JAMIE XX – IN WAVES
(future garage, house)
Apriamo questo numero di uscite discografiche con il secondo album solista di Jamie XX, membro storico degli XX. “In Waves” non solo è all’altezza dell’attesa di quasi un decennio, ma la supera, offrendo un’esperienza uditiva sublime che trascende tra il future garage e l’house. Ogni traccia dispiega la sua esperienza vissuta in un’uscita sonora che sposa strizza l’occhio allo zoccolo duro di ascoltatori e accoglie i nuovi appassionati. In Waves è un album in cui il produttore londinese fonde ritmi da pista da ballo da batticuore con la bellezza effimera dell’emozione umana. Un plauso va alla produzione, praticamente perfetta: in quasi 45 minuti mescola perfettamente una vasta gamma di influenze: dall’afrobeat di Fela Kuti al minimalismo d’avanguardia di Philip Glass.
Giovanni Aragona
THURSTON MOORE – FLOW CRITICAL LUCIDITY
(alternative rock)
“Sans Limites”, con l’intervento vocale di Laetitia Sadier degli Stereolab, è non solo un singolo ad hoc, ma spiega come meglio non si potrebbe il Thurston Moore del 2024 (che è poi un pò quello di sempre, se vogliamo): un uomo che, al netto di qualche recente problema di salute, vuole ancora tanto creare, collaborare, vivere nuove esperienze e condividerle meglio che puo’: senza limiti, per l’appunto. “Flow Critical Lucidity” è per giunta anche un verso di questa canzone, seconda traccia di sette in scaletta per 40 minuti di durata.
Psichedelia e sperimentazione all’interno della forma canzone piu’ o meno dilatata, nel solco dell’ex casa madre sonica, sul lato meno rumoroso e furente, con un messaggio ecologista in “Rewilding”, condivisa qualche tempo fa non a caso nell’Earth Day, la piu’ visionaria “Phantogram”, prodotta dall’attuale compagna di vita Eva Prinz, anche paroliera col moniker Radieux Radio. Ci si spinge anche verso echi dub nell’iniziale “New In Town” e lievi tocchi d’Oriente negli otto minuti finali di “The Diver”.Chi lo vuole “audace” musicalmente come l’ex moglie non troverà insomma molto pane per i suoi denti. Se questo è un dettaglio ininfluente, relax and let it flow: avrete modo di convincervi di quanto il “ragazzo” sia ancora vivace a modo suo, e irrefrenabile.
Albino Cibelli
JOAN AS POLICE WOMAN – LEMONS, LIMES AND ORCHIDS
(songwriting, art pop)
Nel corso della sua carriera Joan Wasser, aka Joan As Police Woman, ha saputo creare un’estetica incentrata sulla grazia. Sia nei testi più ironici che in quelli più malinconici, sia nelle melodie incentrate sul blues che nelle, eccellenti, cover, Joan ha saputo costruire un suono elegante e sexy, disegnato da una voce peculiare e mai urlata. Il suo ultimo lavoro, Lemons, Limes and Orchids è forse il suo disco più elegante e patinato. I dodici brani notturni raccontano il senso dell’amore e della perdita, la capacità di andare avanti nonostante il dolore.
L’album ha un suono pieno e ricco, probabilmente uno dei meriti sta nel fatto di essere stato registrato live in studio con una grandiosa band composta da: Meshell Ndegeocello, Chris Bruce, Daniel Mintseris, uno dei suoi ex compagni di band Parker Kindred (suonavano insieme per Jeff Buckley) e Otto Hauser. Molti brani sono costruiti su chitarra o su piano delicatissimo, Back Again, da cui poi emergono la voce incredibile di Wasser, capace di ruvidità e carezze senza mai eccedere, e cori perfettamente armonizzati. Le chitarre passano dal funk al rock sposando perfettamente ritmi disegnati da beat elettronici, Remember The Voice. Anche stavolta Joan ha realizzato un lavoro pieno di grazia, Oh Joan, capace di asfaltare anche il più duro degli animi, Lemons, Limes and Orchids.
Chiara Luzi
HIPPO CAMPUS – FLOOD
(indie rock, indie-pop)
In queste uscite discografiche ci si aspettava qualcosa di più dal quarto album in carriera degli HIPPO CAMPUS, proprio perchè da una band con così tanto potenziale, una certa evoluzione sarebbe stata legittima. FLOOD ha tanti bassi e qualche leggero picco in alto, ed è onestamente un peccato. La sensazione è che la band stia ancora cercando di trovare il loro posto nel mondo musicale, ma ancora il lavoro è lungo.
Giovanni Aragona
BRIGHT EYES – FIVE DICE, ALL THREES
(alt-rock)
Conor Oberst, Mike Mogis e Nate Walcott tornano a pubblicare un disco dopo quattro anni, impreziosendo il lavoro con ospiti di rilievo come Cat Power e Matt Berninger. Non a caso ho iniziato la mia disamina coi nomi dei tre musicisti, perché questo è un lavoro nel quale il contributo di ognuno risulta determinante. Infatti, l’aspetto migliore di questa raccolta di canzoni è la capacità di liberare una grande creatività in ognuno degli strumenti suonati e rimanere, allo stesso tempo, estremamente compatti come band. Giustamente, non c’è alcun produttore esterno, perché è vero che uno sguardo da fuori a volte può aiutare, ma è altrettanto indiscutibile che, con un’intesa del genere, il meglio arriva se si lascia il risultato così com’è.
