27/04/2024
Una settimana di uscite discografiche ricca e piena di ottimi dischi. In cima alle nostre preferenze ecco i Big Thief, l'ottimo album degli Spoon, il ritorno degli Alt J, l'album solista di Eddie Vedder, Orville Peck, Frank Turner, Trentemoller, Andy Bell, Empath. 

Una settimana di uscite discografiche ricca e piena di ottimi dischi. In cima alle nostre preferenze ecco i Big Thief, l’ottimo album degli Spoon, il ritorno degli Alt J, l’album solista di Eddie Vedder, Orville Peck, Frank Turner, Trentemoller, Andy Bell e gli Empath

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta e Patrizia Cantelmo

12:01:18  – 11/02/2022



BIG THIEF – DRAGON NEW WARM MOUNTAIN I BELIEVE IN YOU
(indie-rock)

Dopo il doppio disco del 2019 che aveva fatto breccia anche fra i più scettici, torniamo con piacere ad assaporare una nuova prova su disco per i Big Thief. E fin da questi primi ascolti, possiamo affermare che le grandi aspettative che li circondano non sono state disattese, pur in una veste meno fragorosa del solito: la band di Brooklyn abbandona la parte più rabbiosa e graffiante della sua produzione per rannicchiarsi su sonorità più classic-folk, dove al centro di tutto stanno semplici emozioni tradotte in canzoni.

Un disco ancora una volta lunghissimo ma che non dà mai l’impressione di essere stiracchiato oltre il dovuto: ben venti brani in cui l’ispirazione non cala, ciascuno dei quali va approfondito e accolto come il più canonico “balsamo dell’anima”, nei quali compare persino un inaspettato violino alla Fisherman’s Blues. Ulteriore elemento fra quelli tradizionali che i Big Thief riescono più di tanti a calare nel presente secondo lo stile e il carattere di una band dal talento cristallino.
(P.C)


ALT-J – THE DREAM
(art-pop)

Dopo cinque anni sono tornati in pista gli Alt-J. Abbiamo avuto modo di ascoltare l’album in buon anticipo e possiamo dirvi che, questo quarto disco in carriera, è un ottimo lavoro che fotografa una band rinfrescata e rivitalizzata dalla lunga pausa. Se il predecessore di The Dream, Relaxer, era un album appesantito dalla sua intensità, The Dream propone un sound più maturo e strutturato. 

The Dream è l’album che racconta l’America degli Alt-J, tra notti nel Pacifico e giorni a bordo piscina. Un album eccellente, che cresce vertiginosamente ad ogni ascolto. Chi ha apprezzato i primi tre album oscuramente idiosincratici adoreranno ancor di più The Dream, perché gli ingredienti fondamentali rimangono nel ricettario della band. Gli Alt-J si evolvono   in un modo che li mantiene freschi, interessanti e sempre accattivanti. Bravi.
(G.A)


SPOON – LUCIFER ON THE SOFA
(alternative rock)

Se c’è una parabola bella, vera, autentica verso la celebrità del mondo indie, questa è la storia degli Spoon. Dall’atteggiamento energico e pungente dell’album di debutto, al rock d’atmosfera più sofisticato di Hot Thoughts del 2017 , la coerenza della band nel costruire ritmi serrati e sontuosi, non ha eguali in questa generazione. La loro volontà di spingersi oltre ed esplorare nuove direzioni nella struttura delle canzoni, mentre sperimentavano effetti sonori e mescolavano sottili schemi di produzione con la loro sensibilità pop, ha permesso agli Spoon di realizzare nove album in studio unici, con alcuni grandi successi lungo la strada, e un corpo di lavoro collettivo che ha fissato la barra delle aspettative più in alto con ogni rilascio.

E così, negli ultimi cinque anni sia i fan che i critici si sono chiesti cosa gli Spoon abbiano ancora lasciato nella loro borsa dei trucchi per il loro decimo album, Lucifer on the Sofa. A quanto pare, questo album è una sorta di riavvio, poiché la band è tornata alle proprie radici. Lucifer on the Sofa è la prova che gli Spoon sono uno dei gruppi rock più affidabili e divertenti in circolazione. Occhio, cari lettori, qui non c’è solo “divertimento”, ma c’è uno dei migliori dischi degli ultimi mesi. Chapeau.
(G.A)


ORVILLE PECK – BRONCO: CHAPTER 1
(country-pop)

