Quando Lauryn Hill salì in cattedra per insegnarci l’amore e il potere della disobbedienza

 

Il suono della campanella di scuola è universalmente riconosciuto come uno degli incubi peggiori per tutti gli studenti di ogni parte del globo. Esiste però un campanella speciale, che suonò per la prima volta il 25 agosto del 1998, quando Ms. Lauryn Hill ci invitò nella sua classe di musica per farci ascoltare una lezione magistrale dal titolo The Miseducation of Lauryn Hill. La strada percorsa da Ms.Hill per arrivare alla realizzazione del suo primo disco solista, pubblicato da Ruffhouse Records/Columbia Records, non è stata affatto semplice. Quando nel 1997 iniziò a scrivere l’album, la cantante newyorkese aveva appena chiuso in malomodo la sua esperienza con i Fugees ed era in attesa del primo figlio, Zion, frutto della relazione con Rohan Marley.

È in questo momento nevralgico della sua vita che la Hill ci dà una prima lezione d’amore. Davanti a un bivio così complesso non può far altro che compiere un grande atto di disobbedienza, scegliendo di realizzare il suo primo disco solista e di dare alla luce suo figlio, a cui dedicherà un orgoglioso inno, To Zion, la cui melodia è disegnata dalla chitarra di Carlos Santana. Registrato fra New York e Kingston, il disco è una fusione perfetta di R&B, Hip Hop, Reggae e Neo Soul, ricco di influenze old school. Ebbe un così grande impatto nella scena musicale di quegli anni che ad oggi è considerato uno degli album fondamentali della storia della musica. 

Avvalendosi di importanti collaborazioni, come quella di una potentissima Mary J. Blidge in When it hurts so bad, la Hill ha composto la sua personale Bibbia in cui racconta cosa significhi avere fede nell’amore. Anche dopo le delusioni, Ex-Factor, c’è sempre la rinascita di un sentimento puro, di cui canta insieme a D’Angelo in Nothing even matters. Il disco ha senza dubbio una preponderante impronta femminista, la Hill vuole essere una guida per le giovani donne, ispirandole ad alzarsi combattendo per ciò che è giusto, Do Wop (That Thing). Senza mai perdere di vista le sue radici, Every Ghetto, Every City, ribadisce in Everything is Everything quanto sia importante muoversi fuori dagli schemi e dai confini segnati per noi dalla società al fine di evolverci. 

Questo disco, permeato da suoni caldi e luminosi, rappresenta un momento di rinascita personale per la Hill. Inoltre portò nuova linfa vitale nell’ambiente della black music, che in quel momento era sofferente per la perdita di due fra i suoi più importanti esponenti, Tupac e Notosius B.I.G. La lezione più importante che Ms.Hill ci ha regalato è quella di aver fede della disobbedienza, di non aver paura di imboccare la via che illumina il cuore. Lo ha fatto usando la sua arte e la sua voce nel modo più elegante possibile, indicandoci la direzione per la rivoluzione.

Chiara Luzi 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *