Liberato – ‘Ultras’

 


Etichetta: 
autoprodotto
Genere: Electro pop, R & B, dancefloor 
Release: 23 marzo

A voler essere filologicamente corretti, dovremmo parlare dell’ultima fatica discografica di Liberato – “Ultras” –  rapportandola di continuo al film omonimo di cui costitusce la colonna sonora. Tuttavia, dopo averla ascoltata prima all’interno del film e solo dopo come fosse un album vero e proprio, preferiamo considerarla esclusivamente nella seconda modalità.

Il cuore del disco

Attenzione, la pellicola di Lettieri è molto bella, ma non è questo il punto. Secondo chi scrive la musica di Liberato perde d’incisività durante le scene del film e acquista invece molto nell’ascolto “singolo”. Ecco, ci piace considerarlo come un concept album, più che una semplice colonna sonora. Fatta questa premessa, Ultras ci è parso davvero un lavoro interessante. La forte vena r’n’b e pop del passato qui si nasconde per fare spazio a sonorità più vicine al mare magnum della musica elettronica da club. Sono presenti sin da subito tracce d’atmosfera, oscure e molto cinematiche, come “LUNTAN”, “RIONE TERRA” e il trittico “GRAZIA, GRAZIELLA, GRAZIOCAZZ”.

Accattivante il gioco linguistico costruito su diversi titoli del disco. La radice della parola viene declinata in tre modi differenti, dando vita a un climax ascendente. Allo stesso tempo, anche nei brani una frase musicale viene proposta in maniera sempre più veloce e ossessiva, in modo tale da creare atmosfere molto diverse fra loro.

Sarebbe troppo facile e superficiale liquidare come banali “tamarrate” pezzi quali la monolitica ma camaleontica “VIEN’ ‘CCA’ (PART I)” o, ancora meglio, “A MAMM’ E CHI NALLUCC’”, perfetto crossover tra coro da stadio e pestone house, sostenuto da bassi penetranti ben calibrati, cassa drittissima e un motivo che vuoi o non vuoi entra in testa e fa sgambettare anche da seduti. Poco prima abbiamo parlato di “tributo” a house e techno, ma forse potremmo anche sbilanciarci e scrivere direttamente di un tributo alla musica elettronica made in UK. Non è un caso che tra i collaboratori figuri a più episodi 3D aka Robert Del Naja dei Massive Attack.

Non solo, la versione di “O CORE NUN TENE PADRONE (NNN MIX)”, non può non ricordarvi lo stile di composizione degli Underworld, duo simbolo della scena inglese anni ’90, così come “AMMA STA VICIN’” profuma di ultimo disco da rave party nelle campagne inglesi. Anche nei testi la fusione di lingua anglosassone e lingua napoletana si fa sempre più solida e ben collaudata, mentre scompaiono le suggestioni latineggianti, basta ascoltare l’alternarsi di rime nel ritornello di “WE COME FROM NAPOLI”, in featuring con Gaika. Le parole in Ultras sono risicatissime e però ben pesate. Le canzoni svelano la natura dolce e sentimentale di cori ultrà apparentemente aggressivi, incarnando perfettamente l’amore, la passione, la fede verso “la maglia” degli ultras.

Un lavoro che scava nel passato

Permetteteci però di azzardare un ultimo appunto. Il remake in salsa sintetica di “FUNICULI FUNICULA’” non è affatto un’invenzione di Liberato. Nel 1972 Piero Umiliani vi si cimentò utilizzando soli strumenti elettronici nel capolavoro “Switched On Naples”. Stesso discorso per gli ATARI, band electro-pop proveniente dal sottobosco partenopeo, i quali ne fecero una cover a tinte videoludiche 8-bit nel 2008.

Le influenze che sembrano aver ispirato Liberato nella composizione di Ultras sono tantissime, però il pregio dell’album è quello di non perdere mai di coesione e fluidità e di tenere saldamente le mille redini di questi “cavalli impazziti”. Inoltre, è da lodare l’introduzione di determinati modelli e sonorità nel mainstream italiano (considerato che c’è chi in questi giorni si proclama pioniere per aver avvicinato il rap alla peggiore tech-house o alla peggiore dance italiana ’90) di scuola Eiffel 65. 

Prestate ascolto ad “Auto Blu” di Shiva o “Ho Paura di Uscire” di Salmo e traete le vostre conclusioni. Ci sono molti spunti interessanti per il futuro dell’evoluzione artistica di questo artista. Chissà quale direzione intenderà prendere tra le mille suggerite in questo suo ultimo lavoro. Noi siamo sicuri che non mancherà mai di “coerenza e mentalità”. Non esageriamo nel sostenere  che il suo rimane il progetto più credibile presente nel circuito pop italiano.

Michele Ruggiero 

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