27/04/2024
The Score è il secondo album dei Fugees, pubblicato in tutto il mondo il 13 febbraio 1996, dopo il debutto del 1994 con Blunted on Reality.

“The Score è arrivato su di noi come un vento possente, e sono stata totalmente sbalordita dal potere del gruppo: la loro musicalità, il loro messaggio politico e la loro creatività”. Queste parole pronunciate da Roberta Flack in un’intervista del 2016 definiscono perfettamente l’impatto che ebbe The Score, secondo e ultimo album in studio dei Fugees, su un intero genere musicale. In poco più di 77 minuti i Fugees ridefinirono le regole dell’hip hop, scolpendo con rime taglienti nuovi paesaggi sonori.

11:39:23  – 13/02/2022


 

BOOGA BASEMENT

Tutto ebbe inizio in un seminterrato di South Orange, New Jersey, nel non troppo lontano 1995. Il seminterrato in questione, noto alle cronache come Booga Basement, apparteneva allo zio di Wyclef Jean. Jean al tempo faceva parte assieme al cugino Pras Michel e a Lauryn Hill dei Fugees. L’anno prima il trio aveva esordito senza ottenere grandi risultati con Blunted on Reality, un disco hip hop contaminato da influenze reggae. Nonostante ciò la loro etichetta, la  RuffHouse Records, mise a disposizione un’ingente cifra per la realizzazione di un nuovo album. Con quei soldi Jean allestì nel Booga Basement uno studio di registrazione con tutti i crismi e lo aprì ad amici e collaboratori – Akon, Fontè e Remi Salaam fra gli altri – trasformandolo nella casa della Refugee Crew. In questo ambiente iniziarono a fluire liberamente idee e contaminazioni sonore, permettendo di registrare in pochi intensissimi mesi The Score.

COME UN RADIODRAMMA ANNI ’40

The Score è un lavoro complesso ma perfettamente calibrato. La sua principale ricchezza risiede nell’alchimia creata dalle tre differenti personalità e visioni di Jean, Pras e Hill. È stato definito da Ms.Hill come una sorta di radiodramma a puntate degli anni ’40. Ogni brano racconta uno spaccato della contemporaneità di quegli anni, i novanta, che a ben guardare ha molti punti in comune con quella attuale.

COMBINARE STILI E RIME

Usando intelligenza e ironia i tre intessono rime taglienti senza risparmiare nessuno, “The man behind the mask you thought was Batman is Bill Clinton’”. L’eclettismo regna nelle citazioni che vanno dalla Bibbia al cinema, dalla musica, alla politica, senza mai  cadere nella violenza verbale o nella misoginia. Questa loro attitudine marca un netto distacco dal Gangsta’ rap che di lì a poco avrebbe iniziato a tramontare. Anzi, il gruppo denuncia con umorismo sottile lo stato decadente dell’hip hop permettendo all’ingegno della Hill di creare rime come “And even after all my logic and my theory, I add a ‘motherfucker’ so you ignorant niggas hear me”.

A livello sonoro The Score è una perfetta fusione di stili e suggestioni: l’R&B anni ’70, il soul, il jazz si combinano all’ hip hop e a campionamenti azzeccati, uno su tutti quello dei Flamingo di I Only Have Eyes For You utilizzato per Zealots. A questo menù si aggiungono le influenze caraibiche portate dai cugini di origini Haitiana Wyclef e Pras. È caraibica la melodia della chitarra di Family Business e senza quel suono incalzante e caldo il brano perderebbe totalmente la sua personalità. Su questo tappeto perfetto i tre incastrano le loro rime ma è la scioltissima lingua sagace di Lauryn Hill a spiccare. Chiamata L.Boogie per via del suo ritmo velocissimo nel rappare, la Hill è dotata di una voce ammaliatrice, possiede uno stile unico, mai ascoltato fino a quel momento. È lei la vera protagonista del disco. Trasuda eleganza e potenza, dolcezza e grinta, si staglia con possanza toccando l’apice della regalità nella cover di Killing Me Softly della Flack regalando al brano una nuova vitalità.

L’IDENTITÀ DI UN POPOLO

La complessità di questo lavoro si riflette anche negli argomenti trattati: la lotta per i diritti civili, Family Business, la brutalità, il colonialismo, la difficile vita nel ghetto, la complessità nel fare musica, How Many Mics. Vi è però un unico filo conduttore, riflesso cristallino dell’identità del gruppo e della crew: l’orgoglio del popolo nero. Nello specifico l’orgoglio di un popolo in fuga, quello haitiano, vittima nel ‘91 di un colpo di stato e costretto a lasciare l’isola natale. Detentori dello stato di ‘refugee’ gli haitiani sono l’incarnazione di coraggio, orgoglio e dignità. I Fugees sono anche la loro voce che risuona potente in Ready or Not, “I refugee from Guantanamo Bay Dance around the border like I’m Cassius Clay”.

Dopo The Score niente è stato più come prima. Il gruppo si sarebbe sciolto l’anno seguente per tornare insieme in occasione di sporadiche esibizioni. Il loro lascito è ad oggi un diamante prezioso. Per un brevissimo e perfetto istante i Fugees si abbatterono sull’hip hop come un temporale estivo, portando via gli arbusti morti e lasciando dietro di loro un terreno fertilissimo che avrebbe prodotto negli anni a venire frutti magnifici. Ci riuscirono rimanendo fedeli a loro stessi, rispettando i loro punti di forza ma di più ancora le loro differenze.

Chiara Luzi

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