02/05/2024
'Hotel Last Resort' è il decimo album della band originaria di Milwaukee

 

 

Genere: folk punk, post punk 
Etichetta: Pias Records
Release: 26 luglio 

È un buon momento per i reduci dell’alt-rock degli anni ’80. Dopo i Dream Syndicate, ormai tornati stabilmente in carreggiata, si rifanno vivi pure i Violent Femmes. Che non se ne sono mai realmente andati ma, oltre ad aver diradato sensibilmente la produzione (solo 2 dischi negli ultimi 20 anni), non erano mai riusciti a replicare la micidiale doppietta dell’esordio e di Hallowed Ground.

Lo metti su “curioso” e quello che ti colpisce immediatamente è il suono, che rimanda direttamente ai bei tempi andati: il basso scoppiettante di Brian Ritchie, la voce acidula di Gordon Gano, tra Lou Reed e Jonathan Richman, a cui si aggiungono il drumming secco e preciso di John Sparrow e Blaise Garza ad impreziosire con sax, piano, harmonium e theremin (entrambi degli Horns of Dilemma, backing band dei Femmes fin dal secondo disco). Un miracolo? Diciamo un mezzo miracolo, perché pezzi come Add it up o Blister in the sun ti escono una volta sola nella vita, però il livello di scrittura è mediamente buono, tendente all’ottimo.

La title track è un brano epico e struggente impreziosito dalla chitarra di Tom Verlaine, poi ci sono le ballate velvettiane, i folk pop sbilenchi, il simil-rap di Another Chorus che apre il disco, il delizioso scioglilingua accappella Sleepin’ at the meetin, la rilettura di un loro vecchio brano, I’m nothing, con lo skater Stefan Janoski (un pò una marchetta, perché il tizio ha prodotto per la Nike una scarpa chiamata Violent Femmes, ma comunque ok). E due cover: I’m not gonna cry, di un oscuro gruppo greco, Pyx Lax (!), dal sapore balcanico, e la classicissima God Bless America, in chiusura, che parte folk e finisce free, tra sax e ferraglie. God bless The Violent Femmes.

Gabriele Marramà 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *