27/03/2025
uscite discografiche - www.infinite-jest.it
Settimana di uscite discografiche con gli album di Guided By Voices, SQUID, Sharon Van Etten, CAROLINE ROSE e altri

GUIDED BY VOICES – UNIVERSE ROOM 
(power pop)

Eccoci al primo numero di uscite discografiche di febbraio. Presentando questo disco, il deus ex machina Robert Pollard aveva dichiarato di aver voluto realizzare un lavoro in relazione al quale “l’ascoltatore avrebbe voluto sentirlo più volte per afferrare tutte le sezioni e i campi del suono per scoprire qualcosa di nuovo ad ogni ascolto”. Va da sé, quindi, che il primo ascolto, sul quale si basano tutti i giudizi che esprimiamo in questa rubrica, porta meno entusiasmo rispetto all’ultimo album del giugno scorso, quello “Strut Of Kings” che metteva in risalto l’immediatezza e l’appeal di questo glorioso progetto musicale.

Un disco da far “respirare”

Qui di immediatezza ce n’è poca e le canzoni mostrano certamente una buona compattezza, ma non sono certo il massimo della scorrevolezza e nemmeno della messa a fuoco. È tutto un po’ appesantito dal punto di vista sonoro, rallentato nell’incedere e obliquo nella resa sonora.

Prevalgono la sfuggevolezza melodica, le tonalità cupe, le distorsioni e i disallineamenti, però va detta una cosa: ormai ogni appassionato ha la capacità di capire se un disco così ha il potenziale per crescere e svelarsi con un ampio numero di ascolti, oppure se è solo un esercizio di stile fine a se stesso e, onestamente, la sensazione che mi dato questo ascolto iniziale è la prima delle due. Non mi stupirei, quindi, se mi ritrovassi a volerci riprovare e iniziassi ad apprezzare meglio queste canzoni. 

Stefano Bartolotta


LOW ROAR – HOUSE IN THE WOODS
(ambient, alternative)

Esce oggi House in The Woods, sesto disco in studio di Low Roar, progetto musicale di Ryan Karazija. L’album esce a poco più di due anni dalla morte di Karazija, avvenuta nell’ottobre del 2022, ma più che un lavoro postumo House in The Woods è un disco di commiato. I brani infatti erano già stati completati dal frontman prima della sua morte, il compito che hanno avuto Andrew Scheps e Mike Lindsay è stato quello di dare gli ultimi tocchi per poterlo consegnare oggi al pubblico.

Questo lavoro è molto toccante, tecnicamente articolato e sfaccettato; l’anima ambient è contaminata da sonorità elettroniche, suoni ancestrali e influenze folk, Some Day Come Back To Me. Tutti gli undici brani viaggiano in una dimensione sospesa, a volte arricchita da sonorità più calde, altre disegnata da effetti elettronici che permettono alle atmosfere di rimanere rarefatte.

Il piano è l’elemento da cui partono molti dei pezzi che compongono il disco, la voce di Karazija si muove su queste note in maniera evocativa, Estrella. Ascoltandolo è facile cogliere dei parallelismi con l’immaginario sonoro di Magica Cloudz e Sigur Ròs, in questo caso però tutto è reso più toccante dal fatto che il disco suona veramente come un commiato, un saluto che Ryan Karazijan ha voluto dare a questo mondo.

Chiara Luzi


SHARON VAN ETTEN  & THE ATTACHMENT THEORY 
(New Wave, songwriting, indie Rock)

In questo numero di uscite discografiche non poteva mancare il ritorno di Sharon Van Etten a distanza di soli due anni dal precedente disco. Il nuovo lavoro,  è di quelli tosti ed ispirati, e per la prima volta la nostra eroina decide di mettere in primo piano i musicisti che da sempre l’accompagnano. 

Il risultato finale è quel che si dice una vera e propria ventata d’aria fresca: coadiuvato da una pletora di musicisti e seconde voci “Sharon Van Etten and the attachment theory” si fa largo tra le nuove uscite con canzoni più complesse e tonde rispetto alle classiche canzoni della cantautrice del New Jersey, nelle quali a risaltare maggiormente sono i synth e i tanti richiami agli anni ’80.

