Il documentario sugli Uzeda è finalmente realtà. Come vi avevamo anticipato lo scorso febbraio 2023, Maria Arena ha lavorato a Uzeda- Do it yourself. Il lavoro vedrà la luce il 13 giugno al Biografilm Festival di Bologna. Il documentario narra tutti i passi principali della carriera degli Uzeda, dalla registrazione di due Peel Session alla BBC fino alla firma con l’etichetta indipendente di Chicago Touch & Go. e all’incontro con Steve Albini.
Girato tra il 2016 e il 2020, il documentario include materiale di repertorio, scene di vita quotidiana dei membri della band, la storia dei loro dischi e immagini dei loro concerti, in particolare quelli del 25 e 26 maggio 2018 all’Afrobar di Catania, in occasione del 30° anniversario della band, dove si sono esibiti con gruppi affini come Three Second Kiss, The Ex, Shellac (la band di Steve Albini), Black Heart Procession e June of 44. Il gruppo nasce nel 1987 dall’unione dei chitarristi Agostino Tilotta e Giovanni Nicosia, dal bassista Raffaele Gulisano , dal batterista Davide Oliveri e dalla cantante Giovanna Cacciola. La band ha realizzato cinque album e l’esordio è Out of Colours del 1989. Dopo la lunga pausa, gli Uzeda sono tornati sulle scene il 12 settembre 2006 con Stella, su etichetta Touch and Go Records.
La regista del documentario sugli Uzeda, Maria Arena, ha dichiarato:
“The best plan is ‘the no plan’” è la frase che ho spesso sentito ripetere ad Agostino Tilotta, chitarrista della band Uzeda”, spiega l’autrice e regista, Maria Arena, “Un po’ come dire “virennu facennu”, si vede facendo, tipica espressione del sud che invita a fare senza troppi programmi: adattare la progettualità agli accadimenti. Ed è così che ho iniziato questo film, senza un piano, seguendo il desiderio di fissare un pezzetto di vita e di storia degli Uzeda, perché ci fosse una traccia audiovisiva che raccontasse il modo di essere di una band indipendente che ha mantenuto questa prospettiva per 30 anni.
Un film per scoprire come si può vivere mettendo al primo posto la musica, la ricerca, la sperimentazione, il dialogo con se stessi, un’economia senza plusvalore. I soldi, proprio come la chitarra, il basso, la batteria e le corde vocali, sono solo uno strumento; e il suono non è la somma degli strumenti, è altro, è qualcosa di dirompente che si scatena. Posizione radicale, senza compromessi, che mi ha rapita dal pensiero catastrofico e autodistruttivo imposto all’immaginario dalla società in cui tutti abitiamo“.
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