“Priorità salute ma evitiamo un deserto culturale”. Intervista a Lorenzo Citterio patron dell’Alcatraz di Milano

Abbiamo intervistato Lorenzo Citterio patron dello storico Alcatraz di Milano: “Periodo complicato ed è difficile un futuro senza arte e cultura”. 

11:13:30  – 14/03/2021



Un lungo anno che ci vede ancora immersi in questo scenario distopico. Le nostre vite sono letteralmente cambiate, come sta l’Alcatraz?

L’Alcatraz soffre. Questo luogo è sinonimo di musica e cultura a Milano e come puoi ben constatare 3,500 di vuoto fanno effetto. I nostri eventi creano indotto e spingono cultura. Il nostro urlo è quello di essere riconosciuti e di esistere dal punto di vista normativo. In un paese così burocratizzato sarebbe necessario una tempestiva cessazione delle tasse, noi siamo ancora in piedi, ma tantissimi nostri colleghi hanno abbassato per sempre la serranda dei loro locali. 

La politica cosa ha fatto in questo anno?

Poco. Noi abbiamo ricevuto qualcosa dal decreto ristori, ma è pochissima roba. Ci siamo rimboccati le maniche e stiamo unicamente lavorando per procrastinare quello che potrebbe essere inevitabile. Alcatraz è una famiglia, mio padre, i miei fratelli e i miei quindici collaboratori. Abbiamo investito la nostra vita qui dentro. 

Quali soluzioni all’orizzonte?

In un contesto del genere quello che è necessario è camminare nella stessa direzione, imprenditori e classe politica. I test rapidi, affidabili, possono essere la prima soluzione concreta. Vaccinare è la priorità e noi ci siamo perdendo – a distanza di un anno – nelle solite farraginosità italiane. La tecnologia deve essere un supporto importante: penso all’App Immuni, magari renderla meno arzigogolata e più fruibile ai tutti sarebbe già un grande passo. Iniziamo velocemente a vaccinare gli over 80, è una questione di buon senso. 

Burocrazia, politica e lato umano. Come immagini il futuro e come si tornerà alla “normalità”? 

Da un lato credo ci saranno degli strascichi comportamentali che ci porteremo dietro per molto tempo. Dall’altro invece credo ci si abituerà. Pensa all’Asia, ci sono differenze culturali abissali con loro, popolo che da sempre è attento alla prevenzione. La mascherina sarà un nostro arredo e va anche bene così. Se ci pensi sono calati i contagi da classica influenza stagionale. Direi che c’è un aspetto positivo all’interno di questo incubo: lo smart working ad esempio ci ha suggerito che le nostre vite possono cambiare e si possono magari evitare tanti spostamenti spesso inutili.

I giovani invece credo, e spero che, superata una prima fase, possano avere la forza di riprendere in mano la loro vita. Bisognerebbe, lato mass media, ampliare il raggio di attenzione: tanta demonizzazione nei confronti della movida (legittima per carità) poca attenzione sulle disfunzioni del sistema politico.  

Lato economico, in maniera cruda ti chiedo: quanto hai perso? 

Ti risponderò con grande sincerità, lo scorso anno ho perso 1 milione di euro a cui va sommata altro mezzo di milione da gennaio ad oggi. Se i ristori arrivassero con una frequenza maggiore l’impatto sarebbe meno gravoso. Questa è una struttura importante e i costi di gestione sono altissimi. Lo Stato deve aiutarci altrimenti ci ritroveremo con un male ancor grave quanto il Covid: il deserto culturale. Credo e spero ci sia la volontà da parte di tutti per ripartire. Se lo Stato ti permette di restare in piedi, di arginare la cassa d’integrazione, si riuscirà a ripartire. Noi paghiamo 3,000 € al mese di bollette comunque anche senza lavorare. 

Lo stato può seriamente pensare di affossare la cultura in questo paese? Penso alla DAD, i bambini hanno bisogno di socializzare così come il pubblico ha bisogno del confronto e non di un evento in streaming. 

Spero, e sono convinto, che questi siano solo dei surrogati. Ma la necessità è quella di tornare presto alla normalità. Penso a tutto il movimento culturale e cerco di zoomare con grande obiettività le realtà a me più vicine e a quelle di colleghi “più piccoli” che oggi arrancano e/o hanno definitamente cessato le loro attività. Vedi, in quei casi le loro attività sono molto più complesse ed articolate, e ritorno qui al tuo focus circa la cultura. Tanti locali hanno da sempre messo il lato umano prima di quello imprenditoriale. I concerti qui da noi vengono organizzati dai promoter, mentre le attività più piccole fanno “scouting” fanno ricerca e affondano il loro operato nella cultura e nello sviluppo. Il danno peggiore è quello: la perdita culturale e umana. 

Si sta creando un vortice nel mondo della musica. Come ci si rialza?

Il tempo gioca a nostra sfavore, più passa il tempo e più questo vortice di cui parli diventa profondo. Aiuti concreti, oggi e immediati. Se la scuola è chiusa i giovani non possono imparare la musica magari e in un futuro (prossimo) mancheranno i futuri musicisti ma penso anche alle maestranze del settore che tanto stanno soffrendo.

Abbiamo i migliori tecnici al mondo, sono quelli che poi ritrovi nei grandi Festival in giro per il mondo! Tutelare e proteggere queste galassie di incubatori culturali con soluzioni utili. Test rapidi, soluzioni in breve tempo e poca confusione. Sono convinto che, la gente ha così tanta voglia di normalità che farebbe di tutto per riprendere in mano la propria vita. Vuoi un esempio concreto? Organizziamo un concerto e facciamo pagare anche 5 euro in più con la possibilità di un test rapido agli ingressi. 

Hai pensato al primo evento quando tutto finirà? 

Sicuramente sì! Richiameremo l’ultima band che si è esibita prima di vivere questo incubo: i Papa Roach!

 

G.A

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