EMPIRE OF THE SUN – ASK THAT GOD
(pop)
Iniziamo questo numero di Uscite discografiche senza troppi giri di parole e senza eccessive perdite di tempo: quando gli Empire Of The Sun si sono affacciati al mercato discografico col primo album nell’ormai lontano 2009, la loro proposta rappresentava al meglio l’idea di unire facilità d’ascolto e capacità di prendere per mano l’ascoltatore con la qualità e persino la nobiltà di melodie, cantato e produzione musicale.
Quale futuro?
Di anni, però, ne sono ormai passati 15, ed è vero che il duo è stato parsimonioso nelle uscite, ma la verità che fa più male è che non c’è stato alcuno spostamento anche di un solo millimetro rispetto a ciò che facevano ai loro inizi, e così, anche se l’ascolto risulta certamente godibile, cosa rimarrà di questo ritorno? In futuro, la gente preferirà ascoltare queste nuove canzoni, o il nome Empire Of The Sun rimarrà sempre legato a brani come “We Are The People”, “Walking On A Dream” e “Alive”? La domanda è retorica.
Stefano Bartolotta
HUMANIST – ON THE EDGE OF A LOST AND LONELY WORLD
(Rock)
Rob Marshall è una di quelle figure musicali che normalmente stanno dietro le quinte e non ricevono le luci dei riflettori. Marshall è stato un fidato collaboratore di Mark Lanegan, con cui ha scritto l’album “Gargoyle” e militava negli Exit Calm, e poi ha dato vita a questo progetto, giunto ora al secondo album, nel quale la voce è prestata da artisti diversi quasi a ogni canzone.
Gli ospiti
E che artisti: parliamo, tra gli altri, di Dave Gahan, Ed Harcourt, Isobel Campbell, Tim Smith, James Allan. Gente di primo piano, insomma, che effettivamente nobilita il lavoro di composizione e produzione musicale di Marshall, che ha scritto e suonato tutto da solo. Parliamo di musica rock, col sound grosso, la voglia di trascinare e travolgere, l’attitudine quasi solenne, da inno, ma con un ritmo quasi sempre compassato, da contemplazione e da viaggio mentale e non da sudore e pogo selvaggio.
Le canzoni sono ben scritte, suonate e interpretate, davvero ognuno degli ospiti ci ha messo tantissimo sentimento, ma era anche facile con composizioni che trasudano qualità da ogni poro. Difficilmente farà il cosiddetto botto, perché con ciò che va adesso non c’entra niente, ma per il sottoscritto è bello ascoltare un artista che se ne frega delle mode e fa benissimo ciò che sa fare, coinvolgendo in modo convincente un simile parterre di voci meravigliose.
Stefano Bartolotta
CRACK CLOUD – RED MILE
(post punk, art punk)
Questo numero di Uscite discografiche estrae dal cilindro un gran bel album. Durante un periodo così saturo nella storia del post punk, è rinfrescante sentire gruppi come i Crack Cloud, che prendono poca o nessuna attenzione alle convenzioni di genere.
Il collettivo musicale di Vancouver offre una miscela unica di stili apparentemente disparati ma ben assortiti da validi musicisti. A due anni dall’uscita del precedente disco, i Crack Cloud, sfornano la loro miglior prova in carriera mescolando l’art punk ad un post punk maturo e coeso. Questo lavoro conferma che la band è tra le realtà più eccitanti e innovative in circolazione. Con solo otto tracce Red Mile suggerisce un seguito a stretto giro. Lo speriamo fortemente.
Giovanni Aragona
WAND – VERTIGO
(psych rock)
Sono trascorsi cinque anni da Laughing Matter. Parliamo di un disco capace di tracciare la costante e lineare evoluzione di una band capace di attraversare vertigini psych rock garage a tessiture delicate e sofisticate. Vertigo è un silenzioso e al contempo avventuroso viaggio all’interno degli inferi della psiche umana con suoni oscillatori capaci di creare partiture sonore complesse che tanto hanno ricordato i Radiohead. Un disco ipnotico che vi suggeriamo di assaporare con un cocktail fresco e una lettura di Truman Capote.
Giovanni Aragona
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