03/12/2024
uscite discografiche - www.infinite-jest.it
Uscite discografiche con Ride, OMAR SOULEYMAN, KELLY MORAN, La crus, ED HARCOURT, CHASTITY BELT e A TOYS ORCHESTRA

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RIDE – INTERPLAY 
(shoegaze, pop rock)

Al terzo album post reunion, i Ride continuano a pubblicare musica innocua che, purtroppo, non appare destinata a rimanere nella memoria collettiva, soprattutto in questi anni nei quali è molto più facile di prima ascoltare musica nuova e risulta, quindi, facilissimo dimenticare ciò che non colpisce particolarmente. Si possono fare tutti i discorsi possibili sulla percezione distorta che si ha della musica oggigiorno, ma le cose ormai stanno così, e quindi, per far capire al lettore il valore di questo settimo album della band di Oxford farò semplicemente un piccolo test.

 

Quante canzoni siete in grado di nominare, senza google, tratte da “Nowhere” o da “Going Blank Again”? E quante, invece, da “Weather Diaries” o da “This Is Not A Safe Place”? Ci siamo capiti, e questo nuovo disco non sembra poter avere un destino diverso rispetto ai due che lo hanno preceduto. E non è questione di godere di più o meno hype, o del fatto che una volta i CD o i vinili li ascoltavi per diverse settimane perché te li eri comprati e invece adesso è tutto un usa e getta. Certo, c’è anche questo aspetto, ma è proprio per questo che bisogna spingere sulla qualità per farsi ricordare, e non limitarsi a una proposta superficiale a cui manca anche un minimo di incisività.
(Stefano Bartolotta)

 

 


LA CRUS – PROTEGGIMI DA CIO’ CHE VOGLIO
(art-pop)

Cosa si vuole da una band che torna a fare musica dopo quasi vent’anni? Che non si snaturi ma, allo stesso tempo, non suoni come un residuato del passato. I La Crus, per fortuna, riescono pienamente nell’intento, e confezionano un disco di alto profilo che aggiorna all’oggi la cifra stilistica della band milanese, grazie a un’efficace rivisitazione del sound in chiave moderna e a testi che raccontano in modo coinvolgente molte situazioni che, certamente, diversi di noi stanno vivendo.

 

E non si tratta del classico caso dei vecchi che vogliono fare i giovani e risultano un po’ imbarazzanti, anzi, tutt’altro, perché queste sono canzoni solide, quadrate, ricche di mordente e che, per esserlo, non hanno bisogno di suoni, parole o un timbro vocale aggressivi. I La Crus, infatti, non rinunciano al loro modo di lavorare di cesello e sanno ancora come toccare i nervi più scoperti della personalità umana. Si ascoltano queste canzoni e ci si trova in bilico tra apprezzarne la classe e sentire l’amaro in bocca per come ci fanno capire che il re è nudo.
(Stefano Bartolotta)

 

 


A TOYS ORCHESTRA – MIDNIGHT AGAIN
(indie-rock)

Liberi da costrizioni di sorta, gli A Toys Orchestra fanno quello che vogliono sia come contenuti musicale che come frequenza di pubblicazione degli stessi. Dopo il pop colorato di “Butterfly Effect” e la quiete a tinte scure di “Lub Dub”, la formazione campana torna dopo sei anni e, a sorpresa, si ripropone nella propria veste più rock di sempre. Certo, non dobbiamo immaginarci ritmi martellanti o chitarre sferraglianti, stiamo sempre parlando dei Toys, per cui la contemplazione e il’andamento compassato sono d’obbligo, ma c’è un sound mai così saturo, che riempie tutti gli spazi, di impostazione, appunto, rock, e c’è anche un cantato più pieno e ruvido, che, così come la parte musicale, vuole farsi sentire e non lascia nulla di intentato per riuscirci.

 

Non sono più molti i dischi di oggi che uniscono una rotondità di stampo classico e una voglia di non lasciare spazi vuoti, nel senso che, di solito, si fa o l’una, o l’altra cosa. Per fortuna i Toys non si sono fatti mancare niente, e così non manca niente nemmeno a noi che ascoltiamo.

