‘Sea Change’: la prima metamorfosi di Beck

Sea Change è l’ottavo album discografico di Beck, pubblicato nel settembre 2002 dalla Geffen Records e prodotto da Nigel Godrich.

11:49:53  – 25/09/2021


 

Sea Change è un’espressione idiomatica usata per indicare un ‘cambiamento sostanziale’ o una ‘metamorfosi’. Visivamente questa frase riconduce all’immagine, assai romantica, del mare che nel suo perpetuo movimento cambia aspetto, rinnovandosi drasticamente in caso di furibonde tempeste. Nel 2002 Beck entra in studio nel bel mezzo di una trasformazione personale causata da un forte dolore. Ne esce con il disco che segnerà la sua prima, perché ce ne saranno altre, importante rottura stilistica. Il titolo scelto per l’album fu, manco a dirlo, Sea Change.

UNIRE I PUNTINI

Considerato da molti uno dei suoi lavori migliori, l’LP esce il 24 settembre del 2002 segnando uno stacco con il materiale che l’artista californiano aveva prodotto fino a quel momento. Mentre il precedente disco, Midnite Volture, era caratterizzato da suoni vividi, elettrici e acidi, Sea Change è un lungo morbidissimo abbraccio in cui folk, blues e country sono una scialuppa di salvataggio che naviga lenta nel disincanto. Questo forte cambio di direzione non fu repentino, una eco era già percepibile in Mutations e in diverse B-sides pubblicate nel corso degli anni. Beck doveva solamente tirare le linee e unire i puntini sparsi per creare una nuova forma.

MUTAZIONI

Le registrazioni si svolsero in soli due mesi negli Ocean Way Studios di Los Angeles con la produzione del sempre brillante Nigel Godrich. I brani, incisi in sessioni live, conservano sporadiche tracce delle sonorità lo-fi tipiche della cifra stilistica di Beck. Nonostante questo notevole cambiamento, il lavoro possiede un un’aura di calda malinconia che si fa maestosa quando viene sorretta da eleganti archi, Paper Tiger. 

IL SUONO DEL CAMBIAMENTO

Tutto dentro Sea Change è votato a cantare la solitudine e la desolazione che sopraggiungono alla fine di una relazione, nello specifico quella di Hansen con Leigh Limon. Il dolore è la miccia capace di innescare la ricerca di una nuova consapevolezza, che in questo caso ha il suono di una chitarra country blues lenta e riverberata, Guess I’m Doing Fine. La voce stessa di Beck è mutata, è più profonda e intensa, come se il carico della sofferenza l’avesse arricchita per cantare del vuoto soffocante provocato da una perdita. La desolazione che questa lascia nel momento in cui tutto si compie viene resa da un’altra chitarra, questa volta quasi scordata, che si aggrappa ad una eterea texture di archi, Round the Bend.

UNA MAREGGIATA COUNTRY BLUES

La sequenza dei brani crea un unico flusso, lento ma profondo, che ricorda l’incessante movimento delle onde del mare. I malinconici accordi e i riverberi di The Golden Age sono il punto di partenza di questa mareggiata in slow motion di 52 minuti che si conclude con un country blues dal sapore di sabbia e polvere, Side of the Road. L’unico pezzo slegato concettualmente, ma non musicalmente, da questo dramma è It’s All In Your Mind. Scritto nel 1995 si trova qui grazie ad un’intuizione di Godrich che decise di includerlo dopo averlo sentito improvvisato da Beck durante una pausa. Il risultato è un’epica ballad costellata da distorsioni misurate che regalano spessore e forza.

Considerato da molti melenso, da altrettanti un capolavoro, questo disco ha il pregio di aver spogliato Beck da ogni sovrastruttura, mostrando il lato più vulnerabile e intenso di questo poliedrico artista.  ’In a sea change nothing is safe’. Niente viene risparmiato dalla forza delle onde, ma nel caso di Mr Hansen nessun cambiamento è per sempre. Sea Change aprì la via a nuove sonorità ben presto accantonate a favore di altre esplorazioni e a cui farà ritorno nel 2014 con Morning Phase. Ma questo è tutto un altro viaggio.

Chiara Luzi

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