Quando la classe fa la differenza: a 25 anni dal capolavoro dei Pulp

Pubblicato nel pieno della crescente diffusione del britpop, Different Class è il quinto album dei Pulp. Il disco è prodotto da Island Records.

12:30:13  – 30/10/2020


 

Se molti pensano al Brit-pop come l’esplosione mediatica di band e musiche plasticose senza nerbo, che avevano il solo pregio di saper rimescolare in chiave attualizzata i grandi fasti del passato della tradizione musicale inglese legata soprattutto ai Sixties e sapientemente manipolata dalla stampa di settore della terra d’Albione, non saremo di certo noi né tanto meno i Pulp di Jarvis Cocker a fargli cambiare idea. 

Questo perché se c’è una band che forse più di altre di quella scena ha suscitato ribrezzo snobistico verso il pop da classifica da parte di gran parte di quel pubblico alternative nutrito di chitarroni grunge, quelli sono stati proprio i Pulp. Con il loro romanticismo dandy, l’amore per il beat retrò, la facile propensione a riff irresistibili in chiave synthpop non potevano che andare di traverso a quel genere di appassionati, già fortemente provati dai loro ben più celebri compari Blur/Oasis.

Gli intellettuali del britpop

Eppure, se c’è una band di quel variegato panorama brit che ha saputo coniugare in maniera sorprendente quella agognata leggerezza pop assieme ad una vena autoriale dotata di straordinaria profondità e persino di rabbia sociale sono proprio stati loro. Una rabbia con stile, fatta di gavetta, dischi passati in sordina, lavori e fatiche a testa bassa: la storia della band di Jarvis Cocker in fondo può essere raccontata come una vera e propria favola a lieto fine. 

Formatisi a Sheffield molti anni prima della valanga brit dei Nineties, leggenda narra che l’ultima loro buona occasione per rialzare la testa e conquistarsi un posto al sole sia coincisa con il festival di Glastonbury del 1995, quando il gruppo viene chiamato a sostituire all’ultimo minuto i ben più conosciuti Stone Roses. E così, dopo anni di totale clandestinità s’impongono all’attenzione di tutti proprio quando stanno per dare alle stampe un vero e proprio capolavoro di genere qual è “Different Class”.

L’orgoglio di essere “Common People”

L’uscita del disco era stata anticipata già mesi prima dal primo singolo “Common People” che fin da subito aveva attirato su di sé notevole attenzione. Questo accadde anche grazie all’immagine rilanciata dal video, dove scenari da disco glitterate si alternavano a quelli della vita comune, come dentro quel supermercato in cui iniziare a fingere di essere common people.

Un imprinting visivo di notevole impatto e dalla valenza curiosamente simbolica: i Pulp erano esattamente quella cosa lì, riempivano le piste cantando storie di sottoproletariato urbano colto, dalle ambizioni bohemienne.

Difettosi per ambizione

La stessa apertura del disco, la splendida “Mis Shapes” faceva riferimento a quella stessa differenza di classe cantata in “Common People”: non una questione di mera appartenenza a una classe sociale, ma un’ambizione a essere diversi rivendicata come riscatto orgoglioso rispetto a un ideale agiato ma vuoto (What’s the point in being rich/If you can’t think what to do with it?).

Mis- Shapes – una parola che sta a significare uno scarto dell’industria in quanto prodotto difettoso – con quell’incitazione contenuta nel verso “Brothers, sisters, can’t you see? The future’s owned by you and me” finisce per diventare un trascinante inno libertario, quasi una “Redemption Song” dei 90 post-ideologici, in cerca di emancipazione da certe catene mentali tipiche del consumismo per rivendicare un ruolo diverso, di spiccata superiorità morale.

Dandismo e romanticismo

Jarvis Cocker, del resto, è erede di una tradizione dandy all’inglese che ha fatto della ricercatezza sofisticata e del romanticismo raffinato il proprio marchio di fabbrica. Senza tralasciare la sua venerazione per il glam-art di Bowie, non si può non pensare a lui senza associarlo soprattutto agli eighties dei Roxy Music e degli Style Council, per dirne un paio. 

La voluta ambivalenza della parola “classe” è in questo senso piuttosto evidente e nel disco il discorso sociale lascia spazio molto spesso a temi ben più sensuali – fino alla perversione voyeuristica di “I spy” – e soprattutto, sentimentali. Ed è proprio su quest’ultimo versante che la penna di Jarvis Cocker risulta più incisiva, con “Something Changed” e la famosissima “Disco 2000”. “Please, understand. We don’t want no trouble. We just want the right to be different. That’s all” si legge nel booklet del CD. Non vogliamo essere come voi, vogliamo solo il nostro piccolo ma ambizioso posto nel mondo. E quel posto, Jarvis Cocker e soci, se lo sono ampiamente meritato.

Patrizia Cantelmo 

 

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