L’apporto in fase di produzione della brava Marta Salogni risalta i migliori lati del disco, tant’è che queste tracce sembrano nascere per essere suonate dal vivo: la stratificazione strumentale, i ritornelli costruiti, la natura malinconica e a volte atmosferica di queste canzoni trasudano semplicemente eccitazione ed urgenza.

La grinta che traspare in questo disco si eleva al di sopra del flusso scintillante delle melodie nostalgiche di synth, spingendo il connubio tra la band e Sharon verso nuovi lidi inesplorati per quest’ultima.  Speriamo di poterne godere dal vivo in futuro, perché perdersi queste canzoni dal vivo sarebbe un peccato mortale.

Davide Belotti 


SQUID – COWARDS 
(experimental, art rock)

Dopo i primi due dischi “Bright green field” e ” O monolith”, usciti nel giro di due anni, era lecito pensare che gli squid potessero prendersi una pausa per poi tornare sulle scene con calma e con un disco più “centrato” e meno “caciarone”, ed invece eccoci qui alle prese con il loro terzo disco e con una formula musicale che non cambia mai del tutto, ma che in parte sa rinnovarsi qua e là. La fusione tra Post punk e art rock qui risulta ancora più intensa e tocca picchi “dell’assurdo” clamorosi per la band di Brighton. Ne è splendido esempio “crispy skin” la traccia che apre il disco, con i suoi pianoforti e la batteria nervosi, i riff di chitarra ossessionanti e una spruzzata di Indietronica. 

Mentre “Building 650” che continua sulla scia dell’opener sembra una traccia di “O Monolith” ma molto più sporca, lenta e ossessionante. Le linee di basso rigide e trascinate e i riff di chitarra con pezzi di pianoforte più veloci e deboli ed i fiati che svaniscono sullo sfondo ma aggiungono tanta sostanza in cui immergerci e perderci. Le voci, ancora una volta, sono semplicemente fantastiche. Queste due tracce costituiscono l’impostazione perfetta dell’album.

Sperimentalismo allo stato puro

Le cose si fanno ancor più interessanti con la successiva “Blood on the Boulders”, dove “O Monolith” si scontra con “Bright Green Field”: le chitarre veloci e la batteria non ortodosse, le voci stridule e piccoli swing di violino, fiati e pianoforti senza senso fanno capolino e progrediscono fino ad implodere su se stesse.  Le tracce successive “Fieldworks I” e “fieldworks II” non sono male, ma all’interno del disco risultano le meno riuscite. Arriviamo cosi a “cro-magnon man”, sbilenca ed acida filastrocca, giusto preludio alle ultime tre canzoni del disco (“Well met” su tutte) che tra ripartenze fulminee, jazz, punk, ambient ed elettronica risultano essere tra le composizioni più schizzate e indecifrabili dell’intero catalogo squid, tanto da risultare difficili da descrivere con poche parole. Il percorso della band inglese continua cosi, tra tanti alti e pochi bassi, nel nome della sperimentazione e della libertà artistica. Avercene di band cosi al giorno, bravi.

Davide Belotti 


ALTRI ALBUM USCITI OGGI:


INHALER – OPEN WIDE 
(indie-rock, indie-pop)


OKLOU – CHOKE ENOUGH 
(art pop)


RATS ON RAFTS – DEEP BELOW
(post punk)


CHASE SHAKUR – WONDERLOVER
(Alternative R&B)


NADIA REID – OUT OF MY PROVINCE 
(Singer-Songwriter, Contemporary Folk)  


FACS – WISH DEFENSE 
(Noise Rock, Post-Punk)


JAMES BRANDON LEWIS – APPLE CORES 
(Avant-Garde Jazz) 


AVALANCHE PARTY – DER TRAUM UBER ALLES
(garage punk)


HEARTWORMS – GLUTTON FOR PUNISHMENT
(gothic rock)


OLLY ALEXANDER – POLARI
(dance pop) 


HELEN GANYA – SHARE YOU CARE
(art pop)


BIIG PIIG – 11:11
(alt pop)


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