ALAN SPARHAWK – WHITE ROSES, MY GOD
(electro)
Apriamo questo numero di uscite discografiche con Alan Sparhawk. Con ogni probabilità, sapete benissimo che i Low, dopo aver dedicato gli ultimi anni della loro storia all’ampliamento del loro suono con l’inserimento di massicce dosi di elettronica, hanno dovuto concludere il loro percorso nel 2022 in seguito alla scomparsa di Mimi Parker. C’era molta curiosità sulla direzione musicale che Alan Sparhawk avrebbe intrapreso da solista, e questo suo primo album ci fornisce una prima risposta.
Molto semplicemente, adesso l’elettronica non è solo parte del sound, ma è quasi l’unica componente, e accanto a essa le distorsioni fanno la parte del leone, perché tutto, sia i suoni che la voce, passano attraverso esse e ne escono pesantemente modificati. Il risultato è che questi 35 minuti di nuova musica non sono indicati per i deboli di cuore, visto che le sensazioni che emergono molto nitidamente sono ansia e inquietudine. Tecnicamente, il disco è ben fatto, coerente, perfettamente a fuoco, capace di non lasciare indifferenti, ma ovviamente è difficile giudicare un lavoro così radicale al primo ascolto.
Certamente si capisce la bontà del lavoro svolto, ma non si tratta certo di un ascolto da tutti i giorni, e, in definitiva, solo il tempo darà una risposta sull’effettiva rilevanza di un disco così. Intanto, Alan si merita comunque i complimenti per aver assecondato la propria natura di artista nel presentare con coraggio un’opera così senza compromessi e, come si diceva, indubbiamente ben fatta.
DESPERATE JOURNALIST – NO HERO
(indie-rock, post punk)
Come ben sappiamo, il fascino del revival post-punk fa ancora breccia in tante piccole scene del Regno Unito. C’è chi punta su un coacervo di fredde sonorità elettroniche e chitarre taglienti, chi si ispira maggiormente al funk o a band come i Fall, e chi parte dal post punk per arrivare a nuovi lidi. Tra quest’ultimi trovano spazio i londinesi Desperate Journalist. Le loro radici jangle, l’influenza degli smiths e le consistenze punk sono la miscela perfetta per dar vita un bel indie rock dinamico, molto spesso impreziosito da intenti dark (i cure in “adah”)
l’obiettivo della band con “No Hero” è ambizioso: essere allo stesso tempo più strani e più pop che mai. Sebbene non ci sia “nessun concetto sovrastante”, i temi ricorrenti quali “morte, famiglia, dio e indipendenza” forniscono un filo conduttore, e il titolo dell’album, tratto da un testo ispirato a un film “anti-Western”, sembra appropriato, mentre alla parte strumentale, che è più o meno sempre la stessa, si aggiunge un synth Poly D. Il risultato che ne consegue è una raccolta di canzoni piene di paesaggi sonori atmosferici, stati d’animo incantevoli, ritornelli pieni di hook, melodie gloriose, synth catartici, strutture di chitarra intricate, linee di basso stuzzicanti, voci meravigliose e pattern di batteria empatici che tengono tutto insieme.
SOPHIE – SOPHIE
(Bubblegum pop)
Impossibile pensare che Ben Long, il fratello di Sophie Xenon ( in arte Sophie) non abbia cercato di fare del suo meglio mettendo le mani su questo progetto postumo, ma quello che ne consegue purtroppo è noioso e generico, sia per la musica pop che per gli standard EDM di oggi giorno. Gran parte della produzione dà l’impressione di trovarsi a molte demo ed alle uniche canzoni che sembrano davvero finite come “Reason Why”, “Always And Forever” e “My Forever”, sembra mancare quel tocco speciale che di solito hanno le canzoni di Sophie.
Infine, alcune parti di alcune canzoni sembrano registrate molto velocemente e in modo amatoriale. Giusto per chiudere il cerchio. Un gran peccato, mettere su un lavoro in grado di salutare disco graficamente parlando un nome come quello di Sophie non era semplice. Per fortuna rimangono a scaldarci il cuore, e a ricordarci con un sorriso la compianta Sophie Xenon, dischi dannatamente belli come ‘Oil of every pearl’s un-insides’.
