02/05/2024
uscite discografiche
Le migliori uscite discografiche della settimana con in cima Iggy Pop, Post Malone e Bat For Lashes.

L’estate è ormai alle porte, e la prima settimana di settembre ci ha regalato un massiccio numero di titoli da divorare. Andiamo per gradi: Iggy Pop ha realizzato un ottimo album, in uno scenario onirico fatto di jazz e dark wave. Importanti ritorni in questa settimana tra cui segnaliamo i desertici Tinariwen, l’indie firmato Frankie Cosmos, e il viaggio ultraterreno creato da Bat For Lashes. In chiave hip hop prestate attenzione al ritorno in pista di Post Malone, e all’ottimo disco targato Earthgang. Infine, vi suggeriamo Adam Green e l’EP dei Death Cab for Cutie

(G.A, C.L)

Iggy Pop – Free
(alternative rock)

Sofferto, intimo, delicato. Sono questi i punti cruciali di un disco di rara bellezza. In uno scenario plumbeo, l’iguana sforna un album condito di raffinato jazz mescolato a un concentrato di massiccio ambient-wave. Un disco che non ti aspetti, per carità mai sottovalutare un mito simile, ma un disco così intimo di Iggy Pop non lo sentivamo da un pezzo. Più che il canto dell’iguana è un toccante canto del cigno. Ascoltate la bellissima Loves Missing, per cogliere la filosofia di questo album. 

 

Tinariwen – Amadjar
(world music)

Più che un disco un contenitore di idee e ospiti. Warren Ellis dei Bad Seeds al violino, Micah Nelson, Stephen O’Malley dei Sunn O))) alle chitarre, Cass McCombs e Rodolphe Burger. Il solito ingegnoso suono desertico proveniente dalle notti africane tra fluidi lisergici, preghiere, e riflessioni. Un album non proprio “commestibile”a tutti i palati. 

 

Frankie Cosmos – Close It Quietly
(Bedroom pop)

Greta Kline viene dalla gavetta, e di strada ne ha fatta tanta. Il suono? beh di carne al fuoco ce ne sarebbe tantissima, ma quello che ancora non convince è questo rigido appellarsi continuamente a questa adolescenziale formula canzone lo-fi / indie pop che scade nel bedbroom pop più stantio. Talvolta servirebbe osare, magari proponendo sonorità appetibili anche a un pubblico, anagraficamente parlando, più datato. Complessivamente il disco è carino e scivola via come il pane e nutella nella pausa merenda dai compiti. 

 

Earthgang – Mirrorland
(hip hop)

Il nuovo disco degli Earthgang è indubbiamente una delle uscite più interessanti della settimana. Non è il primo lavoro del duo di Atlanta ma è il loro debutto con una major label, la Dreamville Records di J.Cole. Eccentrico e colorato, come d’altronde suggerisce la copertina stessa, Mirrorland è uno di quei dischi da ascoltare nella sua interezza, risultando coinvolgente. Segnaliamo la loro unica data Italiana a Milano il 23 settembre.

 

Bat For Lashes – Lost Girls
(dream pop)

Sembra che Nastasha Kahn abbia sviluppato una grande passione per i concept album, e a tre anni di distanza da The Bride torna a raccontarci una nuova storia, quella di Nikki Pink e del suo gruppo di bikers, le Lost Girls. Carico di synth e sonorità anni’80 su cui si muove la magnifica voce della Kahn, questo disco è un nuovo importante tassello che aggiunge solidità alla carriera multiforme della cantante londinese.

 

Post Malone – Hollywood’s Bleeding
(hip hop)

A distanza di un solo anno dalla pubblicazione del secondo album in studio intitolato Beerbongs & Bentleys, Austin Richard Post , meglio conosciuto come Post Malone, sforna un disco. Hip Hop, Trap, contaminazioni blues, al servizio del suo talento. Introspettivo, carismatico racconta con semplicità paure e preoccupazioni di una generazione. 

Death cab For Cutie – The Blue Ep
(indie pop)

I Death Cab For Cutie tornano oggi con un nuovo Ep. Anticipato negli scorsi mesi dall’uscita due interessanti singoli, The Blue Ep è ovviamente figlio di Thank you for Today, il loro ultimo disco pubblicato appena un anno fa. I cinque pezzi che lo compongono non aggiungono nulla di nuovo alla loro discografia, ma è senza dubbio un buon lavoro suonato in maniera egregia dalla band.

Adam Green – Engine of Paradise
(indie folk)

Il decimo album di Adam Green rispecchia perfettamente lo schema collaudato nel corso degli anni: chitarre con sonorità anni ’60 su cui la voce profonda di Green racconta storie. Forte di alcune collaborazioni importanti, come quella di Florence Welch, il disco è un buon ascolto, sicuramente un lavoro coeso ma senza particolari scossoni.

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