The Greatest, a quindici anni dal vellutato blues targato Cat Power

The Greatest è il settimo album della cantautrice statunitense Chan Marshall, meglio nota con lo pseudonimo di Cat Power.

13:07:16  – 20/01/2021


La forza di un diluvio improvviso trascina via con sé tutto quello che trova sulla sua strada, lasciando polvere e macerie, ricordandoci che non siamo invincibili. Cat Power ne ha visti tanti di diluvi, li ha superati, ha raccolto i pezzi, medicato le ferite e ricominciato ogni volta. È una combattente dalla voce di velluto Chan, e i guantoni d’oro che troneggiano sulla copertina di The Greatest lo urlano chiaro ai quattro venti.

Cat Power e l’album dal cuore blues

The Greatest uscì il 20 gennaio del 2006, ha solo, o di già, quindici anni ma è uno di quei dischi che sembra esistere da sempre. Intriso di nostalgia, fumo di sigarette e sonorità blues, il settimo lavoro in studio di Cat Power segna uno stacco dalla precedente produzione, più vicina all’universo indie. È proprio il blues l’elemento che maggiormente caratterizza questo lavoro, inciso a Memphis assieme a musicisti incredibili tra cui Teenie Hodges, Leroy Hodges, Steve Potts.

Nuotare con gli squali

L’atmosfera che i dodici brani tratteggiano è quella afosa e calda dell’America meridionale, fatta di alberi secolari, ville decadenti e bar legnosi in cui forte è l’odore del whisky. È in uno di questi bar che ci si aspetta di trovare Chan Marshall, su un palco piccolissimo, avvolta dai rivoli di fumo di mille sigarette mentre è intenta a soggiogare il pubblico con la sua voce.

La nostalgia, il rimpianto, la disillusione sono il filo conduttore di tutto il disco. Viaggiano delicati sulle note dolcissime dell’omonima opener, una incredibile ballad in cui piano e archi dialogano perfettamente. È un’ode ai vinti, a chi travolto dal diluvio di cui sopra, riesce ad alzarsi e resistere. Questi sopravvissuti sono fatti della stessa pasta di Chan, nuotano con gli squali (we swim with sharks) in Lived in Bars, il cui registro si fa più ritmato pur mantenendo inalterata la nota malinconica. Ne escono interi e si struggono per amore, Where is my love, pezzo che si muove sospeso a mezz’aria, in cui di nuovo piano ed archi si intrecciano con la voce della Power.

Blue Velvet

Una delle caratteristiche che salta più all’orecchio di chi ascolta è la naturalezza con cui questi brani sembrano essere stati composti. Non si percepisce stanchezza o difficoltà di scrittura e di esecuzione, mai, tutto fluisce perfettamente. La Power domina ogni pezzo, sa cosa fare e come farlo. La voce, morbida ed elegante come un drappo di velluto blu, sempre impeccabile, riesce ad entrare nella mente e nella pancia dell’ascoltatore. Sia nel suo essere più piena, Living Proof, o intensa e tormentata, Willie. Viene tecnicamente usata con grande naturalezza, soprattutto quando è il solo punto di appoggio di tutto il brano, Hate. In questo pezzo il pathos e la rabbia salgono pian piano senza mai arrivare ad un culmine. L’esplosione avviene immediatamente dopo nella graffiante  Love and Communication, la cui chitarra in apertura sembra svegliarci bruscamente e riportarci a terra.

Conclusioni

The Greatest è un album che al momento della sua uscita divise il pubblico, trovando disappunto in chi si aspettava un seguito di You Are Free. Oggi invece siamo abituati ai cambiamenti di quest’artista che si muove tra diversi stili senza mai perdere la sua impronta. A quindici anni dalla sua uscita possiamo dire che questo rimane uno dei dischi più sinceri ed intimi di Cat Power che ha fatto ciò che le riesce meglio, cantare con schiettezza e passione le disillusioni della vita.

Chiara Luzi

LEGGI ANCHE ——-> Cat Power: due concerti a giugno in Italia

LEGGI ANCHE ——-> ‘If I should Fall From Grace With God’, il disco della maturità dei Pogues

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *