27/04/2024
Passa anche da Milano, per la sua prima in assoluto, il tour di Declan Welsh, nella sua incarnazione a moniker Declan Welsh and the decadent west.

 

 

 

Passa anche da Milano, per la sua prima in assoluto, il tour di Declan Welsh, nella sua incarnazione a moniker Declan Welsh and the decadent west. Artista scozzese, classe duemila, che fin da giovanissimo si è concentrato su materiale scottante da revival indie del primo lavoro pubblicato nel 2019, mentre ha ampliato gli orizzonti su una sorta di pop sofisticato da più ampie vedute nel secondo album in cassaforte, uscito a fine ottobre.

 

Arctic Monkeys tra le reference, anche per una certa somiglianza del timbro vocale, oltreoceano, invece, sono gli Strokes ampiamente omaggiati nel divertente esordio, mentre tutto il brit a 360 gradi e un accenno di incipit psichedelico sono gli ingrediente del succitato nuovo capitolo. Un progetto non prettamente originale, ma per noi non è assolutamente un problema, a maggior ragione, quando si butta sul piatto energia a profusione, quanto una certa e quadrata sana attitudine ad una scrittura rotonda, talentosa e di qualità, “ricorderanno questo o quello”, ma quando arrivano i ritornelli che ti ritrovi a canticchiare lungo la giornata, direi che il messaggio ha fatto ampiamente il suo corso.

 


 

Sono in giro in Europa per presentare il nuovo lavoro appunto, intitolato semplicemente “2”, un sophomore che giustifica un certo hype in patria, dove sono già presi ampiamente in considerazione. Fuori dai confini, fanno sicuramente parte della classica categoria “Possibile Next Big Thing”, perché le premesse ci sono tutte e la luce è accesa, poi tutta una serie di dettagli decreteranno la riuscita di un percorso di successo o meno. In realtà il tour ha già registrato diversi sold out anche al di fuori delle mura di casa, in Italia oggettivamente credo che non li conosca nessuno, tant’è che, stasera, non c’è il pubblico delle grandi occasioni, ma una manciata di curiosi e qualche fan irriducibile.

 

Siamo nella situazione underground dell’Arci Bellezza, quella prettamente chiamata Palestra Visconti, palco più modesto rispetto alla sala A, ma non per questo meno efficace tant’è che ne viene fuori un concerto di quelli che lasciano il segno. Declan e i suoi partono per le 22,20 circa e fanno un’ora abbondante di set tutto d’un fiato, quattordici canzoni, cantate e suonate al massimo, lui è un autentico leader, che ha davvero poco da invidiare a stimati colleghi sulla cresta dell’onda. Io una phish su un possibile risvolto di carriera anche ai piani alti ce la metto eccome e non sarei così sorpreso di notarlo tra gli headliner tra un pò di tempo.

 

Detto questo setlist che pesca, ragionevolmetne, a macchia di leopardo da i primi due dischi, penso all’irruente “Mercy” o, subito dopo, alla melodia di “I don’t know why”, la divertente “Different Strokes”, arrivata dopo un interludio oratoriale sulla causa palestinese, la fluttuante “King Og My Head”, “Aw The Time”, “Talking to myslef”, per chiudere con “Absurd” un unico set rigorosamente, come piace al sottoscritto, senza bis, ma le citerei tutte, perchè non c’è un riempitivo o un momento interlocutorio. Uno degli ultimi live dell’anno o della stagione che dir si voglia, senza grosse aspettative per altro, si rivela come uno dei migliori. 

 

Fabio Campetti


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