Neil Young – Homegrown

Homegrown di Neil Young  è composto da materiale registrato tra giugno 1974 e gennaio 1975. Il disco è stato pubblicato il 19 giugno.

17:22:27  – 29/07/2020


 

 

Etichetta: Reprise Records
Genere: country rock, folk rock
Release: 19 giugno

 

Homegrown di Neil Young, 45 anni dopo

Viviamo in una epoca nella quale si ripara il meno possibile, si butta via tutto, solo da poco si ricicla ma meno di quanto si dovrebbe. 40/50 anni fa non era così. Non si buttava quasi niente. Per fortuna Neil Young è cresciuto in quel tempo. Se una volta registrato, un disco avesse bisogno di invecchiare come si fa per un buon whisky, o per abbracciare le cose con sguardo più provinciale l’aceto balsamico, ma quello vero, Neil Young avrebbe fatto un gran lavoro.

Per l’immarcescibile canadese, pescare a piene mani dai sotterranei del ranch stipati di materiale sonoro stagionato non è una novità: Homegrown – curiosamente lo stesso titolo di uno degli ultimi vagiti degli XTC prima di essere accantonati –, il cantautore l’ha tenuto al fresco per ben 45 anni. 

C‘è voluto tanto perché il disco perdesse, alle sue orecchie, quel retrogusto amaro di personali amorose storie che ne avevano bloccato la release nel 1975, a favore di Tonight’s The Night (Young non si è mai fatto trovare senza colpi in canna). Valutandolo all’epoca, il musicista non ha retto agli stralci di fine rapporto amoroso con l’attrice Carrie Snodgress che effluivano dai solchi, ne ha lasciato sedimentare il dolore, e solo oggi ha deciso che quella sofferenza si è depositata sul fondo del disco restando là in modo definitivo.

Old songs, new songs

Molto è comunque trapelato, negli anni, in studio o in tour: Separate Ways e Try sono state eseguite dal vivo, Mexico è apparsa in versione diversa, Love Is A Rose fa parte della raccolta Decade e Linda Ronstadt ne ha fatto una hit nel 1975.

Homegrown è diventata materia di esecuzione per i Crazy Horse che l’hanno impiantata in American Stars’n Bars insieme a Star Of Bethlehem; White Line si trova su Ragged Glory e Little Wing su Hawks And Doves. A questo punto risulta quasi un azzardo definire Homegrown un album inedito. Crediamo sia più attendibile la definizione di versione alternativa (futura), o addirittura di ‘antologia prossima ventura’.

Vecchio ma non datato

Nel suo insieme, però, Homegrown, era e resta un bel disco. Sarà che essere giunto a sorpresa da “nuovo disco” e poi sentire la voce di Young ‘fresca’ come ai tempi di Harvest spiazza – e commuove –, ma l’effetto di salto all’indietro, di 45 anni, è immediato e piacevole, e funziona in modo dolcemente egoistico.

Questo lavoro si porta in dote l’eco masochistica, autoreferenziale, subdolamente nostalgica, dell’ascoltatore che può dire “io c’ero”. Per gli altri, i più giovani, brani come Separate Ways, Mexico, Kansas, White Line, Little Wing  non hanno bisogno di spiegazioni, di essere sezionati, vanno ascoltati e basta.

Aprano le orecchie, i ragazzi, sottopongano il cuore a stress da multiplo ascolto, e ci mettano del loro nel comprendere che per vivere il presente al meglio occorre sapere cosa ha portato in dote il passato (litania masticata fino allo sfibramento dei muscoli mascellari, d’accordo, ma che rilascia ancora un significato corposo). 

Andrea C. Soncini 

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