26/04/2024
'The Universe Inside' è l'ottavo album in studio dei Dream Syndicate. Il disco è stato prodotto dalla fedele etichetta, ANTI- Records.

 

 

Etichetta: ANTI- Records
Genere: psych rock
Release: 10 aprile 

La seconda giovanezza dei Dream Syndicate

Da quando sono tornati ad incidere con regolarità, nel 2017, i Dream Syndicatestanno vivendo una sorta di seconda giovinezza. I 2 dischi precedenti, How Did I Find Myself Here? These Times, fotografano una band che non si limita a riproporre in maniera scontata le sonorità che li hanno resi celebri negli ’80, ma che mostra l’entusiasmo, l’energia e la voglia di sperimentare di un gruppo di ventenni. Merito dell’alchimia e dell’amalgama creatosi nella creatura di Steve Wynn, che adesso include, oltre ai fidi Mark Walton e Dennis Duck a basso e batteria, il compare Paisley Chris Cacavas alle tastiere e l’eclettico chitarrista Jason Victor (coi contributi preziosi di Stephen McCarthy al sitar e Marcus Tenney al sax).

The Universe Inside prosegue in quella direzione, anzi spinge ancora di più l’acceleratore verso territori finora inesplorati. E’ un disco che nasce da lunghe jam in studio, poi assemblate in fase di registrazione con un metodo non difforme da quello utilizzato da Theo Macero in Bitches Brew di Miles Davis, come dichiarato dallo stesso Wynn. C’è un mood jazzato, che pur evocato in passato (vedi un brano come John Coltrane Stereo Blues) non era mai stato praticato.

Il cuore del disco

I brani sono lunghi e dilatati. Si parte subito col botto coi 20 minuti di The Revelator. basso pulsante alla Tuxedomoon, batteria metronomica, chitarra liquida, voce filtrata e cattiva. Quando entra il sax sembra di essere in un film noir o in romanzo di James Ellroy. Crescendo corale e finale a sfumare. The Longing è il più vicino alla forma canzone tradizionale, ballata notturna e nostalgica.Apropos Of Nothing è la più psichedelica del lotto, vicina a certe cose dei Rain Parade, ti trasporta nel mondo di Alice, con Wynn nel ruolo del cappellaio matto.Dusting Of The Rust e sì, la ruggine è decisamente sparita dall’ingranaggio, è uno dei pezzi più atipici del loro repertorio, sembrano gli Heliocentrics o i nuovi alfieri del jazz cosmico figli di Sun Ra. Si chiude con le sonorità lunari e crepuscolari di The Slowest RenditionUn disco che è un’alta dimostrazione di vitalità e creatività. Lunga vita al sindacato del sogno.

 

Gabriele Marramà

 

 

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