PAUL WELLER – 66
(songwriting)
Lo zio per eccellenza di tuti noi appassionati di musica, Paul Weller, l’artista che chiunque ammira e guarda con affetto, pubblica un disco – in questa ultima settimana di maggio di uscite discografiche – intitolato col numero degli anni che sta per compiere, e non potrebbe esserci una manifestazione di intenti più chiara di questa. Si tratta, infatti, di un disco dal suono morbido, che evoca con molta chiarezza quei momenti nei quali si fa un bilancio della propria vita.
Il rischio di un lavoro di maniera c’è tutto, ma il Nostro lo evita brillantemente grazie al consueto equilibrio tra classe e messa a fuoco che ha sempre caratterizzato la sua illustre carriera. Le melodie, infatti, sono brillanti, il sound è rotondo e senza orpelli ma non manca di varietà e cura del dettaglio, e il cantato è adattissimo per canzoni così. Weller non fa miracoli con questo disco, ma dimostra incontrovertibilmente di essere uno splendido sessantaseienne, e non è cosa da poco.
(Stefano Bartolotta)
SWAN•SEAS – SONGS IN THE KEY OF BLUE
shoegaze, dream-pop, indie-rock
Band al debutto sulla lunga distanza, ma composta da musicisti attivi da molti anni nel circuito underground milanese e italiano, gli swan•seas intendono rinverdire i fasti del filone shoegaze e dream-pop, che all’estero è già tornato in auge da tempo grazie a band bdrmm, The Lounge Society e quei DIIV che tornano anche loro proprio oggi, oltre che ovviamente alla forte eco avuta dal ritorno degli Slowdive, e il cui vessillo in Italia viene sventolato soprattutto da Stella Diana e Clustersun.
Questi ultimi due progetti conferiscono allo stile sfumature di altro tipo, segnatamente dark e hard, mentre gli swan•seas ne mettono in luce gli aspetti più legati alla melodia e alla morbidezza, filtrandoli comunque attraverso un’impronta fortemente chitarristica. Le canzoni, quindi, godono di una buona immediatezza e non risultano mai eteree o sfuggenti, perché le melodie sono ben definite e le trame delle sei corde risultano piuttosto incisive.
Il bello di questa raccolta di canzoni è che, all’interno dei confini appena citati, l’esplorazione è ampia e dettagliata, e si va davvero a sviscerare ogni possibile aspetto del far musica con queste coordinate. A seconda dei brani, quindi, si passa dal pigiare sull’acceleratore, all’alzare il livello di volumi e/o saturazioni, al lavoro di cesello con arrangiamenti più ariosi, il tutto sempre con costrutto, grazie a un gran gusto nella scrittura e nei dettagli sonori. Un gran bel progetto, non c’è che dire.
(Stefano Bartolotta)
VINCE STAPLES – DARK TIMES
(hip hop)
Attento a ciò che desideri perché se l’ottieni potresti pentirti, o comunque, potresti renderti conto che dietro alla felicità si nasconde un lato oscuro e insidioso. È questo l’avviso che Vince Staples vuole dare in Dark Times, il nuovo album in uscita oggi l’ultimo per Def Jam e che vi presentiamo in questo numero di uscite discografiche.
Staples torna a distanza di due anni dall’ottimo Ramona Park Broke My Heart, e con un’intro meditativa conduce l’ascoltatore in una specie di buco nero, il lato insidioso, in cui comunque la speranza non smette mai di indicare la via. Staples ha sempre condiviso nei suoi lavori le proprie vicissitudini e soprattutto la vita difficoltosa a Long Beach, la musica è sempre stata per lui una sorta di via di fuga e Dark Times non fa eccezione.
In questo lavoro, molto conciso ma estremamente solido, il rapper californiano racconta di come il successo abbia cambiato molte dinamiche, condivide le difficoltà nello stabilire nuove protezioni ad una vita che improvvisamente è diventata molto stressante e soprattutto pubblica. Usando con estrema intelligenza sonorità morbide e batterie pesanti, Black&Blue, l’artista restituisce il senso di smarrimento e malinconia che impregna il lato oscuro della fama. Il disco contiene atmosfere old school perfettamente cucite a samples eccellenti, Marvin Gaye in Just Like e una Lauryn Hill citata con classe in Nothing Matters.
