19/09/2024
uscite discografiche - www.infinite-jest.it
Uscite discografiche con Foster the People, Charly Bliss, POM POKO, HORSE JUMPER OF LOVE, Hamish Hawk, Ray LaMontagne, Rosie Lowe...

FOSTER THE PEOPLE – PARADISE STATE OF MIND 
(synth pop)

Apriamo queste uscite discografiche con il ritorno dei Foster The People giunti al loro quarto album in carriera. La band, dall’ottimo esordio intitolato Torches del 2011 non è più riuscita a confezionare clamorosi album e, anche in questa nuova offerta, il risultato è gradevole ma per niente memorabile. Paradise State of Mind è intriso di nebbioso pop infarcito da ballate discrete. Un disco giocato sul campo di un revivalismo solo illusoriamente “nuovo” capace di muoversi in un perimetro  strumentale molto appariscente e per nulla innovativo. 

Giovanni Aragona


POM POKO – CHAMPION
(indie pop)

Un passo indietro, nel vero senso della parola, per una band che invece di maturare fa passi indietro. Champion riflette infatti sugli anni della post adolescenza, sui cambiamenti che si sperimentano durante i 20 anni e sulle amicizie forgiate ai tempi dell’università. Una scelta strana per una band in pista ormai da anni e da cui ci si aspettava un passo diverso per questo terzo lavoro in studio. Anche dal punto di vista sonoro il 90% delle canzoni non riescono a spingere la band verso quel passaggio di maturità auspicato, se pur qualcosa, molto molto all’orizzonte si ode: “Big Life” è la traccia della speranza. Chissà, il potenziale non manca di certo. 

Giovanni Aragona


HAMISH HAWK – A FIRMER HAND
(art rock)

Uscite discografiche con un bel personaggio: all’inizio di quest’anno Hamish Hawk ha firmato con So Recordings e ha così pubblicato questo nuovo album A Firmer Hand è un vortice art rock che vive in una cornucopia di paesaggi sonori, a volte espansivi ed esuberanti, ad altri calmi e ragionati. Al primo ascolto ha un senso travolgente dell’intimo, in cui Hawk mette tutto se stesso per lcoinvolgere ‘ascoltatore e spiazzarlo. Diventa chiaro che questo è un album sulle relazioni tra gli esseri umani uomini e il nostro eroe mette alla base narrativa  amici, familiari, amanti e colleghi. Hawk è un artigiano delle parole e usa il linguaggio per esprimere la sua personale visione di chi abita il mondo. A Firmer Hand è un noir indie rock sensuale e ben costruito che crescerà ascolto dopo ascolto.

 

Giovanni Aragona


CHARLY BLISS – FOREVER
(power pop)

Dopo aver pubblicato il loro debutto Guppy nel 2017, seguito dal più lucido Young Enough nel 2019, il quartetto americano/australiano dei Charly Bliss ora presenta Forever, il loro primo album in cinque anni.

I primi tre singoli pubblicati a inizio anno hanno ottenuto una reazione un po’ mista da parte dei fan, poiché la band si allontana ulteriormente dal suono fuzzy che inizialmente li ha contraddistinti e fatti conoscere nei circoli indie. Anche se questa non è necessariamente una cosa negativa di per sé, sembra che il loro passaggio dal rock alla sensibilità pop, abbia decisamente deteriorato il suono. Il tempo di Avril Lavigne è per fortuna finito da un pezzo e nel 2024 non è solo anacronistico ma insulso.

Giovanni Aragona


HORSE JUMPER OF LOVE – DISASTER TRICK
(Slowcore, Shoegaze)

Uscite discografiche con il miglior album di questa settimana. Rimanendo fedeli ai tanto cari suoni rallentati del loro tradizionale slowcore, i ragazzi di Boston capitanati da Dimitri Giannopoulos, con il passare degli anni sono riusciti a smarcarsi sempre più dalle restrizioni imposte dal genere. Se un tempo erano i tempi lenti a prevalere, in Disaster Trick vengono sbattuti in prima pagina tanti, tantissimi arpeggi di matrice math, tanti controtempi, ma soprattutto  una caterva di feedback di shoegaziana memoria.

