01/05/2024
Strange Days è il secondo album dei Doors pubblicato in vinile il 25 settembre del 1967, registrato negli studi Sunset Sound Recorders e prodotto da Paul A. Rothchild e dall'etichetta Elektra Records.

Strange Days è il secondo album dei Doors pubblicato in vinile il 25 settembre del 1967, registrato negli studi Sunset Sound Recorders e prodotto da Paul A. Rothchild e dall’etichetta Elektra Records.

00:32:21  – 25/09/2020


Venice Beach

Nell’anno 1965, due settimane prima che finisse l’università, Jim disse a Ray che se ne sarebbe andato a New York. Dopo qualche settimana dal termine dei corsi, Ray Manzarek, che suonava in un gruppo di dilettanti chiamato Rick & the Ravens, se ne stava a bighellonare sulla spiaggia di Venice, quando girò gli occhi e scorse una sagoma che assomigliava a Jim Morrison; si avvicinò e vide che era proprio lui. Ray gli chiese come mai non era partito, e Morrison gli rispose che aveva deciso di restare, che adesso abitava sul tetto della casa di David Jacobs, un loro amico dell’UCLA, e che scriveva canzoni. Colpito da questa confessione, Manzarek gli chiese se gli poteva cantare qualcosa.

Jim si sedette sulla sabbia e con gli occhi chiusi prese a intonare Moonlight Drive. Quando Jim finì di declamare quei versi, la prima cosa sensata che gli venne in mente fu di chiedergli se voleva formare un gruppo. John Densmore alla batteria e Robbie Krieger alla chitarra si unirono al piano blues e allucinato di Ray Manzarek e alla voce seducente del messianico Jim Morrison. Con un sound oscuro e inquietante, ancora oggi underground, nacque lo psych-rock dei Doors.

 

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Accendi il mio fuoco

Il loro esordio “The Doors” è un debutto magistrale registrato nel 1966 ma pubblicato all’inizio del 1967. Diventa uno di quei dischi che marchieranno indelebilmente il rock’n’roll. Si ritrova secondo nella hit parade americana, preceduto da Sgt Pepper dei Beatles, mentre nella classifica dei 45 giri, con Light My Fire, è primo in classifica. Una band che diventa un fenomeno non solo musicale ma anche letterario, e che, come i Velvet Underground, è entrata nell’immaginario rock di tutti i tempi. C’era tutto nelle loro canzoni. La sperimentazione, l’erotismo e la trasgressione.

Un bisogno vero di liberazione. Jim Morrison era un sogno, un profeta, un angelo. Ma anche una spina nel fianco al sistema, una provocazione continua. Un’immaginazione reale. Un sicario delle buone maniere. Si spingeva oltre il muro, dall’altra parte del mondo. Il nome “the doors” fu ripreso da uno dei “proverbi infernali” del poeta inglese William Blake. “Ci sono cose che conosciamo e cose che ci restano ignote; in mezzo stanno le porte della percezione”. Con queste premesse la loro musica non poteva che avere i connotati della fuga e prendere forma dentro il caos, la spontaneità, le visioni, le angosce, gl’incubi e quel senso di morte sempre presente nel canto di Jim Morrison.

Amami due volte

 “Strange Days” esce il 25 settembre del 1967, nove mesi dopo l’esordio, ed è un viaggio al termine della notte. Suoni oscuri e psichedelici, profumo di blues e jazz, pulsano liberamente in un profluvio musicale, turbolento. La casa discografica, spinta dal successo dell’esordio, mette a disposizione della band un registratore ad otto piste, invece del quattro dell’esordio, e arriva anche il basso portentoso di Doug Lubahn a sostenerli.

E’ Strange Days che apre il disco, ed è spiazzante con quel moog introduttivo che accompagna il canto mistico e insaziabile di Jim Morrison, che rivela di quei giorni strani che ci vengono a trovare. Le sue angosce e la solitudine di quelle strade dove ci sta conducendo, prendono il sopravvento, e finiamo anche noi ad aggirarci solitari nell’oscurità.

L’inquietudine di Jim Morrison 

La romantica e inquieta “You’re Lost Little Girl”, rimane per tutto il tempo avvolta nell’ambiguità di una melodia che è come se ti sospendesse nell’aria, bella, calda, come il canto di Jim Morrison che ti spinge direttamente nella braccia di “Love Two Times”, un brano scritto da Robby Krieger che dal vivo mostrerà tutta la sua potenza, e che per il produttore del disco Paul A.Rothchild doveva bissare il successo di Light My Fire, cosa che però non accadde. La canzone racconta di un soldato in partenza per il Vietnam, e chiede alla sua donna di “essere amato due volte, una per l’indomani e una per il giorno stesso”.

Una storia di sesso del commiato. Inaspettatamente i Doors incrinarono quell’ideologia socio-filosofica che fino a quel momento era la caratteristica dei complessi dell’epoca.

La loro musica è impregnata di blues dalle tinte noir, con il piano martellante di Ray Manzarek a configurare tensione e rabbia, dolcezza e assenza, a sostegno del canto o della recitazione di Jim Morrison. Siamo davvero lontani da tutto quello che il rock conosceva fino a quel momento, e che il pubblico aveva assimilato. I Doors si stanno avventurando in altri luoghi e aprono altre strade, spiazzando e offrendo nuove sensazioni, anche se alle volte sanno di sofferenza e angoscia. Esplorano territori in cui nessuno si è addentrato, ed hanno creato un suono, uno stile, che li renderà una band riconoscibile. 

Stranezze

Con “Unhappy Girl” ritorna la malinconia, ed è come stare su un’altalena, per un minuto e cinquantasette secondi. “Horse Latitudes” è invece immagini di violenza e senso di morte, una poesia narrata con grande fervore da Jim Morrison, che fa da preludio a quella Moonlight Drive che aveva dato il via alla loro avventura. Nuotiamo via stanotte, amore, tocca a noi adesso provare, parcheggiati in riva all’oceano, nella nostra corsa verso il chiaro di luna. E’ una fuga dal mondo reale, con la chitarra slide di Krieger a stridere blues, su parole di abbandono e disperazione. 

“People Are Strange” una delle vette del disco, diffida della luce e anche della notte, con il suo incedere metropolitano e il piano di Ray Manzarek a ballonzare su una melodia struggente. Una canzone per uomini che hanno cicatrici sporche e profonde, e che sono caduti in fondo al buco. I loro occhi hanno fissato a lungo la città e si sono persi, disorientati, nella tristezza e nell’indifferenza. “My Eyes Have Seen You” è un rock breve e rabbioso, suonato per loro, e intervallato da una bruciante chitarra solista. La nave dei folli naviga nel malessere, ed è per questo che Jim Morrison canta “I Can’t See Your Face In My Mind” una strana ninnananna, accompagnato dal suono tetro della marimba, suonata da Ray Manzarek.  

 

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I Doors, Strange Days e la fine

Come nell’esordio, che si chiudeva con la magnifica e drammatica “The End”, brano utilizzato da Francis Ford Coppola come colonna sonora nel film Apocalypse Now, qui la celebrazione finale è affidata a “When The Music’s Over”. Jim Morrison si trasforma in uno sciamano e diviene il simbolo della ribellione giovanile contro lo status quo, contro la guerra, la polizia, i genitori. Il pubblico ha trovato finalmente qualcuno in cui credere, e lo fa diventare la loro voce, la loro coscienza. “Che cosa hanno fatto alla terra? Che cosa hanno fatto alla nostra buona sorella?

Devastata e saccheggiata e lacerata e malmenata nel fianco dell’aurora, con coltelli ferita, con steccati reclusa e in basso trascinata. Molto grazioso sento un suono…, con il tuo orecchio al suolo. Vogliamo il mondo e lo vogliamo…Vogliamo il mondo e lo vogliamo, Ora, ora, ORA!” (When The Music’s Over) Dura appena mezz’ora questo disco, che ha una copertina bizzarra e bellissima, che ritrae gente di strada fotografata da Joel Brodsky a Sniffen Court, un vicolo della 36esima Strada a Manhattan. Ma si sa il rock’n’roll raccatta una manica di matti: bastardi, attaccabrighe, perditempo, e romantici di ogni risma. Gente che aspetta che accada qualcosa di nuovo, che li faccia sbalordire, confondere, eccitare.

Il rock è sempre stato una fiammata violenta, un’esplosione innovativa, ed ha sempre cercato di andare oltre il limite. Un azzardo che ha mescolato vita e musica, ribellandosi alle mode. I Doors e Jim Morrison sono stati il sogno di una generazione, che attraverso la poesia e la musica ha creduto di scardinare il sistema. 

Bartolo Federico

 

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