Nel 2019, il debutto sulla lunga distanza di Orville Peck, “Pony”, fu una rivelazione, per il modo in cui venivano combinati insieme elementi della tradizione folk americana con quelli di generi non nuovissimi ma che stavano vivendo un revival importante, come shoegaze e post-punk. A due anni di distanza, Peck lascia da parte le contaminazioni e propone, almeno in questa che è la prima parte del nuovo album, un normalissimo country pop-rock, molto lineare, melodico e di facilissimo ascolto. Chi aveva apprezzato la particolarità di tre anni fa potrebbe rimanere deluso, ma chi apprezza la musica ben fatta, di qualunque genere essa sia, troverà quattro canzoni che concettualmente sono sì normali, ma sono anche bellissime, e ogni tanto può bastare anche questo.
(S.B)


FRANK TURNER – FTHC
(rock)

Quattordici canzoni, quasi tutte sotto i 4 minuti di durata, per mettere in luce le proprie radici autenticamente rock, senza fronzoli né allungamenti di alcun tipo. Questa sembra essere l’intenzione che ha generato questo nuovo disco di Frank Turner, che viaggia a tutta energia dall’inizio alla fine, a diverse velocità ma sempre con tanta adrenalina ed elettricità nei suoni. È un lavoro che può scatenare reazioni diverse al primo ascolto, e che va senza dubbio approfondito.

Da un lato, infatti, si può apprezzare la schiettezza del lavoro e anche la buona varietà complessiva, ma dall’altro si possono vedere queste canzoni come degli schizzi scritti “con la mano sinistra” e come il lavoro di un autore che per voler fare tante cose, non ne fa bene nessuna. Personalmente, sto in una via di mezzo ma propendo un po’ di più per la visione positiva.
(S.B)


ANDY BELL – FLICKER
(dream-pop)

Uno dei veteranissimi dell’alternative britannico propone ben diciotto canzoni per settantasei minuti di durata per la sua seconda uscita solista sulla lunga distanza. Un tale volume potrebbe sembrare un po’ pretenzioso, ma alla prova dell’ascolto, il disco passa via molto piacevolmente grazie a una dolcezza d’insieme che colpisce sempre nel segno e non è mai troppo eterea, né eccessivamente zuccherosa. Certo non ci sono particolari guizzi capaci di far saltare l’ascoltatore sulla sedia, ma la solidità e la continuità non mancano e le sensazioni che dà questo lavoro sono sempre buone per tutta la sua lunga durata.
(S.B)


EDDIE VEDDER – EARTHLING 
(songwriter)

Il terzo album da solista di Vedder non è meno sorprendente rispetto ai lavori passati, ma per ragioni completamente diverse rispetto all’amore per l’Ukulele. Earthling è un disco rock mainstream di un uomo che ha trascorso una carriera a segnalare il suo disagio nell’essere una rock star mainstream, un insieme di canzoni che abbracciano volentieri la via di mezzo. Ci sono momenti che suonano superficialmente come i Pearl Jam, e, tra gli ospiti, Wonder e Starr fanno le loro rispettive cose in modo discreto senza strafare. Earthling non manderà in fuga i fan dei Pearl Jam, ma Vedder ha evitato di non rivolgersi direttamente a loro. È stridente senza essere sfacciato, stellato senza essere pomposo, fate voi.
(G.A)


TRENTEMØLLER – MEMORIA
(Electronic, Synthpop, Downtempo)

Il sesto album in studio di Anders Trentemøller, Memoria, sembra essere interamente partorito dalla mente dell’artista come qualcosa di soprannaturale. Come per la maggior parte delle uscite di Trentemøller, anche questo disco è un insieme di canzoni legate tematicamente da molti fili melodici. Se L’album del 2019 “Obverse” è stato un esercizio su cosa si potrebbe fare se la prospettiva di eseguire le canzoni sul palco non fosse un fattore, Memoria, nasce con l’esigenza di esser suonato dal vivo. Elettronica da camera e downtempo in una lunga esplosione di sonorità accattivanti e sensuali. Il disco da ascoltare a San Valentino per “elettrici innamorati” dotati di sensibilità.
(G.A)


EMPATH – VISITOR 
(noise pop)

Visitor è il seguito dell’ottimo ultimo disco noise rock, realizzato dagli Empath.  Mentre il loro ultimo album è stato un misto di brani di successo che ha collocate il quartetto di Philadelphia sulla mappa indie nazionale, questo disco sembra spingere maggiormente sul pop generalista. Questo lavoro si adatta perfettamente ad altri suoni indie-pop in voga in questo momento, e il loro suono è diventato ancor più contagioso rispetto agli esordi. Sebbene le canzoni scorrano velocemente, talvolta il tutto sembra incepparsi. Visitor è un album di una band che suona dignitosamente bene, che diverte tanto, ma che ha molto a cuore i consensi facili ed immediati. Fate voi.
(G.A)


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