Sparklehorse: la bollente estate di ‘Good Morning Spider’

Good Morning Spider è il secondo album degli Sparklehorse pubblicato nel 1998 da Capitol Records e prodotto dallo stesso Mark Linkous. 

15:20:51  – 20/07/2021



Ricorsi storici

E’ il 1996 e Mark Linkous è a Londra per il tour Europeo di Sparklehorse di spalla ai Radiohead, che lo hanno appena incoronato come loro artista preferito, ma qualcosa va storto. Un cocktail di valium e alcol in camera d’albergo, Mark che perde i sensi e resta incosciente per ore, le sue gambe che finiscono sotto il tronco,  il cuore che si ferma, per tre minuti, il manager di Mark in ospedale per dare notizia della sua morte per arresto cardiaco. Poi invece il cuore  riparte e riparte la vita di Mark e la sua riabilitazione, che passa da tre mesi al St Mary’s Hospital di Londra, una serie di interventi chirurgici, il rischio di rimanere sulla sedia a rotelle per sempre, qualche disturbo e i danni di un viaggio andata/ritorno non preventivato.

E’ così che comincia la storia di uno dei secondi dischi più intensi della storia della musica,  un disco che riparte dall’attenzione verso il particolare e una differente percezione delle cose, come lo stesso artista dichiara nella prima intervista post incidente:“Beh, mi ha ovviamente reso più epatico. Mi ha reso più emotivo e più attento alle piccole cose quotidiane ma anche a tutto ciò che mi circonda: persone, bambini, animali, insetti… Cose del genere., ma considerare l’album come una risposta lineare a un trauma riduce in effetti l’album a qualcosa di troppo semplicistico, quasi offensivo nei confronti dell’artista e dell’opera. 

Good Morning Spider, monolite Sparklehorse

Alcune canzoni di Good Morning Spider (incluse le versioni di “Sick Of Goodbyes”, “Happy Man”, “Maria’s Little Elbows” e “Come On In”) esistevano ben prima dell’overdose. “So che alcuni testi che avevo scritto prima dell’incidente sono davvero troppo vicini all’accaduto per risultare casuali ed hanno colpito emotivamente un po’ troppo i miei cari e le persone fidate che hanno i primi nastri, in particolare ‘Come On In’ e alcune altre canzoni”, dichiara successivamente Linkous ad Addicted To Noise. “Il mio manager e alcuni amici avevano quei nastri e si sono spaventati… Mi spiace, ma non credo di aver causato l’incidente volontariamente, non ricordo effettivamente, ma non credo proprio… So che molte di quelle canzoni ed i loro testi erano, non so come altro dirlo… in un certo senso vagamente precognitivi, immagino.” 

Nonostante questo Mark allontana l’idea che Good Morning Spider sia una ruminazione post-infortunio durante le interviste. 

Penso che se rimani in un letto d’ospedale per tre mesi in un paese straniero attaccato a dei tubi ovunque, non puoi fare a meno di rimanere influenzato da questo in qualche modo”, ha detto Linkous al Los Angeles Times. “Ma a volte mi sento un po’ imbarazzato, dato che mi guadagno da vivere scrivendo canzoni, che alla gente piaccia la mia musica a causa delle cose incasinate che mi sono successe.

Penso che sia parte della natura umana, curiosità morbosa.“E penso che i traumi abbiano ispirato la grande arte per così tanti anni da molte persone, e se riesci a farlo con qualcosa di brutto, vuol dire che sei sopravvissuto ai traumi ed agli incidenti, e ti senti fortunato, perché lo sei. Sono molto fortunato a guadagnarmi da vivere senza dover fare l’imbianchino o lavare i piatti, o qualsiasi lavoro in cui occorra grande fatica

E le registrazioni di Good Morning Spider finiscono per essere figlie di un perfetto mix di frustrazione, rassegnazione, meraviglia e gratitudine, che risulterà essere versione più fioca, dolorosa, intima e crepuscolare del disco d’esordio Vivadixiesubmarinetransmissionplot. 

Considerando il cambiamento radicale ed improvviso della vita di Linkous a causa dell’evento catastrofico a cavallo dei due album di Sparklehorse, nulla può essere considerato sorprendente.

Per un po’ di tempo ho avuto davvero paura che la mia morte celebrale per diversi minuti avesse influito sulle mie capacità cognitive e di aver danneggiato l’area preposta alla creatività e a scrivere canzoni. Ho anche dovuto imparare da capo a suonare la chitarra”, ha detto Linkous a Rolling Stone.  In un’intervista del New York Times ha aggiunto che “non poteva scrivere” mentre era in via di guarigione, forse perché “era sotto così tanto farmaco che non riuscivo a pensare con lucidità 

I Brani

A quanto pare, solo il graffiante punk noiosy di  “Pig” e il solenne  folk da camera di “Saint Mary” sono stati influenzati dalla sua convalescenza all’ospedale londinese. “In Pig ero arrabbiato perché non potevo riavere il mio vecchio corpo”, ha detto Linkous al Los Angeles Times nel 1999. “Saint Mary  parla solo delle infermiere che erano così compassionevoli, e poi quella voglia di  di andare in sala operatoria per poter essere sedato e dormire e dimenticare il dolore costante con il quale convivevo. Una volta tornato a casa avevo ancora così tanti dolori fisici da aver chiesto ai miei di nascondere le pistole per non avere cattivi pensieri intorno”.

Ma considerare Good Morning Spider solo come una risposta emotiva, per quanto lineare, a un trauma specifico riduce in effetti l’album a qualcosa di troppo semplicistico, quasi in modo offensivo. In “Cruel Sun” Linkous si confronta in maniera struggente e stravagante con una poesia di Shel Silverstein (“There’s peaches/ In reach/ With leeches/ At heart”), mentre “Maria’s Little Elbows” rielabora abilmente un frammento dei Velvet Underground ” Candy Says” (“Ha detto ‘Sono davvero arrivata ad odiare il mio corpo/ E tutte le cose che richiede in questo mondo’”) per dare corpo al mondo solitario della sua protagonista.

Altrove, i testi di Good Morning Spider esplorano la linea a volte sottile tra conforto e disperazione nelle relazioni romantiche e amicali  (“Hundreds Of Sparrows”) una canzone con gli uccelli protagonisti, ma che descrive l’intimità e il ritorno al  corpo dopo averlo perso per ore, oppure le distanze che ci separano dalla cosa giusta (“All Night Home”), un pezzo di “I Drove All Night” di Roy Orbison che funziona più come una preghiera per un arrivo sicuro, o il sordido abisso che separa la tranquillità esteriore e  le turbolenze emotive sotto la superficie (“Ghost Of His Smile”), dove Mark rievoca fantasmi di insetti ed animali in un mondo difficile per le piccole cose.

l Joe in “Hey, Joe” appartiene a Daniel Johnston, amico fraterno di Mark, di cui nel 2003 poi produrrà il capolavoro Fear Yourself. Nella versione di Linkous, più chiara e completa dell’originale di Johnston, Joe e Jack e il resto dei nomi svaniscono alla luce delle stelle che li sovrasta. Mark ha rinunciato già anni fa ad essere una rock star; ha persino rinunciato all’idea che la musica sia sua, ma piuttosto pensa fortemente di essere un catalizzatore di energie universali:“Le mie canzoni? Non le sento mie. Sono solo un direttore d’orchestra, sono insetti che strisciano soull’erba, nel loro posto naturale,  e io le faccio passare, usando lo spazio e la confusione che lo spazio genera”.

L’organo ambientale di “Chaos of the Galaxy” annuncia “Happy Man” che avrebbe potuto essere una classifica pop punk song di grandissimo successo nelle mani di un produttore di qualsiasi casa discografica, ma Mark decide di seppellire le parole e parte del ritornello sotto il rumore delle onde di una radio AM. Se il punk si basava su spontaneità, volgarità e attitudine, Sparklehorse trova la vita nei dettagli che il punk americano dei 90 ignora.

Solitudine in suoni

Linkous si è costantemente avvicinato alla purezza della musica pop e poi l’ha lacerata con le stranezze e le imperfezioni. “Happy Man” ha un gancio abbastanza populista nel ritornello: “All I want is to be a happy man”, ma quella linea vocale rilascia solo la tensione accumulata nella strofa e nel pre-ritornello, una tensione costruita su uno dei testi più esplicativi di Sparklehorse:”I woke up in a horse’s stomach one foggy morning/ His eyes were crazy and he smashed into the cemetery gates.” Non è roba da radio, nemmeno nello strano ambiente degli anni ’90, anzi forse soprattutto, stereotipato anche nel suo malessere.

Chi avrebbe voglia di vedere il mondo dall’interno di un cavallo?  Sicuramente i Radiohead, Tom Waits, PJ Harvey, Daniel Johnston ed un numero di ragazzi strani, soprattutto europei, che hanno acquistato i CD di Sparklehorse o (più probabilmente) o li hanno più probabilmente scaricati reti. Sparklehorse è stato Soulseek rock, è stato il passaparola tra le persone sensibili e complicate, il genere di ascolti che non faresti mai se non in perfetta solitudine, ben oltre gli Smiths e la musica romantica da camera. Quando Mark cantava, cantava per te e per nessun altro, tranne forse per gli insetti di giugno sull’erba.

La malinconia dopo la violenza

Good Morning Spider è la malinconia dopo la violenza, è il rimpianto più che il rimorso. E’ la voce al telefono di Vic Chesnutt, che doveva apparire nell’album,  ma che poi non è riuscito a partecipare alle sessioni, di cui Linkous ha inserito il messaggio telefonico  di scuse nella canzone “Sunshine”.