Questo lavoro non è immediato, richiede un ascolto dedicato e attento, in questo senso Dark Times si distacca dall’immediatezza degli album più recenti di Staples. Riuscirà il sole a tornare? Non lo sappiamo ma il senso di pace che l’outro, speculare e altrettanto meditativa come l’opener, ci lascia intendere è che questi 35 minuti di ottima musica possono aiutarci a illuminare la via.
(Chiara Luzi)
DIIV – FROG IN BOILING WATER
(shoegaze)
Il principio della rana bollita del filosofo Noam Chomsky, da cui deriva il titolo del nuovo disco dei DIIV, descrive la capacità nociva dell’essere umano moderno: ovvero quella di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi. Da questo si evince un cambio di tematiche trattate che va di pari passo alla svolta strumentale della band. Difatti i Diiv che oggi si propongono dinnanzi a noi con questo nuovo disco non sono più la band di dieci anni fa. E loro sono i primi a essersene resi conto di essere arrivati ad un punto morto, in cui sono rimasti intrappolati in una realtà da cui non possono scappare.
Sono nati per suonare e devono sopravvivere a tutto e tutti per continuare a farlo, pur con tutti i rischi del mestiere. A partire dal suo Leader, Zachary Cole Smith, il quale sembra aver trovato finalmente una parziale stabilità, dopo le tante vicissitudini del passato. A suggellare questa rinnovata coscienza e presa di posizione ci pensano le canzoni del nuovo lavoro in studio, che a differenza di quelle cristalline e influenzate dall’indierock newyorkese dei primi due dischi, si riallacciano a quelle di “deceiver”, mettendo in bella mostra un innovativo shoegaze dal timbro cupo e dalle liriche quanto mai depressive.
(Davide Belotti)
LA LUZ – NEWS OF THE UNIVERSE
(surf rock, indie-rock, dream pop)
Uscite discografiche della settimana con un lavoro pienamente al femminile. Un disco che nasce da un personale trauma vissuto dalla cantante Shana Cleveland e che diventa il manifesto di questo bel disco targato La Luz. In questo quinto album la cantautrice affronta cambiamenti di vita improvvisi e brutali attraverso metafore illuminate dal sole e da una morbida psichedelia. In gran parte lasciandosi alle spalle i loro stili di surf noir, News of the Universe vede i La Luz prendere una nuova direzione sonora, spingendo voci delicate prima del suono.
A contribuire al disco aiuta la visione totale al femminile anche in fase di post produzione in un’impresa dominata dai maschi. Sembra che l’intero significato della vita stessa possa essere contenuto in News of the Universe, nelle dichiarazioni d’amore di Cleveland di fronte alla perdita, nei confronti del rapporto tra umanità e natura e in ogni momento di realizzazione e di accettazione degli eventi. Bello.
GASTR DEL SOL – WE HAVEN DOZEN OF TITLES
(avant folk, post rock, expérimental rock)
Non chiamatelo semplicemente “raccolta” al sapor nostalgico, questo ritorno in pista dei seminali Gastr del Sol è un disco a tutti gli effetti. Durante gli anni ’90, il duo di Chicago ha realizzato delle uscite discografiche che resteranno nella storia per innovazione nella scena post-rock. Tra il 1993 e il 1998, David Grubbs e Jim O’Rourke hanno sperimentato più di qualsiasi band post rock passando da composizioni d’avanguardia realizzate con strumenti acustici a strumenti elettrici rumorosi.
Alcune delle tracce più interessanti di We Have Dozens of Titles sono registrazioni dal vivo dello spettacolo finale della band nel 1997. I Gastr del Sol hanno assunto nuove forme di vita molte volte nei pochi brevi anni in cui sono stati attivi, e questo disco offre la sensazione che il loro stato di metamorfosi perpetua in realtà sia stato uno dei punti di forza di una delle band più innovative dell’intero panorama alternative dei ’90. Un bel disco che chiude questo penultimo nunero di maggio delle uscite discografiche.
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