The Lamb Lies Down On Broadway, l’ultimo dei Genesis con Peter Gabriel 

The Lamb Lies Down on Broadway è il sesto album in studio dei Genesis, pubblicato il 18 novembre 1974 dalla Charisma Records.

09:54:34  – 18/11/2020


 

Peter Gabriel sta uscendo dal gruppo

Dopo la pubblicazione di Selling England By The Pound, nel settembre del 1973, i Genesis sono all’apice: hanno inanellato una sequenza di quattro album che sono un rossiniano crescendo qualitativo, per la prima volta ottengono il riscontro unanime della critica, ma soprattutto vendono bene, complice anche il primo single che riescono a piazzare nella Top 10 UK, I Know What I Like (In Your Wardrobe). Le cose non potrebbero andare meglio, ma nel giro di pochi mesi cominciano a sentirsi i primi scricchiolii provenire dalle fondamenta della band.

Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è Peter Gabriel: agli occhi del mondo il cantante è diventato sinonimo della band (ancora oggi si legge sui social, di fan che ritengono proprio The Lamb Lies Down On Broadway una totale macchinazione di Gabriel), e tale sovraesposizione – o meglio questo misunderstanding che nel 1980 diverrà il titolo di un brano di Duke – non sta bene a molti dei compagni. Inoltre Gabriel comincia a sentire i panni della rock star piuttosto stretti. L’artista è alla ricerca di sbocchi che trova nell’interesse del regista William Friedkin (L’esorcista) con il quale nasce una collaborazione che si risolverà in una bolla di sapone.

Come non bastasse Gabriel vuole infarcire la musica del nuovo disco – scritta soprattutto da Banks e Rutherford in quantità tale da trarne un doppio album – di una storia ‘sporca’, che fonde emarginazione ad allegoria, street-gang e Ade, mentre Mike Rutherford suggerisce una “indietro tutta” a base di Il Piccolo Principe del celeberrimo aviatore/scrittore Antoine de Saint Exupéry. 

Il frontman, infine, sta fronteggiando seri problemi familiari – legati al problematico parto della moglie e al conseguente stato di salute della figlia appena nata – che lo portano a fare la spola tra la sala di registrazione e il luogo dove portare conforto alla compagna e alla piccola sofferente. Chi teorizza che i capolavori nascono come conseguenza di condizioni di contorno ideali è servito.

It’s only knock and know-all but I like it

The Lamb Lies Down On Broadway è un disco che all’uscita ha avuto detrattori tra la stampa specializzata e il pubblico meno attento – quelli che comprendono it’s only rock’n’roll but I like it e sono spiazzati da it’s only knock and know-all but I like it – ma che gli anni ha consolidato come uno dei concept album più importanti del Prog rock e non solo. Tra coloro che hanno dichiarato di averlo consumato a forza di ascolti ci sono star metallare, new wavers, goths, pop stars, insospettabili in tutte le categorie musicali.

Il numero è massiccio e si va da Dave Mustaine (Megadeth) a Gary Beers (bassista degli INXS) che ha dichiarato “The Lamb Lies Down On Broadway is the best prog rock album ever made and it’s still my favourite record”. 

Probabilmente tra questi c’è anche qualche notabile rappresentante del punk, nonostante il mancato outing, perché da lungo da tempo sostengo che Back In N.Y.C. ha i crismi proto-punk: non solo è la canzone più dura dei Genesis musicalmente, ma anche la più cruda per quanto concerne le parole, e il modo nella quale Gabriel la interpreta. 

Il protagonista del concept Rael, un teppista portoricano, canta di chain-gang, riformatorio, e  “non mi interessa chi colpisco, con chi sbaglio”, “stando seduto nella tua comodità non credi che io sia reale / non puoi comprare protezione dal modo in cui mi sento / I tuoi ipocriti progressisti distribuiscono la loro spazzatura / ma prima era mia, quindi la ridurrò in cenere”, “quando tiro fuori la bottiglia piena di benzina / puoi vedere dagli incendi di notte dove è stato Rael”. E Gabriel è quello che fa sul palco: il tour precedente mimava di falciare il prato e ora tira bottiglie molotov. Prima della ciliegina rosso sangue sulla torta acida, acidissima: “non c’è tempo per una fuga romantica / quando il tuo soffice cuore è pronto per lo stupro”.

I Genesis, The Lamb Lies Down On Broadway e le regole del gioco

Quale altra band cantava questa parole, distorte, di ribellione cieca – “no future” appunto – nel 1974? Che i Genesis abbiano cambiato le regole del gioco si coglie a prima vista: la copertina in bianco e nero per la prima volta, un fotomontaggio come mai in precedenza, il lettering del nome tutto svolazzi di Paul Whitehead che era un marchio di fabbrica sostituito da un carattere spigoloso, tagliente come “Rael – electric razor”.Certo rimangono i riferimenti mitologici (The Lamia), la fantasia grottesca (The Colony of Slippermen), il soprannaturale (Here Comes the Supernatural Anaesthetist), il fantasy (Cuckoo Cocoon), la parodia (Counting Out Time), la distopia (The Grand Parade of Lifeless Packaging).

Ma anche lo sfondo sonoro è diverso, la patina di levigatezza dai colori vividi che circondava Selling England By The Pound è stata strofinata, almeno in parte, con la carta vetrata. Fly On A Windshield è un heavy wall of sound,  Lilywhite Lilith dettata da un riff graffiante, The Waiting Room una jam dissonante, Silent Sorrow In Empty Boats e Ravine ambient (all’album partecipa anche Brian Eno).

Conclusioni

Una mareggiata di suoni per tanti versi innovativa rispetto al registro tipico della band, sebbene i Genesis delle grandi partiture ‘romantiche’ siano altrettanto presenti:  In The Cage, Hairless Heart, The Carpet Crawlers, The Chamber of 32 Doors,  Anyway, The Lamia ne sono esempio lampante e di caratura assoluta. 

E poi la prova superlativa, quasi superfluo annotarlo, di ogni musicista. Banks onnipresente ma quanto mai prodigo nell’uso del pianoforte, Hackett sempre più maturo e importante, Collins magistrale, Gabriel all’apice come mai prima – e dopo – nonostante sappia di essere ai saluti, Rutherford concentrato e affidabile sul basso. Se il compromesso per barattare la libertà di Gabriel doveva essere questo, allora valeva la pena: The Lamb Lies Down On Broadway è la coda lunga e brillante della cometa Genesis. No, it’s not only rock’n’roll. And I love it just for that.

Andrea C. Soncini

 

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