Mac DeMarco – 8 luglio, Circolo Magnolia (MI)


Tra i concerti dell’estate milanese, quello di Mac DeMarco era quasi sicuramente uno dei più attesi, in seguito alla pubblicazione del suo ultimo lavoro, Here Comes The Cowboy. In realtà, solo due anni fa il cantautore americano aveva fatto la sua ultima apparizione sui palchi italiani. Eppure, ieri sera, tantissimi ragazzi dalle nazionalità più disparate si sono accalcati sin dai primi minuti, rendendo calda l’atmosfera ancora prima che il concerto cominciasse. Ecco, se dovessimo descrivere il concerto di Mac DeMarco con un solo termine, lo definiremmo “caldo”.

I Canarie, band al 100% italiana ma con suoni e influenze tropicaleggianti e brasileire, contribuiscono ad alzare la temperatura all’interno della cornice del Magnolia. La vera ondata di calore arriva, tuttavia, intorno alle 22.10. Il beniamino dell’indie statunitense sale sul palco con la sua bizzarra band sulle note de Il Padrino e attacca con On The Level e Salad Days in rapidissima successione. Le canzoni sono state rifrangiate, sicuramente, in chiave meno psichedelico-freak e più scarna. Il suo live sembra un abbraccio caldo, amichevole, uno scambio di battute e ricordi nostalgici fra vecchi amici.

Anche la scenografia è scarna, anzi, è inesistente. E questo aiuta ancora di più a proiettarci insieme a Mac e la sua compagine nell’intimità della loro sala prove. I momenti di cazzeggio non sono mancati, ma non si tratta del delirio puro e delle ubriacature moleste a cui aveva abituato il suo pubblico. Tra i più belli: quando Mac ha cercato di farsi insegnare il termine “salamella” o ancora quando, a fine concerto, il turnista si è presentato sul palco con treccine bionde à la Michelle Hunziker e ha dato il via a una jam stoner/proto-punk, trasformando il concerto in un revival degli Stooges.


Ma al di là di questo, sono i suoi brani più intensi ad averci regalato i momenti più intimi ed emozionanti, più “da cameretta”, senza trucchi o giri di parole. Chamber Of Reflection, My Kind Of Woman e anche i pezzi più belli dell’ultimo album, Nobody o All Of Oure Yesterdays Have Gone, han colpito dritti al cuore. 
Resi in modo impeccabile vocalmente, con una voce sorprendentemente bella e pulita, tra acuti sparati in alto e ghigni oscuri. La band, invece, raggiunge il punto più alto nell’eseguire Choo Choo, brano ad alta percentuale di groove e cazzimma. O ancora in Ode To Viceroy, coi musicisti perfettamente amalgamati tra di loro.

Tutti i componenti interagiscono spesso coi fan attraverso meme (“Keep yourself hydrated”), citazioni dei Simpsons (“I choo-choo-choose you”) e parolacce (“Motherfucker! ripetuto almeno venti volte). Il pubblico, ovviamente, reagisce alla grande. A fine live sono Mac e compagni a voler rimanere sul palco, a suonare e cantare insieme ai fan anche a luci spente. Una vera e propria rimpatriata.

L’afa di una normale sera di luglio ai piedi dell’Idroscalo, non ha quindi impedito a Mac di farci accalorare ulteriormente a suon di abbracci, pacche sulle spalle e occhiolini. Il suo concerto non è sorprendente, non è altisonante, non è un’esperienza extrasensoriale. Il suo live è semplicemente rasserenante. A noi va benissimo così, e perciò non vediamo già l’ora che ritorni nuovamente in Italia.


Questa la scaletta del concerto:

On The Level
Salad Days
Little Dogs March
Nobody
Finally Alone
The Stars Keep On Calling My Name
My Old Man
Cooking Up Something Good
Another One
Still Beating
All Of Our Yesterdays
Ode To Viceroy
Choo Choo
Freaking Out The Neighborhood 
Rock and Roll Night Club
My Kind Of Woman
Chamber Of Reflection 
Still Together

 

Michele Ruggiero

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