‘Superunknown’ dei Soundagrden: il White Album del Grunge

Prodotto da Michael Beinhorn, Superunknown è il quarto album in studio dei Soundgarden, pubblicato l’8 marzo del 1994 dalla A&M Records.

12:31:39  – 08/03/2021


Nel Giardino del Suono di Superunknown

Cosa aggiungere a quanto già detto e scritto sulla meravigliosa epoca d’oro di Seattle, divenuta centro nevralgico del nuovo alternative rock mondiale? Al netto di qualche band salita indebitamente alla ribalta sfruttando l’hype del momento la città periferica è riuscita a partorire l’ultima vera grande rivoluzione rock.

Ma, tant’è, resta innegabile il magnetismo di una scena che genere musicale non è, se per genere si intende comunione di stili e influenze. Il grunge è stato comunione di intenti, di approccio, di attitudine, ma a differenza del punk o del rap, non condivisione di stile, nemmeno in origine. Cosa accomuna il punk viscerale dell’esordio nirvaniano, l’hard radiofonico di Ten e il post metal che miscela con sapienza Black Sabbath e Led Zeppelin dei primi Soundgarden (“Led Sabbath” vennero definiti dalla sapiente penna di uno dei loro primi recensori)? Forse nulla, a parte la provenienza geografica. 


Dalle ceneri al successo planetario

E proprio i Soundgarden di Chris Cornell sono stati tra i più rappresentativi delle band di Seattle: tra i primi a incidere sull’etichetta simbolo della città (il primo EP su Sub Pop esce nel 1987) e tra i primi a passare a una major (Louder Than Love, su A&M, è del 1989) si ritrovano sempre in qualche modo coinvolti in quanto di meglio esce, musicalmente parlando, dalla città.

Chris Cornell è il deus ex machina del primo e più importante supergruppo di area grunge (con componenti dei futuri Pearl Jam e alla batteria Matt Cameron dei Soundgarden e poi PJ), che nel 1991 incide l’omonimo Temple of the Dog, disco capolavoro, requiem per Andrew Wood, amico fraterno di Cornell e leader dei Mother Love Bone, morto di overdose l’anno prima. 

E poi nei due anni cruciali del grunge, il fatidico 1991 della deflagrazione Nevermind, e il 1994, che con uno sparo autoinflitto quella deflagrazione soffocherà di colpo, i Soundgarden sono in uscita con i loro due dischi più memorabili, rispettivamente Badmotorfinger, contenente alcuni dei loro singoli più memorabili, sublimazione (con perfino qualche concessione al facile ascolto) della prima stagione della band, e Superunknown, uscito l’8 marzo 1994, a meno di un mese dal suicidio di Cobain.

Nel Superignoto dei Soundgarden

Superunknown distilla tutto il bagaglio precedente dei Soundgarden, che si muove tra le trame di un post metal che alterna momenti dall’incedere flemmatico e pachidermico (Loud Love e Outshined, per citare gli episodi più paradigmatici) ad altri di improvvisa, fulminea accelerazione (le cavalcate post metal Jesus Christ Pose e Rusty Cage, dal disco precedente), ma lo porta a un livello più alto, sterzando verso influenze di psichedelia hard britannica (alla stregua dei migliori Zeppelin), il tutto a supporto della voce di Cornell, divenuta ormai tra le più riconoscibili del panorama alternative rock mondiale. 

Il disco esordisce in vetta alle classifiche americane, Cornell è ormai un’icona e l’album diviene un instant classic contemporaneo nel giro di pochi mesi, sorretto soprattutto dai leggendari singoli Spoonman, Black Hole Sun e Fell on Black Days. 

Il movimentato grunge bruciato troppo in fretta

Ma anche nei restanti 60 minuti del doppio LP, non si registrano cadute di tono, e anzi piccoli capolavori minori sono disseminati ovunque, senza lasciare spazio a dimenticabili riempitivi: le muscolari Let Me Drown, My Way e la titletrack, la psichedelia hard di Head Down e della strepitosa Like Suicide, l’incedere insolito di Fresh Tendrils e The Day I Tried to Live, la meravigliosamente zeppeliniana Limo Wreck. Superunknown è il disco capolavoro di una delle band più derivative di un genere già di per sé derivativo, ma talmente intelligente e talentuosa da riuscire a rivisitare tutte le influenze e a comprendere con lucidità il potenziale emotivo della loro proposta.

Uno dei dischi migliori mai usciti da Seattle e uno dei più rappresentativi dell’ultimo decennio del secolo. Un mese dopo Cobain con un colpo di fucile si tolse la vita. Il frontman dei Nirvana decide di staccare per sempre la spina al grunge in uno dei suoi anni d’oro, ma consegnandolo direttamente al mito. Oggi che anche Cornell ha deciso di abbandonare questa dimensione, riascoltare Superunknown è, se possibile, ancor di più una lancinante esperienza dell’anima.

Nicolas Merli 

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