25/04/2024
Primo numero di uscite discografiche della settimana e prime positive impressioni. Il mese si apre con il ritorno in pista di Bill Callahan a distanza di un solo anno dall'ultimo lavoro e del sempre interessante e accattivante Tricky. A seguire vi suggeriamo l'EP targato Dirty Projectors, gli Hurts, l'ottimo Declan Mckenna,e i Trowing Muses. La nostra scommessa della settimana arriva dagli Stati Uniti e si chiama Lomelda, ascoltare per credere. Buona lettura e buon ascolto.

Primo numero di uscite discografiche della settimana e prime positive impressioni. Il mese si apre con il ritorno in pista di Bill Callahan a distanza di un solo anno dall’ultimo lavoro e del sempre interessante e accattivante Tricky. A seguire vi suggeriamo l’EP targato Dirty Projectors, gli Hurts, l’ottimo Declan Mckenna,e i Trowing Muses. La nostra scommessa della settimana arriva dal Texas e si chiama Lomelda, ascoltare per credere. Buona lettura e buon ascolto.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta e Vincenzo Papeo 

13:10:14  – 04/09/2020



BILL CALLAHAN – GOLD RECORD 
(alt-country)

“Life goes on” non è necessariamente un modo superficiale di affrontare le asperità: Gold Record, nuova fatica di un Bill Callahan ritrovato nella sua versione prolifica, mostra appieno quanto le cose possano evolversi in un senso del tutto favorevole. Messa del tutto alle spalle l’asprezza derivata dal periodo lo-fi, in Gold Record troviamo un cantautore – ora padre di famiglia – che raggiunge il punto più alto del suo lavoro di astrazione.

Le trame sonore sono costruite in modo da trattenere dolcemente l’ascoltatore, prive di spasmi, lasciandolo intraprendere un catartico viaggio dell’esistenza all’interno di un’auto, nel cuore del Mito Americano.

Ad un anno dallo splendido (doppio) disco del ritorno, in questo nuovo lavoro il buon Bill riesuma antichi spettri derivati dalla sua precedente vita (Smog), come la pregevole Let’s Move to The Country (che apriva Knock nel 1999), e ci offre diversi spunti lirici in cui nella vita di tutti i giorni entra prepotentemente il sogno (The Mackenzies, As I Wander). Storie di “ordinaria” saggezza.
(V.P)


DECLAN MCKENNA – ZEROES
(indie-rock)

Avete voglia di quell’indie-rock che punta all’impatto sonoro senza dimenticare la melodia, che vuol farvi vivere momenti selvaggi senza tralasciare l’introspezione, che mette le chitarre in primo piano senza rinunciare al contributo di altri strumenti, insomma, quell’indie-rock dal ventaglio espressivo ampio e dall’attitudine verace, un po’ come la vita? Andate dalle parti di Edimburgo e rivolgetevi a questo cantautore, che dice di voler emulare stilisticamente la carriera di Bowie, e in effetti un marcato tocco del Duca Bianco della prima metà degli anni Settanta si sente, in mezzo agli altri elementi sopra menzionati.

Col primo disco, McKenna aveva proposto “solamente” un gran bello sferragliare di chitarre ben supportato da una buona robustezza vocale e un grado di definizione melodica adatto alle circostanze; ora, però, col questo secondo disco, non si nasconde più in termini di ambizione, e fa centro pieno in modo fragoroso ed evidente. In un’epoca in cui la musica e i suoi autori e interpreti passano e se ne vanno alla velocità della luce, la tentazione di dire che è nata una stella è forte. E noi allora lo diciamo, e siamo convinti che questo sia solo l’inizio di una sfavillante carriera.
(S.B)


LOMELDA – HANNAH
(indie-folk)

Lomelda è la texana di stanza a Los Angeles Hannah Read, e questo è il suo quarto disco. Già il fatto che lo abbia intitolato col proprio nome di battesimo, dice molto dell’importanza di questo lavoro per l’artista.

Musicalmente, è un disco dalle atmosfere intimiste, ma allo stesso tempo gode di un suono ricco e curato nei dettagli, se rapportato alle atmosfere create. Le melodie hanno un grado di definizione non molto elevato, ma ideale per rendere l’ascolto facile e piacevole.

Di solito, in lavori come questo, è importante l’intensità vocale, e la Read è perfetta da questo punto di vista e dà ulteriore corpo e colore alle proprie composizioni grazie al modo in cui canta. Per quanto riguarda i testi, viene esplorata la propria personale responsabilità di comunicare e di rimanere connessa con se stessa e con le persone attorno a sé.  Capirete bene che non si tratta di un album per tutti i palati e per ogni situazione, ma se le coordinate stilistiche ed emozionali qui descritte vi piacciono, questo è un ascolto imperdibile.
(S.B)


HURTS – FAITH 
(synth pop)

Quinto album per il duo britannico, a tre anni di distanza dal poco riuscito Desire. Faith è stato finito di registrare poco prima del lockdown, ma riflette indirettamente quella sensazione claustrofobica della quale siamo stati afflitti. Diverse le sonorità cupe in questo LP, frutto sicuramente anche del brutto periodo di Theo Hutchcraft, che – da quanto ha riportato egli stesso alle cronache – ha lottato una battaglia per la propria sanità mentale. Echi continui di Depeche Mode, soprattutto del periodo di Gore e Gahan che parte dalla fine degli anni ’90 e arriva fino a Sounds Of The Universe. Non hanno mai brillato di originalità gli Hurts, e non fanno eccezione in questo lavoro. Sicuramente la genuinità del buon esordio è notevolmente distante, pur registrando pochi passi avanti dagli album più recenti, in termini di qualità.
(V.P)


TRICKY – FALL TO PIECES 
(trip hop)

Come realizzare un disco trip hop ancora oggi attendibile, onesto, interessante e ben suonato. oscuro e minimalista, con emozioni allo stesso tempo crude e sfocate. Il 14 ° album di Tricky percorre terreni già affrontati, ma la sua giocosa esplorazione di questa oscura tavolozza sonora iniziata 30 anni fa assicura che Tricky rimanga totalmente originale e fedele sempre a se stesso. Attenta scelta dei campioni, che spesso sorprendono per il loro timbro e consistenza contrastanti, e suoni strumentali (tastiera e violoncello) che percorrono una linea sottile tra l’acustico e il digitale. La voce di Marta è la pennellata visionaria e onirica perfetta.
(G.A)


DIRTY PROJECTORS – SUPER J0ãO
(bossanova, indie folk)

Influenzato dalla Bossa Nova ed è stato registrato direttamente su nastro a Los Angeles con Kyle Thomas (alias King Tuff). Il disco è stato scritto, prodotto e interpretato dal leader dei Dirty Projectors Dave Longstreth, che ha collaborato ai testi con Kyle Field dei Little Wings. Il risultato finale è poco convincente e in 11 minuti a vincere è la noia.
(G.A)


TROWING MUSES – SUN RACKET
(alternative rock)

Melodie fluttuanti ed eteree si fondono e ruotano attorno al crudo e al primitivo suono grezzo (e spigoloso) dei Throwing Muses.  Primo album in sette anni per questa band arrivata finalmente alla piena maturità compositiva. I Throwing Muse hanno sempre vissuto ai margini dei loro padri spirituali (Pixies su tutti)  e mai del tutto in grado di catturare l’attenzione di un vasto pubblico. Sun Racket è qualcosa di potente, e al contempo allucinatorio. È il suono della confusione delirante che vive nelle nostre teste e qui è ben descritto. Bentornati.
(G.A)


 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *