30/04/2024
blonde redhead 23 - www.infinite-jest.it
I Blonde Redhead pubblicano '23' nel 2007. Si tratta del primo album autoprodotto dalla band composta dai fratelli Pace e da Kazu Makino

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Ci sono band che più di altre sono riuscite nel tempo a scegliere paesaggi sonori diversi disco dopo disco, tenendo sempre fisso l’orizzonte di partenza, ma optando ogni volta per una rotta sempre nuova: un modo per lasciarsi trasportare da ispirazioni, esperienze di vita, momenti esistenziali che cambiano, ma senza naufragare. I Blonde Redhead, gruppo italo-americano formato dai gemelli Amedeo e Simone Pace e dalla cantante giapponese Kazu Makino, lo hanno fatto a più riprese nel corso della loro lunga carriera, iscrivendo una nuova ricerca sonora a partire da “Misery is a Butterfly” e poi proseguendo nella stessa direzione con “23”, un album che inizialmente suscitò qualche perplessità in chi era dolcemente affezionato ai suoni più sporchi e ruvidi dei primi dischi della band.

Tra sperimentazione, noise e indie-rock

I due fratelli italiani Amedeo e Simone, dopo essere cresciuti in Canada decidono di trasferirsi negli USA per studiare jazz a Boston. Dopo la laurea, iniziano a suonare tra i locali underground della Grande Mela e qui conoscono Kazu Makino, cantante giapponese con cui formano una band, i Blonde Redhead, prendendo come riferimento del nome una canzone dei DNA, una band no-wave degli anni ’80.  

 

Il gruppo si muove tra le sonorità noise-rock dei Sonic Youth e degli Unwound, fondendo dissonanze, rumori e sperimentazioni e giocando sulla contrapposizione tra la violenza del suono e l’inconfondibile timbro vocale di Kazu Makino.  Steve Shelley dei Sonic Youth rimane così colpito dal gruppo che nel 1994 decide di produrre il primo disco per la sua etichetta, la Smells Like Record. All’omonimo album segue poi “La mia vita violenta”, lavoro dedicato a Pierpaolo Pasolini, nel 1997 “Fake can be just as good” per la Touch and Go Records, “In An Expression Of The Inexpressible (1998) e due anni dopo “Melody of certain damaged lemons”. Nel 2004 la band pubblica “Misery is a butterfly”, un album che esce con la 4AD e viene prodotto con la collaborazione di Guy Picciotto dei Fugazi: il lavoro segna per i Blonde Redhead un primo momento di rottura con il passato e l’apertura verso nuove frontiere.

Il sodalizio con il pop 

Nel 2007 la band esce con “23”, il disco prodotto dalla 4AD che sul segno di “Misery is a butterfly” spinge il gruppo in un vortice dream-pop che affascina e incanta, fin dalla copertina dal tocco pop-surrealista realizzata dall’artista americano Alex Gross. La title track è avvolgente, con la sezione ritmica incalzante che accompagna la voce di Kazu Makino in una danza ipnotica.

 

 

Cercare gli altri, ma vedere solo freddezza nel loro cuore: se la solitudine è cantata in “Dr Strangeluv”, il tappeto elettronico di “The Dress” fa spazio a lacrime e cicatrici, mentre in SW la voce di Amedeo Pace sembra mostrarci che ciò che appare può nascondere un significato segreto. Se “Spring and by Summer Fall” si apre su un muro di chitarre distorte per poi approdare a un giro di basso vorticoso che insegue il cambiamento, la voce leggera di Kazu Makino in “Silently” ci fa attraversare le onde del mare, mentre in “My Impure Hair” ci culla in una ballata struggente e malinconica. 

 

Conclusioni

Quando “23” uscì fu accolto freddamente dalla critica come disco ben confezionato sì, che suona bene ma è privo di quella forza generatrice e spontanea che aveva scolpito i lavori precedenti dei post no-waver nella memoria imperturbabile dell’indie-rock. In realtà ascolto dopo ascolto, anno dopo anno, queste 10 tracce autoprodotte dal trio grazie all’aiuto di Alan Moulder (Depeche Mode, My Bloody Valentine, Smashing Pumpkins) suonano oggi più attuali che mai.

I suoni stridenti e fragorosi del passato hanno ceduto il passo ad una dimensione di quiete sospesa, dove i sospiri di Kazu Makino annegano nelle chitarre che pulsano e nei fuzz elettronici, creando quell’atmosfera dreamy in cui a distanza di 17 anni amiamo ancora rifugiarci.
(Greta Esposito)

 


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