Mac Miller – ‘Circles’

 

 

Etichetta: Warner Records 
Genere: R&B 
Release: 17 gennaio 2020

Il cerchio è senza dubbio la forma geometrica più pura e pulita di tutte: non ha spigoli o vie di fuga. Non si può uscire dal cerchio, non c’è modo di interromperne la continuità né di trovare un inizio o una fine. Per quanto questo possa sembrare angosciante o frustrante ha in sé un qualcosa di rassicurante; Mac Miller lo aveva capito e nel suo cerchio aveva trovato un equilibrio pacificatore in cui stava imparando a nuotare con armonia. Swimming in Circles, è questo ciò a cui pensava Miller quando iniziò a progettare insieme i due album Swimming, uscito nel 2018, e Circles, pubblicato postumo il 17 gennaio scorso: l’uno controparte dell’altro.

Al momento della morte il rapper di Pittsburgh stava lavorando a Circles coadiuvato dal compositore e produttore Jon Brion. I due avevano instaurato un ottimo rapporto sia dal punto di vista professionale che umano: Miller aveva parlato molto al produttore di come voleva costruire il disco dal punto di vista sonoro, per questo poi quando Brion si è trovato a dover completare il lavoro, già in stato avanzato, ha avuto in realtà la strada spianata. Circles è il racconto onesto dello stato mentale ed emotivo di Miller, è la sua presa di coscienza di non poter riuscire a cambiare la propria condizione. I cannot be changed no/Trust me I’ve tried/I just end up right at the start of the line/Drawing circles, canta nell’omonima opener, un delicato brano rarefatto che si muove in punta di piedi su pochi accordi, costruito da suoni caldi, quasi jazz.

Pur raccontando la depressione e i tentativi, falliti, di cercare di stare bene solo perché in fondo è quello che il resto delle persone vogliono sentisti dire, Good News, il disco non trasmette angoscia. Al contrario, le tracce sono coinvolgenti, Blue World, e paradossalmente riescono a infondere una sorta di serenità, Hands, That’s on Me, pur mantenendo vivida nei testi la consapevolezza che il dolore è in primis una propria responsabilità. Sia la scrittura che la composizione di Malcom raggiungono in Circles un livello più alto, dimostrando come il rapper stesse maturando e prendendo coscienza delle sue capacità. Musicalmente l’album si discosta dal rap, pur non abbandonandolo, per avvicinarsi ad una dimensione più R&B, con aperture a sonorità elettroniche, contaminazioni jazz e melodie quasi cantautorali. Brion stesso racconta in diverse interviste di come fosse colpito dalla capacità di scrittura di Miller e questo non può far altro che rammaricarci per la prematura perdita.

La cover di Everybody di Arthur Lee è inoltre la prova del suo talento di pianista, che ha saputo regalare al brano una intensità addirittura superiore all’originale. Il disco si chiude così come era cominciato, con un pezzo essenziale, pulito, Once A Day, che nuovamente si regge in punta di piedi, ma questa volta grazie al suono di una tastiera. Il cerchio si chiude e il nuotatore è pronto a ricominciare il suo moto perpetuo, un loop senza risoluzione ma nel quale ci si può pacatamente cullare. A noi non resta che ascoltare la bellezza che questa nuotata ha saputo lasciarci in dono.

Chiara Luzi

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