolana e affrettata-  l’arbitrio di concedere agli artisti etichette che tendono a inglobare e inghiottire l’artista in una definizione. Facciamo così, definisci tu la tua musica. 

Ti dico con tutta onestà. Da quando è uscito il mio primo singolo credo che il genere che più si addice è il “Camo Pop” che sta per Camouflage pop. Un pop nascosto che svela suoni pungenti e poco inquadrabili. 

Scelta perfetta allora avvalersi di un artigiano del suono che lavora molto la materia. Penso a Róisín Murphy

Di tempo ne è passato rispetto agli esordi. Cosa è cambiato?

Ho iniziato a suonare con gli amici del paesino con un nome improponibile. Poi magicamente abbiamo iniziato a fare tour e tutto è cambiato. Gli amici del passato oggi sono diventati genitori ed io sono qui a creare musica. 

 

Diciamo la verità: ti seguiamo da molto tempo e siamo convinti che Giungla è uno dei migliori prodotti italiani. In tanti confermano questa nostra teoria e al contempo gli addetti ai lavori vorrebbero presto un tuo album.

Grazie… Vorrei anch’io realizzare un disco, credimi. Non posso però tirare fuori un disco in questo periodo in cui tutto è così distopico. Tutto è surreale e non potendo suonare dal vivo la vedo molto difficile. Sto iniziando a scrivere molto anche con altri colleghi e amici. La rete ti aiuta molto e anche in questi periodi – per fortuna – si riesce a lavorare. 

Dietro una singola traccia c’è un grande lavoro. Un tempo il singolo segnava la tendenza degli anni d’oro della musica quando il consumatore “custodiva in maniera avida le singole canzoni”. Oggi con Spotify e Bandcamp, tutto è cambiato. Ti piace l’idea della musica consumata e bruciata così in fretta? 

In mancanza dell’impianto live è molto importante. Trovo interessante l’accessibilità al mondo musicale, e oggi è tutto alla portata di tutti. Credo sia un bene, ho scoperto moltissimi artisti. 

La musica in Italia oggi è dominata dalla “spettacolarizzazione”. Una sorta di gioco sadico che da in pasto un prodotto. Ti vedi in un talent show? 

Mi è stato chiesto e ho sempre declinato gli inviti. Quindi la mia risposta è no. In Italia si tende a seguire e vedere una sola strada possibile. Io frequento molto l’estero e all’estero sembrano che le strade siano diametralmente diverse. L’andazzo che vedo nei talent mi fa tanto – metaforicamente parlando – pensare ad una sorta di bolla che si chiude prima ancora di essere generata. 

Quanto è importante lavorare con un’etichetta come Factory Flaws così ben attenta ai processi musicali e umani dei propri “rooster”?

Mi trovo benissimo con loro. Una realtà italiana che punta molto ai prodotti di casa nostra. Hanno un’idea molto chiara su come estendere e diffondere i loro artisti. 

In questo secondo lockdown dobbiamo aspettarci una tua diretta live su Instagram? 

Non mi pongo limiti. Quello che mi sento di fare lo faccio. L’unica cosa che ho fatto nello scorso lockdown riguarda una sonorizzazione di immagini d’archivio degli anni ’20 per un festival molto interessante di Torino che si chiama Archivissima. Mi è piaciuto veramente tanto intelaiare un set per 50 minuti. Qualcosa sta cambiando nel mio sound ma forse ho scelto il momento sbagliato (ride). 

Parlaci di questa novità. E di altre novità a stretto giro!

Abbiamo avuto poco tempo per “testare” il tutto ma ho suonato due volte con una batteria fisica al mio fianco. Sentivo l’esigenza di sentirmi meno sola sul palco e chissà forse questo è il futuro ma non è ancora detto! Questo singolo anticipa un EP di prossima uscita che racchiuderà tanto materiale. Posso dirvi che i singoli – di prossima uscita – saranno dei frammenti sonori che andranno a comporre un’opera finale che spero possa piacervi. 

G.A

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