27/04/2024
'Into the labyrinth' è il sesto disco dei Dead Can Dance

 

Into the labyrinth è il sesto disco dei Dead Can Dance e probabilmente l’ultimo capolavoro della loro lunga e fortunata carriera. Iniziata a Melbourne nel 1981 e poi proseguita a Londra, sotto l’ala protettiva della 4AD di Ivo Watts-Russell, per poi spiccare il volo e affermarsi in tutto il mondo con la loro proposta sonora raffinata e originale.

Una band che vive dell’incontro/scontro tra due personalità tanto forti quanto antitetiche: la voce eterea, astrale, spirituale di Lisa Gerrard e quella terrena, sensuale e carnale di Brendan Perry. Al tempo di questo disco non sono più una coppia, Gerrard vive in Australia e Perry in Irlanda, dove viene registrato il disco, per la prima volta in perfetta solitudine. Il risultato suona più vario e sofisticato del precedente Aion, attingendo dalle fonti più disparate; tribalismi etnici, madrigali medievali, folk britannico, art rock e post punk.

I differenti approcci, pur se in un quadro d’assieme coeso, sono in evidenza. La Gerrard è strega e baccante in brani come Yulunga (Spirit Dance), ispirata ai miti aborigeni, Ariadne, rivisitazione del mito di Teseo e del Minotauro, e Saldek dal sapore mediorientale. Perry firma i numeri più cantautorali, come The Ubiquitous Mr. Lovegrove, The carnival is over e Tell me about the forest (le ultime due che citano i Joy Division nel testo). A completare il quadro The wind that shakes the Barley, ballata irlandese del 700, e How fortunate the man with none, con testo di Bertolt Brecht. Un viaggio sonoro ricco di suggestioni ed emozioni, come ci si aspetta da due artisti così ispirati e profondi.

Gabriele Marramà 

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