26/04/2024
'The Good Son' è il sesto album di Nick Cave and the Bad Seeds, pubblicato nel 1990. L'album venne prodotto dalla Mute Records.

I suoi luoghi oscuri

Nick Cave ha vissuto gli eccessi di una vita estrema, nella devastazione e nella solitudine di un lupo senza branco. Ha dormito sotto un cielo colmo del calore menzognero, di una tempesta imminente, lottando tra il bene e il male che lo ha sempre tormentato. Aveva iniziato a suonare nelle cantine di Melbourne un rock sporco e rumoroso, figlio di quello che stava accadendo a Londra, sul finire degli anni settanta. Ed è in quei sotterranei che diventa anche un eroinomane. La roba lo fa volare insieme ai battiti di quei blues ancestrali che ama ascoltare, che lo graffiano a sangue e lo riempiono di lacrime. Blues cattivi e torbidi, infetti di sesso e sofferenza, drammatici nel loro girovagare senza meta, perché come lui stesso dice: i dissoluti talvolta devono bruciare. Così agli inizi degli anni ottanta piomba a Londra, in una scena musicale già agitata da creature oscure e affascinanti, come Siouxe, Lydia Lunch e i “cabarettisti” Virgin Prunes.

Gli anni ’80 e la creatura Bad Seeds

Tre dischi, Birthday Party (1980), Prayers On Fire (1981) Junkyard (1982) e il lascito di quell’avventura dissacrante e oscura, di giorni in cui per dirla con Neil Young: era meglio incendiarsi che svanire lentamente. I Birthday Party si sciolgono e Nick Cave insieme a Blixa Bargeld, chitarrista dei Einstürzende Neubauten, forma i Bad Seeds. From Her To Eternity (1984) è l’inizio della sua carriera da solista. “Avalanche” di Leonard Cohen e “In The Ghetto” di Elvis Presley, sono le due cover con cui rende omaggio ai due suoi eroi. La musica è sempre uno scorrere di frenesia, allucinata e nevrotica. Tormentato dal dolore e dai sensi di colpa, inconsolabile si autodistrugge. The Fistborn Is Dead (1985) è il tentativo di redenzione, di purificazione nel blues di Blind Lemon Jefferson e Robert Johnson. Figure leggendarie che si combinano a Bob Dylan e a Elvis, anche loro evocati in questo viaggio nel sud degli States. Kicking Against the Pricks(1986) è solo un po’ meno oscuro e livido dei precedenti.

E anche se suona cover della musica americana, col suo vocione possente celebra come solo lui può, e riesce a fare, personaggi del calibro di John Lee Hooker, Cash, Hendrix e Lou Reed. Sembra che fili tutto liscio, finché non senti un gelo attanagliarti lungo il petto “Your Funeral My Trial” (1986) è il suo specchio del dolore. Re Inchiostro cerca di muoversi, ma resta fermo sotto il cielo drogato di una Berlino senza colore. Tracce che sono come lacrime scure sul grembo di una madre. Così Nick Cave diventa la preda, per le ombre che lo perseguitano. Nel settembre del 1988 in Tendery Prey, avviene finalmente quello scontro furioso e liberatorio, tra il bene e il male. È ancora la sua lugubre visione del mondo a imperversare, riecheggiando quei blues scorticati dalle pene e dal dolore. 

La luce fuori dal tunnel

Ma nel museo degli orrori che continua a cantare, si fa strada un’improvvisa dolcezza. È il segnale, l’ancora di salvezza a cui ti aggrappi, quando stai per affondare. Dai suoi scaffali tira fuori un disco del 1979 di Bob Dylan, Slow Train Coming. C’è un verso che lo martella, che lo pungola da sempre: “Ragazzo, senza dubbio devi uscire dai tuoi casini e metterti a posto. Potresti morire quaggiù.” Si rifugia nella fede per uscire dal baratro in cui era finito. Adesso gli basta osservare gli avvenimenti, senza inzupparci l’anima. Cosi da cantautore, diventa un cantastorie.

Era arrivato nel 1989 a San Paolo, in Brasile, ed è qui che incontra la donna che gli darà il suo primo figlio Luke, ma anche nuove pene d’amore, che canterà nel suo best seller del 1994 Let Love In. Nick Cave è nel pieno della sua creatività, l’uso massiccio di eroina non l’ha seccato come quei giunchi che crepitano quando il vento gli soffia in mezzo. Ha scritto nuove cose rispetto al passato a cui vuole dare un vestito nuovo.

Con i fidi e talentuosi Mick Harvey, (basso, chitarra acustica, vibrafono,) Blixa Bargeld (chitarra e voce) l’ultimo entrato l’ex Gun Club, Kid kongo Powers (chitarra), e Thomas Wydler (batteria), si mette al lavoro per cercare d’illuminare quelle canzoni, sapendo che l’amore può essere una cosa dolorosa, anche quando nasce. The Good Soon viene pubblicato nel 1990 e la prima cosa che si nota, e che l’artista non ha più paura di affrontare la melodia di plasmarla, di accarezzarla, come fa in Foi Na Cruz, ballata acustica cantata in lingua portoghese che apre il disco. Di spingerla fuori e inseguirla lungo la sua linea melodica, la toccante e grandiosa Sorrow’s Child. È l’incredulità della creazione che rincorre nella convulsa e “presleyana” Weeping Songcantando insieme a Blixa Bargeld, quell’istante che muove i fili dell’immaginario della mente umana.

Un labirinto costruito per smarrirsi 

È un album inquieto e sensitivo, un labirinto per smarrirsi, un sogno intenso, una trance popolata da chimere come succede nella fantastica The Ship Song, una canzone cantata con un piglio da crooner. Ma quel passato che lo cerca ancora in Hammer Song è come le macchie di sangue, difficile da mandare via. È dentro un flusso di emozioni che neppure lui riesce a tenere a freno, è eccitato dal mistero di quei sentimenti rimasti illesi. E sta anche guarendo dalle ferite che si porta appresso, lo sente fin dentro le sistole del cuore, ed allora alza le mani al cielo e le stelle gli atterrano sulla schiena, cantando arioso il gospel di The Witness Song.

La solitudine non gli fa più paura e la fede lo sorregge davanti a quelle porte che Dio apre e chiude, nel silenzio dell’oscurità.  Si fa coraggio e riprende una vecchia melodia, di quelle che piacevano a Louis Armstrong, per cantare una canzone d’amore per Lucy, e danzare finalmente nella luce e nell’ombra. Si chiude così questo capolavoro di Nick Cave, con una ballata sontuosa e malinconica; “Io l’amerò per sempre, io l’amerò per tutto il tempo, io l’amerò finché le stelle, cadranno giù dal cielo” C’è un prima e un dopo in ognuno di noi. Un prima e un dopo.

Federico Bartolo

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *