Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il visionario show dei Beatles

La combinazione che permette di raccontare Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ottavo disco in studio dei Beatles è nascosta in una frase pronunciata da McCartney: “We need to get away from ourselves”

17:55:56  – 02/06/2020


La ri-nascita dei Beatles 

Il 29 agosto 1966, a San Francisco, i Beatles si esibiscono live per l’ultima volta. Il tour aveva fagocitato le energie dei membri della band rendendo insostenibile il peso di essere ‘più famosi di Gesù’. Per i musicisti inglesi si fa impellente la necessità di prendere una pausa dal frastuono, staccandosi momentaneamente da ciò che si è per ritrovare nuova vena creativa. A questo punto fortifica in Paul l’idea di creare una nuova identità per sviluppare un album, fu così che nacque la fittizia banda di ottoni Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band alter ego dei più famosi Beatles.

Una libertà ritrovata 

Nel momento in cui il gruppo indossò questa maschera si crearono nuovi equilibri e sinergie che portarono linfa fresca da trasformare in musica. Il disco fu registrato ad Abbey Road fra novembre del ’66 e l’aprile del ’67 con la produzione del fidato George Martin. I musicisti potevano finalmente comporre senza pressioni, realizzando per la prima volta dei brani che non sarebbero mai stati suonati dal vivo: la vera performance era l’album stesso. Liberi di sperimentare, i quattro continuarono a sviluppare le intuizioni avute con Revolver, incidendo un concept album la cui parola chiave è libertà.

Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, lo show visionario  

Sgt. Pepper’s è realmente uno show, con un inizio, una fine e un encore. Le influenze che confluiscono in questo Lp sono molteplici: l’avant garde, pop, il blues e le sonorità indiane tanto care a Harrison, preponderanti nel pezzo trascendentale da lui composto Within You Without You. McCartney fu senza dubbio colui che giovò maggiormente di questa nuova identità, scrivendo quasi tutti i brani. Ogni pezzo è una finestra che apre squarci temporali (When I’m Sixty Four) o ci mostra storie reali o fittizie. Simbolo della nuova via per liberare la mente, l’LSD e i suoi effetti alienanti sono celebrati nel mondo psichedelico di Lucy in The Sky With Diamonds.

Alienazione che torna nella magistrale A day in the Life, intenso brano composto da due mezze canzoni, una di Paul e una di John, sorretto da un’orchestra di quaranta elementi registrata due volte. La canzone, l’encore dello show, è senza dubbio uno dei punti di massima perfezione raggiunti dalla band e meriterebbe un discorso a parte.

L’eclettismo del disco permette di passare da un pezzo ispirato da una pubblicità dei cereali, Good Morning Good Morning, al racconto di un personaggio circense raffigurato in un poster, Being for the Benefit of Mr Kite!, in cui il suono degli organetti ci trascina in un parco giochi di fine ‘800. Va ricordato che nella stessa sessione di incisione vennero registrati Strawberry Fields Forever e Penny Lane usciti in un 45 giri a parte e mai inclusi nel disco.

Il varco verso nuovi orizzonti 

Sgt. Pepper’s è un lavoro ambizioso che aprì la strada a nuove prospettive e generi, influenzando chiunque in quel periodo faceva musica. L’aver saputo scrollarsi di dosso un’immagine ingombrante permise ai Beatles di tornare a respirare aria fresca, rendendoli capaci di restituirci in musica i colori fluo simbolo metaforico di una generazione in procinto di abbattere muri e creare rivoluzioni. 

Chiara Luzi 

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