PALE WAVES – SMITTEN
(indie pop, synth pop)
Quando nel 2021 i Pale Waves hanno pubblicato il loro secondo album, Who Am I?, sono stati accusati da buona parte della critica di aver lasciato alle spalle la loro personalità caratteristica per cercare di incunearsi nella tendenza pop-punk dell’anno, riportata in auge da personalità come Olivia Rodrigo, Willow e Machine Gun Kelly, nonché dalla nostalgia per Avril Lavigne. Quello che avrebbe dovuto preoccupare i fan, in verità, sarebbe stato il dopo.
Perché senza altre tendenze da seguire i Pale Waves finiscono a realizzare un album come Smitten. Ovverosia un disco non brutto, ma che non lascia assolutamente nulla né in termini sonici, vocali o contenutistici. Si può supporre che il suo fulcro sia una mescolanza di due diverse tendenze: il desiderio di far crescere almeno il sound, lasciandosi alle spalle il più semplicistico pop-punk, e contemporaneamente gli stessi testi leggeri, incantevoli, da diario segreto, per cui sono conosciuti.
Un equilibrio che altre band, come i Paramore, hanno saputo far funzionare: ma con un sound molto diverso, e più marcato. Ne consegue che Smitten è piacevole, tematicamente ricco, e non manca di ritornelli da cantare in coro, ma testimonia un passo indietro per i Pale Waves. Almeno Avril Lavigne, con Hello Kitty, restava nella memoria.
EFTERKLANG – THINGS WE HAVE IN COMMON
(art pop, indie-pop, art rock)
Uscite discografiche della settimana con il ritorno in pista dei danesi EFTERKLANG. Dagli ampi arrangiamenti orchestrali di Parades (2007) all’electro-pop glitchy di Piramida (2012), e al calore introspettivo di Altid Sammen (2019), il trio composto da Casper Clausen, Mads Brauer, e Rasmus Stolberg (Bass) viene nuovamente raggiunto dal pianista e co-cantautore Rune Mølgaard. La band confeziona un discreto lavoro che mette alla base la connessione tra l’uomo e la società. Things we Have in Common suona come tutti i lavori passati centrifugati in un substrato più post rock. Un disco rilassante e godibile per pomeriggi a marce basse.
THE TELESCOPES – HALO MOON
(shoegaze, space rock)
Uscite discografiche con un piacevole ritorno, quello di Stephen Lawrie, detentore del moniker Telescopes che torna a condurre la sua navicella spaziale per portare gli ascoltatori all’interno di un mondo visionario fatto di rock spaziale profondamente ipnotico. Gi anni sembrano non passare per questo progetto ormai quasi quarantennale e anche questo Halo Moon certifica uno stato di forma eccellente. Halo Moon trasuda blues spaziale da tutti i pori ma la bravura del nostro eroe sta sempre nel sapersi rinnovare anche nelle trame sonore più complesse e intricate. Se siete nostalgici degli Spiritualized questo sarà il disco della vostra settimana.
XIU XIU – 13” FRANK BELTRAME ITALIAN STILETTO WITH…
(experimental rock, neo-psych)
Ancora una volta gli XIU XIU rimescolano il tradizionale concetto di “canzone” spacchettando stilemi e moduli preconfezionati scegliendo la strada della piacevole imprevedibilità. Facciamo però attenzione: in questo nuovo album le canzoni ci sono e sono anche belle ma, come sempre, sono immerse in un’esperienza sonora visionaria e onirica non così accessibile a tutti. Il disco si apre con una delicatissima traccia (Arp Omni) che subito viene spazzata via dal solito fluido sonoro fatto da riff rock sepolti nella distorsione e nell’energia sperimentale. Non un semplice disco ma un sogno partorito dalla mente di Kenneth Anger.
ALTRI ALBUM USCITI OGGI:
MAXIMO PARK – STREAM OF LIFE
(pop-rock)
ORIGAMI ANGEL – FEELING NOT FOUND
(emo pop, pop punk)
LADY GAGA – HARLEQUIN
(soundtrack)
FLAWED MANGOES
(ambient)
KATE BOLLINGER
(indie-folk)
MERCE LEMON
(indie-rock, indie-folk)
CROWS – REASON ENOUGH
(garage rock, post-punk)
SUN ARAW – LIFETIME
(psych rock)
CHRISTIAN LEE HUTSON – PARADISE POP. 10
(indie-folk)
JERRY PAPER – INBETWEEZER
(art pop)
EZRA COLLECTIVE – DANCE, NO ONE’S WATCHING
(nu jazz)
KIT SEBASTIAN – NEW INTERNATIONALE
(psych pop)
NAIMA BOCK – BELOW A MASSIVE DARK LAND
(indie-folk)
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