
BON IVER – SABLE, fABLE
(indie, art- folk, indietronica)
Apriamo queste uscite discografiche con un disco atteso. Anticipato lo scorso anno dall’uscita dell’Ep, SABLE, e da due singoli pubblicati nei primi mesi del 2025, esce finalmente SABLE, fABLE, nuovo attesissimo lavoro di Bon Iver. Il doppio disco riflette la duplice natura di un viaggio sonoro che si muove fra ombra e luce, minimalismo e grandiosità, intimità compositiva e un coinvolgimento emotivo che solo un Vernon ‘at his finest’ poteva regalarci. L’album è diviso nettamente in due parti, la prima, SABLE, livida di ombre e vicina alla natura indie-folk, è composta dai brani contenuti nell’Ep.
Prodotti in un momento di rottura interiore, esplorano sentimenti di malinconia, paura e solitudine, disegnati da chitarre acustiche, S P E Y S I D E, e da quel falsetto riverberato che conosciamo bene, capace di arrivare sotto la pelle dell’ascoltatore in maniera spietata. Il secondo disco, fABLE, perfetta controparte del primo, è più articolato: composto da nove brani solari e luminosi ma al contempo eterogenei e ricchi di sonorità elettroniche, Everything Is Peaceful Love, si sviluppa in maniera impetuosa.
In questo disco le voci si moltiplicano, non solo perché compaiono cori pieni e maestosi, ma anche per i featuring di Danielle Haim, Dijon, Flock of Dimes, che arricchiscono le texture sonore in cui synth e piano si mescolano perfettamente. In questo album convivono le due nature di Vernon, la parte introversa e quella speranzosa; convivono anche le sperimentazioni e il viaggio fra i generi che nel corso degli anni Bon Iver ha esplorato nei suoi lavori. Il risultato è così naturale ed emozionante che ascoltando SABLE,fABLE improvvisamente ci ricordiamo, qualora lo avessimo dimenticato, che Vernon è ancora uno dei migliori.
Chiara Luzi
THE BIRTHDAY MASSACRE – PATHWAYS
(Gothic Rock, Industrial Rock, Synthpop, Darkwave, Synthwave)
Se c’è una critica che si è sempre fatta ai The Birthday Massacre, anche tra i loro sostenitori di lunga data, è la ripetitività. Synthrock dalle tinte dark e alternative, malinconico ma giocoso, che si rifà all’estetica alternativa del goth moderno. Ma è da questa consapevolezza che sorge l’interesse per Pathways, il loro decimo album in studio, che sembra presentare un tentativo di variegate la formula e fare epic rock “serio”. Una copertina ambientata nella realtà e nel presente, più vicina ai toni del grigio che a lilla e violetto, in cui persino l’icona tipica della band – il coniglio – appare quasi invisibile, in ombra. È ora di cambiare rotta e percorrere “sentieri” inaspettati.
Si può quindi confermare, sin dalle prime note di Sleep Tonight, che Pathways è un’evoluzione, un passaggio stilistico da Tim Burton a Yorghos Lanthimos. Le chitarre sono più aggressive, la commistione con i sintetizzatori più forte e pesante. Persino Chibi, che non può cambiare voce da un momento all’altro, sembra mantenersi quanto possibile su un registro più serio e severo. Anche i pezzi più lenti e cadenzati, come The Vanishing Game, si caricano di walls of sound possenti, con un assolo di synth di grande peso. Senza dire dei momenti davvero sorprendenti, come l’assolo acre di Whisper.
Flaminia Zacchilli
I CANI – POST MORTEM
(alt-pop, songwriting)
Questa settimana di uscite discografiche è stata anche caratterizzata dal ritorno a sorpresa del progetto di Niccolò Contessa, a ben nove anni dall’ultimo album. Ognuno dei lettori ha, inevitabilmente, un’opinione ben definita su un nome che ha ricevuto grandi attenzioni nel corso degli anni; pertanto, è probabile che ciò che già pensavate de I Cani influenzi il giudizio su queste nuove canzoni. Il sottoscritto, ad esempio, ha sempre preferito quando Contessa proponeva un suono volutamente lo-fi e più attento all’impatto che alla forma e, per quanto riguarda i testi, quando si guardava attorno rispetto a quando parlava esplicitamente di vicende personali. Ergo, mi piace molto il primo disco, mi piacciono poco i due successivi e sto molto apprezzando questo.
Le influenze
Ciò non significa che il Nostro sia tornato alle origini per quanto riguarda i contenuti della propria proposta, ma, semplicemente, che ha adottato l’approccio del debutto in un contesto completamente diverso. Per quanto riguarda il sound, la ruvidezza e le saturazioni sono più ascrivibili a riferimenti come Beck e, in misura minore, Battiato piuttosto che al bedroom-punk del 2011, mentre i testi hanno uno sguardo d’insieme decisamente più esteso rispetto a quando si osservavano solo le dinamiche della scena indie di allora. Si parla, infatti, di tematiche più ad ampio respiro come le persone che si incontrano nella propria vita (“Io”), la percezione di una distanza sempre più marcata tra chi governa e il popolo (“Davos”), le convenzioni sociali sempre più opprimenti (“F.c.f.t.”), la preoccupante ascesa della superficialità (“Nella Parte Del Mondo In Cui Sono Nato), il tutto con un taglio in perfetto equilibrio tra concretezza e flussi di coscienza.
Il grande pregio del disco è proprio la capacità di lasciarsi ascoltare senza grossi sforzi non concedendo nulla alla facilità tout-court. Le spigolosità e gli affastellamenti sonori avrebbero tutto per far sì che il risultato sia ostico, e invece Contessa è bravo a rendere questi elementi commestibili grazie a groove e torrenti ritmici travolgenti, melodie a fuoco e un’interpretazione vocale basata sulla spontaneità. In definitiva, al di là del mio gusto personale, ritengo che ci siano argomentazioni valide per ritenere questo ritorno un lavoro di gran livello.
Stefano Bartolotta
ALTRI ALBUM USCITI OGGI:
THE MARS VOLTA – LUCRO SUCIO; LOS OJOS DEL VACIO
(art rock, neo psych)

OK GO – AND THE ADJACENT POSSIBLE
(indie-pop)

NELL SMITH – ANXIOUS
(indie-pop)

SPIN DOCTORS – FACE FULL OF CAKE
(alternative rock)

CHIELLO – SCARABOCCHI
(pop punk)

ROYKSOPP – TRUE ELECTRIC
(Downtempo, Electropop, Synthpop)

THE DRIVER ERA – OBSESSION
(Pop Rock, Alternative Rock, Synthpop)

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