Diciassette brani di  natura ed animali, fantasmi e propositi, sogni ed incubi, spazio e volte celesti, stomaci e onde del mare pronte a trasformarsi in tasti del piano e poi in denti di cavallo, una barca che ondeggia tra queste onde, che poi sono tasti e denti,  nel dolore e nell’estasi e che racconta un intero ciclo di vita. 

Anche il titolo di Good Morning Spider è un riferimento ai modi in cui la natura può trasformare un centesimo, ha detto Linkous a CMJ nel 1999:

In Francia qualcuno ci ha detto che c’è una superstizione secondo cui se vedi un ragno di notte, devi esprimere un desiderio, ed il giorno dopo sarà buona giornata. Viceversa se se vedi un ragno al mattino, sarà un giorno triste. A me poi il rumore del ragno che costruisce la tela ricorda quella di un vecchio organo a pompa che ho usato per certe mie registrazioni”.

Registrato in un home studio in una casa rurale fuori Ritchmond in Virginia, che ha ovviamente influenzato la sua atmosfera, è l’espressione più alta dell’espressione rurale che Mark voleva conferire alla sua opera, frutto di quei luoghi, della ricerca compulsiva di tutto quello che sarebbe potuto servire alle registrazioni: un arsenale di tastiere di un negozio dell’usato e apparecchiature scartate. In un’intervista del 1999, Linkous ha elencato alcuni dei suoi attrezzi preferiti: 

Ho un sacco di piccole tastiere economiche e un sic-optigan e un modulo synth che ha un’infinità di suoni diversi”, ha detto a Swizzle Stick. “Molte delle tastiere cheap le ho comprate qui nei negozi dell’usato. Ho un piccolo Casio Sk-1 che ha un campionatore integrato. Il mio microfono preferito l’ho trovato alla discarica. Era su una stazione base CB. Ho questi citofoni wireless degli anni ’50 presi ad un’asta da uno studio dentistico.

Il lusso di poter fare le cose con i giusti  tempi è il motivo per il quale questo disco suona davvero interessante. Posso passare tutto il giorno a cercare nei boschi un disco da arare da usare per un hi-hat e poi spendere tutto il giorno a registrarlo e passare tutto il giorno successivo a cancellarlo.

L’eclettismo di Good Morning Spider

Col senno di poi, l’eclettismo di Good Morning Spider sembra davvero figlio di un approccio rock a forma libera tanto cara ai Guided By Voices, con incontri per nulla casuali, come lo strano canto funebre country-psych “Sick Of Goodbyes”,  co-scritta con David Lowery di Cracker, o attimi in pieno stile  Yo La Tengo che lasciano il posto ad aperture  più evocative guidate da chitarre acustiche squillanti, tastiere inquietanti per ricadere ancora nel pop di matrice orchestrale. La title track è un inquietante strumentale che si regge su un ronzio di un armonium, mentre “Junebug” è un’elaborata  acustica-folk song con percussioni super sparkly. Le distorsioni del suono di Good Morning Spider hanno sempre funzionato come mantello superscintillante per il cavallo nelle notti buie e nei momenti difficili, vero e proprio meccanismo di meccanismo di difesa, tra testi oscuri e profondamente personali e musica storta e proveniente da universi e spazi sconosciuti.

In un documentario del 1998, Mark Linkous regge una vecchia chitarra hollow-body. “Questo… lo vuoi annusare?” chiede al suo intervistatore, che è in piedi dietro la telecamera. “Ha un odore così buono, ha quell’odore di legno vecchio, una cara vecchia signora…”, dice Linkous nel suo leggero accento, “Apparteneva a una vecchia signora che lo suonava in chiesa, è così che è “arrivata a me dal 1960”.

Conclusioni 

La casa rurale in cui si trovano è più vecchia di oltre cento anni, costruita nel 1860 o 1840, Linkous. Vive ad Andersonville, in Virginia, a questo punto, in una vecchia fattoria con sua moglie Teresa e alcuni cani che scorrazzano dentro e fuori dalla cornice. Ha uno studio di registrazione che chiama Static King allestito in una delle stanze.

La telecamera fa una panoramica dello studio ed è un casino: grovigli di cavi che si incrociano su vecchi amplificatori, vecchi registratori, minuscole tastiere Casio degli anni ’80, chitarre graffiate in piedi in un angolo. Sembra meno uno studio di registrazione e più una macchia di bosco nel verde della Virginia, dove le viti penzolano dagli alberi e l’erba brulica di insetti. Nella mia malinconia personale, tra i miei rimpianti, c’è Mark ancora tra di noi, finalmente felice, in quella casa rurale con Teresa, in una estate di fine anni 90 infinita, che si gode il successo nazionale, mai arrivato, per uno dei dischi più sensibili della storia della musica.

Fabio Nirta

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