NOS Primavera Sound Festival Porto 2022 – Il report

Noi di Infinite Jest abbiamo optato per il NOS Primavera Sound Festival di Porto tenutosi dal 9 al 11 giugno. Il nostro report della kermesse. 

16:43:12  –  27/06/2022


Per tornare alla normalità abbiamo preferito, alle tapas e alle paelle catalane, la Super Bock e le Bacalhau di Porto. 

Dopo anni di Primavera Sound, infatti, abbiamo deciso di sbarcare per la prima volta al NOS Primavera Sound, fratello minore della rassegna spagnola. 

Tre giorni fitti di appuntamenti in uno scenario complessivo godibile e ben organizzato. Partiamo direttamente nel dirvi che, a differenza dei tantissimi amici e colleghi presenti a Barcellona, lamentosi e (spesso) poco pazienti, in quel di Porto tutto è scivolato in maniera perfetta. Non pensate al NOS Primavera come seconda scelta, a Porto ci siamo accorti che ci si va senza indugi. Meno gente (ma neanche poi così tanta), città a misura d’uomo, buona organizzazione dei trasporti, meno file al beveraggio, buonissima selezione e varietà di cibo. 

9 Giugno 

Il primo giorno ci siamo dovuti necessariamente ambientare e lo abbiamo fatto fagocitando più musica possibile. Cinque palchi ben distanti tra loro un’acustica, in alcuni palchi principali (il palco centrale del NOS) eccellente. La prima giornata è quella del 9 giugno: la prima band che abbiamo incrociato è quella dei DIIV: il quartetto newyorkese, in attesa di ammirarli nuovamente al TOdays, hanno dimostrato di saperci fare: una scaletta perfetta a cui francamente però bisogna fare un piccolo e probabilmente ingeneroso appunto: al gruppo mancano le hit ma in linea generale le canzoni sono godibili e la presenza scenica è di alto livello.

Promossa a pieni voti Kim Gordon: la storica bassista dei Sonic Youth ci ha deliziato presentando il suo ultimo album dal vivo. Ritmi frenetici, giusta dose di rumore e un fascino immutato, hanno reso questa ora pura gioia per le nostre orecchie e per i nostri occhi. Peccato la sovrapposizione con l’affascinante Sky Ferreira, di cui abbiamo ascoltato appena le ultime due canzoni e una presenza scenica notevole. Spostandoci di 100 metri i Cigarettes After Sex hanno fatto registrare il pieno tra innamorati emozionati e annoiati rockettari. Un pasto veloce, una serie di Super Bock fagocitate al tempo della luce e via verso il palco centrale in attesa della doppietta Nick Cave e Tame Impala. Nick Cave piazza una scaletta da brividi tra classici e spokenword di recente pubblicazione.

Pubblico commosso, generazioni a confronto, due ore indimenticabili. Scaletta sublime suggellata, nel finale, da una struggente versione di Into My Arms. L’ultimo pezzo della prima giornata viene composto da Kevin Parker e soci: una carrellata di brani estratti dalla carriera e i soliti strabilianti affondi in Currents. Parentesi a parte sui visual proposti: la proposta visiva vale l’abbonamento dell’intero festival: magistrali. 

10 giugno 

Seconda giornata si apre con la certezza Shellac: che Primavera sarebbe senza Steve Albini? Fragorosi e coinvolgenti al punto giusto cosi come i Rolling Blackcouts Coastal Fever e la presentazione dell’ultimo Endless Rooms, pubblicato lo scorso 6 maggio.

Il clou della serata ci vede impegnati nel palco principale per la doppietta Pavement e Beck. Pubblico eterogeneo per la band guidata da Stephen Malkmus e scaletta memorabile per la band tornata in pista dopo un silenzio lungo dodici anni. Un tuffo nostalgici negli anni ’90 con qualche leggera sbavatura ma con tanto cuore. Ricorderemo a lungo le scanzonate Spin on a Stranger e Harness Your Hopes. A chiudere la serata ci ha pensato Beck: il vero animale da palco della giornata: un live sparato a marce altissime, una scaletta da stadio ideale per i grandi pubblici, pubblico divertito e in assetto danzereccio. Autentico mattatore, il migliore della giornata. 

11 giugno

L’ultima giornata ci regala alle ore 17 i Dry Cleaning: peccato per il sole cocente e l’orario improbabile per una band post-punk cupa e al contempo sensuale. I quattro visibilmente poco a loro agio con la luce, hanno comunque piazzato una bella ora proponendo interamente il meraviglioso album d’esordio New Long Leg. Una Super Bock fredda e via di corsa per assistere al dub dei Khruangbin: chitarre nevrotiche bassi delicatissimi per un live frenetico e molto partecipato.

Scattano le 20:10 ed è tempo di DInosaur Jr: la band guidata da J Mascis esordisce raccontando subito una bizzarra vicenda: il frontman, visibilmente scosso, racconta di aver smarrito la sua personale strumentazione in aeroporto, e i primi 20 minuti sono un mezzo disastro in effetti. Nell’ultima mezz’ora la band non solo recupera il terreno perso, ma mostra i muscoli: scaletta zeppa di hit tra anni ’80 e ’90, volumi finalmente perfetti, Lou Barlow in splendida forma. Lunga vita ai dinosauri dell’alternative rock. Il clou della serata è affidato agli Interpol e alle storiche Evil”, “Obstacle 1”, “Not Even Jail”, “Rest My Chemistry” e “Slow Hands”: per chi scrive, è sempre un piacere raccontare le gesta di una delle band più importanti del panorama rock dell’ultimo ventennio, meno per il pubblico presente all’esibizione: tiepido e poco partecipativo. Peccato. 

In sostanza, molto del pubblico presente al live di Paul Banks è in trepidante attesa di ammirare i Gorillaz. Damon Albarn non abbraccia solo un pubblico vastissimo e variegato: ai Gorillaz consegniamo anche la palma della miglior esibizione del Nos Primavera 2022. Motivo? Assistere ad un live dei Gorillaz supera le logiche del classico “concerto” e sposa pienamente il concetto di esperienza sensoriale: i Gorillaz chiudono la kermesse presentando non un live ma una fonte di piacere, di rassicurazione e viva espressione di vicinanza con il pubblico: due ore da custodire per sempre nei propri cuori. 

Porto ci ha regalato una tre giorni di altissima qualità. Un plauso alla perfetta organizzazione e appuntamento al prossimo anno. Una nota negativa c’è: le escursioni termiche sono quelle del deserto e l’aria oceanica dopo le 20 è tagliente come lama nel burro. 

Obrigado! 

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