Bastano le due strimpellate e il primo affondo distorto del disco (in Snow Angel, ideale ponte tra my bloody valentine e Nothing), per rendersi conto di trovarci di fronte ad un disco dal potenziale enorme. Ci pensano poi, tra le tante belle canzoni, “Wink”, “Gates of Heaven” e “Heavy metal” a confermare il tutto. C’è poco altro da dire, le 11 canzoni qui presenti dicono tanto di questa band. E confidando in qualche futura data europea, speriamo di sentir parlare sempre più spesso

Davide Belotti


STARFLYER 59 – LUST FOR GOLD 
(shoegaze, alternative rock)

Al 17esimo album in trent’anni di onorata attivita’ discografica, Jason Martin, capobanda dei californiani Starflyer 59, prova il nostalgico e legittimo desiderio di riconnettersi alla gioventu’ “quando la musica suonava nuova ed eccitante e il futuro era apertissimo”.Tornare a provare l’eccitazione nel processo di creazione del suono primigenio era l’obiettivo, che viene centrato senza difficoltà in 37 minuti cui basta davvero poco per far tornare indietro il calendario al 1994 circa, se non fosse per certe inflessioni quasi “gothic” della voce piu’matura del Nostro.

Un ascolto onesto, di facile presa sugli appassionati dello shoegaze piu’chitarristico, di quelli che non cambiano la vita, ma che tuttavia contribuiscono nel loro piccolo a farla scivolare dolce e malinconica il giusto. Tra gli highlits si segnalano “909” e “No Sweat”.

Albino Cibelli 


ROSIE LOWE – LOVE, OTHER 
(neo soul, trip hop, singer-songwriter)

Spazio in queste numero di uscite discografiche alla talentuosa Rosie Lowe e al suo nuovo album. Nell’ormai florida scelta soul/jazz underground di artisti del calibro di Jorja Smith, Dave Okumu, Yazmin Lacey tutti attingono a una sorgente di groove introspettivo britannico unico che attraversa non solo Massive Attack e Nightmares On Wax, ma anche ai seminali Sade e agli amanti del rock in generale. 

In questo spazio si colloca perfettamente il terzo album solista di Rosie Lowe. Nell’ultimo decennio, ha mostrato una grande quantità di gamma, portando l’indie sperimentale in lidi compositivi post-classici lavorando con talenti anticonformisti come Little Simz, Jay Electronica e Duval Timothy. Se a questo aggiungiamo una produzione di scientifica precisione che amabilmente sostiene deliziosi breakbeat, il risultato è soddisfacente. Ci sono momenti intriganti come il funk frastagliato  di “Berzerk” e il canto agrodolce di “Something”, ma tutto è ben collocato all’interno di una scaletta composta da 15 canzoni condensate in poco più di mezz’ora. Un disco proiettato al futuro, intelligente e coraggioso. 

Giovanni Aragona


THE SOUNDCARRIERS – THROUGH OTHER REFLECTIONS
(psichedelia, cinematic,experimental)

“S’adda sape’fa’”, recita il motto di un pizzaiolo napoletano celebre anche grazie al web, e non è propriamente immediato inoltrarsi in quell’enciclopedia di suoni che nomi come Stereolab e Broadcast hanno popolarizzato e trovare una propria identità. I Soundcarriers da Nottingham ci sono riusciti e dopo “Wilds”(2022), tornano con un lavoro che bilancia ancora meglio il loro mix di “grooves,tunes and weirdness”.

Psycho-folk/pop,tropicalismo,library music, piccoli scampoli d’elettronica, arrangiamenti barocchi senza ridondanze, e le voci prese per incantamento di Leonore Wheatley e Dorian Conway. E volutamente tralasciamo tanto altro, lasciandolo alla vostra immaginazione, sottolineando solo, nei testi, “una certa disillusione su come le cose stanno andando dopo 40 anni di neoliberalismo” e pertanto “il desiderio di fuga in un tempo immaginato tipico della folk song, più urbano che pastorale”.  Una nuova delizia per le orecchie in questa tornata di uscite discografiche. Tra gli highlights: “Behind The Fire”, “Already Over”, “With Us For Now”.

Albino Cibelli 


RAY LAMONTAGNE – LONG WAY HOME
(country, folk rock)

Mezz’ora appena e la nona pratica lunga è liquidata. Con la sicurezza di chi naviga espertamente e con successo non da vent’anni (l’esordio “Trouble” è del 2004) ma almeno dal doppio nei mari del music biz, Ray Lamontagne ha fortunamente voglia di cercare l’atmosfera giusta e di far le cose per bene. E la “sfanga” con apparente agilità, facendo prudere il naso al Neil Young “harvestiano” (“And They Called Her California”), Van Morrison (“My Lady Fair”) e almeno a una mezza dozzina di soul men della Stax dei primi ’70 (“l’iniziale “Step Into Your Power”), almeno quelli ancora tra noi.In chiusura, la malinconia lieve nei suoni e intensa nel sentimento della title track, che fa venir voglia di ripetere il giro per intero per essere ascoltata infine in maniera anche piu’partecipata. Il solito bravo ragazzo, in parole povere.

Albino Cibelli 

 


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