HALF• ALIVE – PERSONA
(indie pop)
Uscite discografiche della settimana che partono Da Long Beach (California) alla conquista dell’Europa: potrebbe essere questo il manifesto degli Half Alive, giunti con Persona, al loro terzo album in carriera. Reduci dall’ultimo Conditions of a Punk del 2022, la band è chiamata alla prova più importante della carriera: quella del terzo album, sempre un passo molto delicato specie per una band che ha sempre confezionato un indie pop molto semplice e senza arzigogolati suoni. Persona è un bel disco e la proposta indie pop risulta al solito fluida, gustosa e molto piacevole. Quello che emerge (e non è poco in periodi oscuri) è che in tutti i 31 minuti, a vincere è il relax. Annoiati e tristi? è l’album adatto.
Giovanni Aragona
WARMDÜSCHER – TOO COLD TO HOLD
(post punk, art rock)
Il visionario e lisergico quinto album dei Warmduscher si apre con un messaggio di Irvine Welsh. Potrebbe già bastare questo per far capire l’andazzo del disco fatto di suoni visionari e lunghi fiumi di acidi scomposti e fagocitati. La band approfondisce ancora di più i ritmi ipnotici che sono sempre stati centrali nel loro approccio e, con l’aiuto di alcuni alleati importanti come Lianne La Havas e Janet Planet di Confidence Man, crea un album simile a un viaggio psichedelico. Too Cold To Hold convince dall’inizio alla fine: per coloro che non hanno familiarità con il gruppo londinese, è il modo perfetto per diventare un fan. Per noi che già conosciamo le scorribande della band, l’attesa di ammirarli live aumenta spasmodicamente. Come non perdersi ascoltando un capolavoro come Top Shelf? Il miglior lavoro di questa settimana di uscite discografiche.
Giovanni Aragona
SOFIE ROYER – YOUNG-GIRL FOREVER
(art pop)
Da noi attenzionata già da tempo, SOFIE ROYER torna con il suo terzo album, “Young-Girl Forever”, un sogno scintillante dell’arte femminile nel 21° secolo. Affrontando il capitalismo, l’esistenzialismo e l’appartenenza, Royer affronta questi argomenti a testa alta con un corpo di lavoro onnicomprensivo. Dai sintetizzatori scintillanti alle ruminazioni multilingue, Royer esplora senza scuse l’espressione artistica in capacità sconfinate tra art pop e sintetizzatori corposi. Talentuosa come poche nel suo genere.
Giovanni Aragona
MISHA CHYLKOVA – DANCING THE SAME DANCE
(avant-folk, songwriting)
Con le uscite discografiche di questa settimana, ci occupiamo anche di un’artista che arriva dalla Repubblica Ceca, passando per Londra e con la residenza attuale a Milano. Misha Chylkova pubblica ora il proprio disco d’esordio dopo un percorso durato alcuni anni nella scena avant-folk della capitale inglese, sotto l’egida di un’etichetta attenta come la Gare Du Nord e con l’aiuto di musicisti importanti come Darren Hayman (già leader degli Hefner) e Ian Button (Death In Vegas).
Musicalmente, il disco è un punto di incontro tra le suggestioni date dalla limpidezza melodica e vocale e quelle date dal concetto di circolarità dei ritmi e dei giri strumentali, così in pratica le canzoni vanno avanti a brevi momenti che si ripetono ma che progressivamente apportano piccoli cambiamenti, quasi impercettibili, che acquisiscono importanza man mano che il brano si sviluppa e l’ascoltatore si ritrova portato da un’altra parte rispetto al punto di partenza senza che quasi se ne accorga, visto che, appunto, il percorso è accompagnato da melodie accessibili e un timbro vocale rassicurante.
Name dropping
È davvero un modo di fare musica che, da un lato, chiama facilmente il cosiddetto name dropping, nel senso che si potrebbero citare davvero molti riferimenti (personalmente a me sono venuti in mente sia le idee che stanno alla base della musica di Elliott Smith che i suoni e le atmosfere di certi progetti islandesi come Sòley, Samaris e Sin Fang), ma dall’altro mostra un’ottima personalità perché si capisce che c’è una forte identità in queste canzoni, visto che l’unione delle caratteristiche che ho descritto è chiaramente frutto di scelte artistiche provenienti da un’ispirazione propria. Un ascolto, in definitiva, consigliato a chi ama cullarsi in atmosfere oniriche ma senza rinunciare a melodie da seguire e da cantare.
Stefano Bartolotta
FAZERDAZE – SOFT POWER
(alt-pop, songwriting)
Ci spostiamo ora in Nuova Zelanda per le uscite discografiche di questa settimana. Sei nata a Wellington nel 1993, e a soli 24 anni arrivi al disco d’esordio che esce per un’etichetta di riferimento della tua Nazione come la Flying Nun. Cosa potrebbe andare storto? Evidentemente qualcosa sarà successo a Amelie Murray, visto che il secondo disco arriva solo ora e che, presentandolo, l’artista parla di un lavoro creato negli anni più bui, solitari e difficoltosi della propria vita.
Per fortuna, la Flying Nun è rimasta al suo fianco e ha pubblicato anche questo nuovo LP, il cui primo ascolto è convincente. Un po’ dream, un po’ fuzz, un po’ ritmato, soprattutto con molti momenti in cui questi tre aspetti sono uniti insieme, e certamente non è facile immaginarsi come si possibile, ma basta ascoltare e si capisce che Fazerdaze e il suo team ce l’hanno fatta e hanno creato una serie di canzoni in perenne equilibrio tra diverse anime e sempre intriganti. Si batte il piedino, si lascia andare la mente e ci si lascia scombussolare con piacere dalle dissonanze.
Stefano Bartolotta
DU BLONDE – SNIFF MORE GRITTY
(alt rock, indie-rock)
Arrivata al quarto lavoro in studio, Beth Jeans Houghton, in arte Du Blonde, ha deciso di fare tutto da sola. Sniff More Gritty é stato infatti prodotto, scritto e quasi tutto suonato da Houghton, che in questo modo riesce a garantire una libertà creativa totale. Sniff More Gritty è un lavoro permeato da sonorità punk molto vicine ai tanti prodotti usciti nei primi anni duemila, ma a cui Du Blonde riesce a imprimere un segno personalissimo. L’opener, Perfect, accoglie l’ascoltatore, fuorviandolo, con un coro quasi angelico e chitarre gentili ma in realtà l’album è molto energetico e disegnato da un’ironia che tiene il ritmo sempre altissimo.
È su questo gioco delle parti, fra punk e pause eteree, Out of A Million, che si reggono i dodici brani, capaci di mantenere un livello alto, senza mai cedere alla stanchezza. Le chitarre giocano un ruolo fondamentale in questo: sporche, ruvide e all’occorrenza cupe, sono la struttura portante del disco. Verso la fine dell’album troviamo dei featuring che aggiungono un tocco di luccichio: Skin, Next Big Thing, Paul Smith dei Maxïmo Park e Ross Millard di The Futureheads, Radio Jesus. Quello che Du Blonde ha realizzato è un disco libero, che aderisce perfettamente al suo essere musicista.
Chiara Luzi
ALTRI ALBUM USCITI OGGI:
POPPY – NEGATIVE SPACES
(nu metal, industrial metal)
LINKIN PARK – FROM ZERO
(nu metal)
CLARA LUCIANI – MON SANG
(French pop, indie pop)
THE GREEN CHILD – LOOK FAMILIAR
(indietronica)
WALLICE – THE JESTER
(indie pop)
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