Populous | ‘W’|

‘W’ è il nuovo album di Andrea Mangia meglio conosciuto PopulousL’artista è un producer e dj salentino e ha esordito nel 2003 per l’etichetta berlinese Morr Music. 

15:57:05  – 25/05/2020


 

 

Etichetta: La Tempesta Dischi 
Genere: Elettronica, Dub, Pop 
Release: 22 maggio

Populous e l’album dell’adolescenza 

In genere, parlando di carriere artistiche, quando un artista pubblica un album particolarmente riuscito dopo averne prodotti altri in precedenza, non è raro sentir parlare di “album della maturità”. L’album “della maturità” implica evidentemente che prima di esso ci siano stati album di infanzia, adolescenza, mezz’età. Bene, W di Populous – sesto della sua carriera – è un caso molto particolare. Il disco viene prodotto da Tempesta Dischi.

A distanza di 18 anni dal suo primo album e dopo aver partorito due album quasi perfetti (e dovremmo quindi dire maturi) come Night Safari e Azulejos, capaci di aumentare esponenzialmente la notorietà del produttore leccese, W rappresenta decisamente il suo album più adolescente. Che attenzione, non vuol dire assolutamente che sia più acerbo o più scadente. Piuttosto è un lavoro in cui scoperta di se stessi, ricerca di libertà e curiosità nei confronti del mondo e del diverso fanno da padrone.

W, Is For Women

Innanzitutto, W è un album festaiolo, ma di quelle feste imprevedibili in cui nessuno degli invitati si conosce: essi provengono tutti da mondi diversi, eppure ballano tutti insieme. Si amalgamano, si mescolano sulla pista da ballo. È letteralmente quello che si vede in copertina (realizzata da Nicola Napoli): figure irriconoscibili twerkano e si dimenano fianco a fianco con le icone queer più disparate, c’è Missy Elliot, Beth Ditto, la Bertè di Sanremo ’87, c’è Divine e c’è Grace Jones – le altre beccatele voi stessi.

Ma è anche quello che letteralmente accade a livello sonoro; ben 14 sono gli ospiti dell’album con cui Populous crea una sinergia incredibile, ospiti provenienti da ogni angolo del pianeta, da Guagnano (LE) al Giappone, ma anche da Brasile, Messico, Argentina. Non solo, (quasi) tutti gli ospiti si identificano come donne – da qui il nome, W, a indicare ovviamente Women. Parliamo di un album che è quindi anche un tributo alla femminilità, scevra da stereotipi e più eterogenea che mai, inclusiva e dalle mille sfaccettature.

Un lavoro privo di “punti morti”

Tutto ciò si riflette in maniera molto coerente nelle sonorità di W, molto più club oriented rispetto al passato, più notturne e più misteriose, partendo piano con “Desierto”, traccia d’apertura con Sobrenadar, ricca di palmas digitali irresistibili e voci ansimanti e sensuali – che torneranno anche in “Fuera De Mi, con Kaleema. Si cresce d’intensità con i Sotomayor, duo electro-pop messicano raffinatissimo, in “Soy Lo Que Soy, vero e proprio statement di libertà identitaria – quella voglia di non essere incastrati in definizioni e schemi rigidi, ma affermare piuttosto di essere ciò che si vuole essere, e basta.

La festa raggiunge il suo picco con Emmanuelle prima, con un brano di 8 minuti in cassa dritta sensazionale ispirato alla dea Candomblé brasiliana Lamanjà (“Flores No Mar”), e poi con “HOUSE OF KETA”, probabilmente il primo vero e proprio inno della ball culture italiana. Una affilatissima MYSS KETA, accompagnata dal maestro di voguing Gorgeous Kenji Gucci e dai fidati RIVA e Protopapa, spiattellano in faccia all’ascoltatore l’orgoglio e la fortissima identità queer di un album del genere.

È difficile poi scegliere dei punti salienti, perché Populous è sempre abile a non lasciare punti morti nei suoi lavori: la filastrocca infantile m’ama non m’ama a tinte pastello di Petalo si mescola alla grande con la tenerissima melodia di Out Of Space, in collaborazione con la giapponese Cuushe. Sul finale poi, si decide di giocare in casa con L I M (Getting Lost) e Lucia Manca e Matilde Davoli, in Roma, brano di chiusura ispirato all’omonimo film. E infatti è proprio un brano “da film”, con quelle atmosfere che è francamente difficile riportare per iscritto e per cui, vi assicuriamo, c’è bisogno dell’ascolto. 

Conclusioni

Se questa virata decisa verso territori più pop, melodici e vagamente house vi spaventa, in realtà non c’è da temere: il mix perfetto di dancehall, ritmi latini e reminiscenze ambient tipica degli album precedenti permane anche in W – “Banda” è l’esempio perfetto. Forse ecco, W dimostra di essere un lavoro meno organico, ma piuttosto stratificato, camaleontico, dalle mille tendenze e influenze – ed è anche giusto e normale che sia così, viste le premesse.

L’internazionalità di un album del genere è quindi palese, ma non è “forzata” o ricercata, anzi è spontanea ed è proprio questo il suo punto di forza. Avendo flirtato negli anni più volte col mondo del pop, Populous finalmente ci si butta a capofitto, ma alla sua maniera e quindi con gusto, raffinatezza e divertimento.

Michele Ruggiero 

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