Le migliori uscite discografiche della settimana – 17 aprile –

12:58:57  – 17/04/2020

Siamo ancora in rigida quarantena, ma la musica non manca per fortuna. In questa settimana abbiamo subito da suggerirvi l’atteso ritorno di Fiona Apple, che da un primo e veloce ascolto promette benissimo. A seguire, Ed O’Brien dei Radiohead che a firma EOB piazza il suo esordio solista. Altre uscite che meritano la vostra attenzione prendono il nome di Malena Zavala, l’hip hop di Shabazz Palace, l’ottimo ritorno di Marco Giudici e l’elettronica targata Hodge. Buona lettura e buon ascolto.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Patrizia Cantelmo, Chiara Luzi e Vincenzo Papeo 


FIONA APPLE – FETCH THE BOLT CUTTERS
(indie-folk, art pop)

Quanto tempo serve per fare un ottimo disco? E quanto ne serve per riconoscerne il valore? Fiona Apple risponde alla prima domanda con un impegnativo “8 anni”: tanto ci è voluto alla ragazza prodigio dei novanta per tirar fuori il suo quinto disco. Alla seconda optiamo per la decantazione, ma in questo caso ci verrebbe da rispondere 2-3 ascolti, perché sicuramente questo lavoro ci esalta e scuote tutta l’apatia che ci trasciniamo dentro in questi giorni disperati. Al centro di tutto ritmi tribali nevrotici e una femminilità esplosiva, che mescola songwriting d’avanguardia, soul, hip-hop, blues in un modo fieramente libero, a dar vita a una sorta di spokenword sui generis. Fetch the Bolt Cutters, Fiona. Non poteva esserci titolo più azzeccato.
(P.C)


MALENA ZAVALA – LA YARARA’
(dream-folk)

La bella Malena ci aveva colpito positivamente due anni fa con Aliso, ottimo album dell’artista argentina. A distanza di due anni non notiamo passi in avanti ma solo un concentrato di suoni talvolta inserititi senza una grande logica. Se in Aliso, il canovaccio era ben preciso e inquadrato, qui si fa gran fatica a capire il fil rouge di questo disco.

Il dream folk si è assottigliato a mero “folk spagnoleggiante da matrimonio” e il risultato non è memorabile. Certo, bisogna far respirare questo disco, riascoltarlo, ma noi francamente ne facciamo anche a meno. Di sicuro rimane una buona colonna sonora per un bel party estivo in giardino tra ananas, cocco e tanta sangria.
(G.A)


MARCO GIUDICI – STUPIDE COSE DI ENORME IMPORTANZA 
(songwritier)

Dopo essere stato già leader nel progetto halfhalib, aver lavorato come produttore artistico per numerose realtà italiane e, soprattutto, aver sempre ricoperto un ruolo fondamentale negli Any Other, Marco Giudici propone, per la prima volta, musica col proprio nome di battesimo e in italiano. Confermato il sodalizio artistico con Adele Nigro, che qui si fa chiamare Adele Altro, e con la partecipazione di  Colapesce e Andrea Poggio, Giudici mette in mostra il proprio lato più introspettivo e approfitta dell’uso della propria lingua madre per scavare compiutamente dentro di sé e condividere con chi ascolta i risultati di questa introspezione.

La musica è, coerentemente, più delicata che mai. Zero chitarre, tanto pianoforte, un po’ di tastiere e sax, qualche lieve inserto elettronico e una sezione ritmica gentile e non sempre presente, um timbro vocale assolutamente naturale e spontaneo, sempre tra le righe ma non per questo meno intenso ed espressivo.

Il risultato è un perfetto esempio di come dovrebbe essere oggi il cantautorato per avere ancora senso di esistere. Pieno di contaminazione, imprevedibile, un po’ psichedelico e con la capacità di far sì che questi elementi non vengano ostentati ma che risultino sempre al servizio della canzone.
(S.B)


EOB – EARTH
(experimental-rock)

Prima prova solista per Ed O’Brien (EOB), storico chitarrista e percussionista dei Radiohead, che possiamo qui apprezzare anche nella scrittura dei testi. Earth è il risultato di una urgenza espressiva che Ed ha voluto soddisfare a tutti i costi, e vede anche la collaborazione di volti molto noti come Laura Marling (coinvolta in due tracce) e il compagno di tante battaglie vinte Colin Greenwood. L’album si poggia su un alt-rock molto affine a quanto già mostrato negli anni dai Radiohead degli ultimi anni, specie quelli più “acustici” di brani come Present Tense. In Earth l’elettronica assume contenutisticamente un ruolo importante, ma fa spesso da cornice alla melodia della sua chitarra. Ritmi tribali molto artificiosi si alternano a ballate acustiche più meditative. In un disco in cui la qualità rimane pressoché buona in tutti i capitoli, citiamo due brani che si elevano dal resto della scaletta come Shangri-La e Mass.
(V.P)


SHABAZZ PALACES – THE DON OF DIAMOND DREAMS
(alternative hip hop)

In uno spazio-tempo alternativo esiste una Seattle gemella di quella situata nello stato di Washington qui sulla Terra. Le sue atmosfere ricordano molto quelle di Blade Runner o Strange Days. È da qui che arrivano nel nostro adesso gli Shabazz Palaces portando con loro il suono afrofuturistico di quell’universo. The Don of Diamond Dreams è un’incredibile commistione di suoni e beat appartenenti ai primi anni ’90 ma filtrati dall’orecchio contemporaneo del visionario Ismael Butler.

La fusione fra suoni elettronici, jazz, bassi potenti e fraseggi fluenti disegna un album complesso che conferma il duo come una delle realtà più interessanti e valide nell’ambito contemporaneo. Questo disco è la perfetta colonna sonora di un viaggio notturno,  magari su una macchina volante illuminata da led.
(C.L)


HODGE – SHADOWS IN BLUE
(elettronica)

Hodge è il nome con cui il produttore e percussionista di Bristol Jake Martin è conosciuto all’interno del circuito dei club. Il suo disco d’esordio, Shadows in Blue è una fusione di techno, house, post-dubstep che insieme si muovono armoniosamente intorno ad un perno dato dalle percussioni che Hodge suona con maestria.

L’album è un viaggio che parte dall’esplorazione della natura, descritta da sonorità sospese, quasi ambient, per arrivare a delineare uno scenario notturno e metropolitano che Martin interpreta con suoni sempre più ritmati, frenetici in cui bassi densi segnano la strada.
(C.L)


 

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