27/04/2024
'Jesus is King' è il nono album di Kanye West

Etichetta: Getting Out Our Dreams II
Genere: Christian hip hop/rap/gospel
Release: 25 Ottobre 2019

 

Chi ricorda Life Of Pablo, uno dei più eccellenti lavori di Kanye West, avrà sicuramente ben presente Ultralight Beam, la traccia di apertura: Pablo è San Paolo, personaggio della cultura cristiana occidentale famoso per la sua folgorazione sulla via di Damasco, dopo una vita esecrabile. In Life Of Pablo, allora, come oggi in Jesus Is King Pablo, aka Ye, aka Yandhi, aka Kanye riafferma il suo percorso di conversione la sua illuminazione. Jesus Is King è venuto alla luce dopo un parto travagliato, che ha visto prima l’aborto di Yandhi e poi il concepimento e la gestazione di un nuovo progetto incarnato dal Sunday Service.

Una vera e propria manifestazione artistica e musicale collaborativa che si è tenuta ogni domenica in quel di Calabasas tra le installazioni al neon di James Turrell. Nella sua intervista per David Letterman, protagonista di uno degli episodi di My Next Guest Needs No Introduction (indeed, he doesn’t) West confessa pubblicamente la sua diagnosi di disturbo bipolare, dopo averla già resa iconica con l’artwork del suo ultimo album Ye – sui contorni delle catene del Wyoming si stagliava in verde acido lo slogan straniante I Hate Being Bipolar It’s Awesome, in barba a stereotipi e generalizzazioni -. A tal proposito, racconta la sua esperienza di recupero: parla del lavoro di James Turrell e dei suoi effetti calmanti, capaci di condurre a uno stato zen, del potere rigenerante della musica e dell’idea di costruirsi una chiesa.

Questo nono album non è che il prodotto di una esperienza di guarigione cerebrale, fisica e spirituale i cui embrioni si intuivano già dai lavori di pochi anni a questa parte (in Father Stretch My Hands cantava “I just wanna feel liberated”), dove la luce ha definitivamente preso il sopravvento sul buio: è lo spotlight instancabile di TMZ che perseguita il nostro eroe come un martire contemporaneo, ma è anche la folgorazione religiosa e la luce curativa della terapia artistica. Da queste premesse non poteva nascere altro che un prodotto con forti influenze gospel, detonate in Every Hour, la prima, potente premessa corale del disco e il brano più ossequente agli stilemi del gospel. Il grande problema di questo lavoro è che parte da buoni intenti, ma ha il fiato corto: la gran parte delle tracce sembrano bruscamente tagliate per mancanza di slancio creativo, a discapito della transizione tra un brano e l’altro e dell’omogeneità dell’intero disco. Selah sembra costruita per accumulare una tensione che non trova mai sfogo, Closed On Sunday si avvita su se stessa ricalcando simbolicamente la chiusura domenicale di una catena di fast-food.

Il messaggio – deludente – è: nel giorno del signore si spengono i riflettori, facciamo log out da Instagram tutti insieme. Naturalmente non mancano le note di merito: menzione d’onore al sample di Can You Lose By Following God del ’69, che rievoca significativamente proprio Father Stretch My Hands; e non vanno dimenticate le ripetizioni formulari che richiamano alla struttura del rosario e della meditazione in Use This Gospel e negli “Hallelujah” esclamati di Selah. Tra le prove più riuscite c’è la catartica Water e Everything We Need, la prova che la collaborazione intesa come coralità (con Ty Dolla $ign e Ant Clemons) è il nucleo pulsante di Jesus Is King perché lo è in primo luogo del gospel. E, di nuovo, la liberazione dello spirito è presentata sottoforma di raggio luminoso di un’alba umana nel chorus “We began after the storm inside/ Lay the land, it us just the morning light”. Sulla redenzione spirituale tutti d’accordo, dunque. Ma per la vera liberazione creativa dovremo aspettare la seconda parte?

Gaia Carnevale 

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