Quando parlo di meglio, non intendo solo il miglior risultato che possa scaturire da un approccio di questo tipo, ma anche che, forse, questo è il miglior disco mai realizzato dai Bright Eyes. Mi rendo conto che si tratta di un’affermazione forte e che il disco l’ho ascoltato solo una volta, ma la ricchezza di idee e contenuti a ogni livello rende lecito chiedersi se davvero ci troviamo di fronte allo sforzo qualitativamente più alto del trio. C’è davvero tanta carne al fuoco in queste canzoni, sia musicalmente che emotivamente. Dal primo punto di vista, si passa dal rock n roll a suoni rarefatti, attraverso il folk grintoso, il pop-rock, l’epos, mentre per quanto riguarda le emozioni, troviamo positività, rabbia, tensione, intimismo, contemplazione, serenità. Creatività, genuinità, gusto, naturalezza: non manca davvero niente in questo magnifico ritorno.
Stefano Bartolotta
THE WAEVE – CITY LIGHTS
(alt-rock)
Sappiamo tutti che Graham Coxon non riesce mai a stare fermo, musicalmente parlando, ed è assolutamente normale che il progetto con Rose Elinor Dougall torni col secondo disco a solo un anno e mezzo di distanza dal debutto. L’intesa musicale tra i due è chiaramente alta, quindi, visto che Graham deve sempre fare qualcosa, tanto valeva farlo in un contesto atto a dare soddisfazione, ai due protagonisti e anche ai fan. La prova dell’ascolto conferma la bontà delle premesse, e il duo continua a esplorare con profitto l’idea di provare a immaginare come i Magazine avrebbero suonato canzoni scritte con lo stile dei Talking Heads.
Detta così potrebbe sembrare un po’ limitante, ma basta ascoltare per capire immediatamente che gli elementi musicali presenti sono molti e il campionario di armonie, sovrapposizioni, tempi ritmici, rotture improvvise, svolte marcate è decisamente ampio, senza mai un momento uguale a un altro in tutti i 51 minuti di durata. Anche la tracklist è ben studiata, con la prima metà con una netta divisione tra i momenti energici e quelli più tranquilli, e una seconda metà nella quale si passa dagli uni agli altri con più frequenza. Come detto in premessa, hanno fatto bene i due a battere il ferro finché era caldo e, a giudicare dal risultato, l’impressione è che ci vorrà ancora un bel po’ prima che la temperatura si raffreddi.
Stefano Bartolotta
BLOSSOMS – GARY
(indie pop, synth pop)
Uscite discografiche con il ritorno degli interessantissimi BLOSSOMS, band su cui mezzo Regno Unito ha giustamente riposto le speranze di un ritorno come popolo capace di sfornare talenti musicali. I Blossoms dimostrano, ancora una volta, di indossare benissimo i panni da ” abili songwriting pop senza tempo”. Nasce al meglio “Gary”, album che trova il gruppo al meglio della forma, dove la personalità incontra la spavalderia.
Con la produzione del collaboratore di lunga data James Skelly dei The Coral e collaborazioni con Josh-Lloyd Watson dei Jungle e il cantautore irlandese CMAT, “Gary” è pieno zeppo di riff scintillanti, ganci inebrianti e linee di basso esuberanti. Il disco è stato pubblicato sull’etichetta di proprietà della band e si sente dall’inizio alla fine: i Blossoms hanno assaporato la libertà di suonare musica senza coinvolgimenti e il risultato è notevole.
Giovanni Aragona
THE VOIDZ – LIKE ALL BEFORE YOU
(art rock)
In queste uscite discografiche non potevamo non raccontare del ritorno in pista di Julian Casablancas, giunto al suo terzo album con la creatura The Voidz. Questo disco non è per niente malvagio ma i momenti di perplessità sono tanti. In tutto il lavoro vi ‘è un forte senso di ansia e paranoia nella tavolozza sonora proposta dalla band, desiderosa di mettere troppa carne al fuoco laddove manca ancora la griglia per cuocere. Troppe, le combinazioni sonore sconnesse tra loro: “Prophecy of The Dragon” cade inaspettatamente in una sezione di chitarre metal, mentre “7 Horses” combina uno strano mix di reggae e articolati riff pensierosi e riffy; Salviamo”Flexorcist”, traccia veramente accattivante e ben suonata che salva, da sola, l’intero disco.
Giovanni Aragona
USCITE DISCOGRAFICHE| 20 SETTEMBRE
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FIDLAR – SURVIVING THE DREAM
(punk-rock)
(Stefano Bartolotta)
BEAUTIFY JUNKYARDS – NOVA
(psych acid folk/elettronica)
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CASSIE RAMONE – SWEETHEART
(garage, indie pop)
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ORION SUN – ORION
(soul/r&b/hip hop)
(Albino Cibelli)
THE KILLS – HAPPIER GIRLS SESSIONS (EP)
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TERRY GROSS – HUGE IMPROVEMENT
(noise rock, psych rock, experimental)
(Albino Cibelli)
MANU CHAO – VIVA TU
(Latin Alternative, Reggae, Alternative Rock)
(Giovanni Aragona)
PHOTAY – WINDSEPT
(elettronica, ambient)
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KATY J PEARSON – SOMEDAY, NOW
(art pop)
(Giovanni Aragona)
BRANT BJORK TRIO – ONCE UPON A TIME IN THE DESERT
(stoner rock)
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NUBYA GARCIA – ODYSSEY
(nu jazz)
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HONEYGLAZE – REAL DEAL
(indie rock)
(Giovanni Aragona)
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