(Stefano Bartolotta)

 

 


CHASTITY BELT – LIVE LAUGH LOVE 
(indie-rock)

Gli ascoltatori apprezzeranno ogni voce e ogni accordo profuso in questo nuovo lavoro targato Chastity Belt. Il loro modesto stile di produzione risulterà un punto di forza per questo quinto lavoro in studio della band guidata da Julia Shapiro. Rispetto al recente passato (l’album omonimo del 2019) Live Laugh Love è un gradito cambio di ritmo rispetto alle solite formule che ormai saturano la scena indie-rock contemporanea.

 

Avendo fatto musica insieme per oltre un decennio, l’ esperienza del quartetto può essere ascoltata attraverso ogni traccia, mentre ogni voce e strumento si muovono insieme in completa armonia. I Chastity Belt offrono un bellissimo album in cui lasciarsi trasportare. La loro padronanza dell’equilibrio tra sogno morbido e lirismo sfacciato sembra meno una scelta stilistica e più uno stile di vita che ogni membro della band incarna. La voce spessa e confortante di Julia Shapiro si cementa su delicati riff e sembra impossibile ascoltare questo disco senza lasciarsi ammaliare da uno stato di beatitudine totale.

(Giovanni Aragona)

 

 


ED HARCOURT – EL MAGNIFICO 
(chamber pop, songwriter)

Facendo il suo debutto con una nomination al Mercury Prize con Here Be Monsters nel 2001, Ed Harcourt ha sempre dovuto dimostrare qualcosa al pubblico e alla stampa. L’artista, ha pubblicato musica che fonde emozioni crude, songwriting impeccabile e voli visionari di immaginazione, ma senza clamori e a riflettori spenti.

 

Pur portando riconoscibilmente i tratti distintivi che lo hanno reso un cantautore ammirato da una nicchia,  il nuovo disco  El Magnifico va anche alla ricerca di qualcosa di nuovo. Con 12 canzoni, l’album è guidato dalle meravigliose Strange Beauty e Broken Keys (con il supporto di Greg Dulli), affreschi post moderni in chiave chamber pop suonate perfettamente e supportate da testi struggenti. El Magnifico è una testimonianza delle capacità di Harcourt come cantautore e come artista: un menestrello noir di idee brillanti troppo spesso sottovalutato.
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(Giovanni Aragona)

 

 


KELLY MORAN – MOVES IN THE FIELD
(post minimalism, modern classical)

A distanza di sei anni dal suo ultimo lavoro, Ultraviolet, Kelly Moran torna con un disco finissimo ed toccante: Moves in the Field. Tecnicamente perfetto, questo album è completamente costruito su un piano, uno Yamaha Disklavier, usato per tessere insieme note che veloci e impetuose si rincorrono, si sovrappongono senza mai prendersi del tutto. Questa frenesia che pervade tutti i brani restituisce la sensazione di essere inghiottiti in un vortice impetuoso che in alcuni momenti si apre a spiragli di pace, It’s Okay to Disappear.

 

Moran ha iniziato a lavorare con il disklavier nel 2020, durante la pandemia, e da allora è diventato lo strumento che predilige; questo piano le permette di esplorare spazi sonori inediti e può spingersi avanti nella sua ricerca personale. Ascoltando Moves in The Field non si può fare a meno di restare colpiti dal suono quasi metallico che pervade tutto il disco, ma, al contrario di quello che ci si può aspettare, i brani infondono un forte senso di serenità, coinvolgendo l’ascoltatore all’interno di un lavoro magistralmente eseguito.

(Chiara Luzi)

 

 


OMAR SOULEYMAN – ERBIL 
(dabke, elettronica) 

Omar Souleyman, l’elettrizzante e particolarissimo musicista siriano, dopo il suo sforzo del 2019 Shlon, fa un ritorno trionfale con il suo quinto album in studio, Erbil. Questo ultimo progetto non solo dà nuova vita alla sua discografia, ma incapsula anche la quintessenza dell’abilità musicale e dell’innovazione segnando un’altra pietra miliare nella sua illustre carriera. Un’esperienza uditiva affascinante surrogata da ritmi contagiosi e melodie scintillanti. Non è la nostra tazza da tè ma è un lavoro apprezzabile.

(Giovanni Aragona)

 

 


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