La prima “sfornata” di dischi di ottobre ci regala una settimana da incorniciare. Alle 23 di ieri sera è stato pubblicato il nuovo album di Nick Cave, e, non azzardiamo se lo poniamo sin da ora in cima alle migliori uscite dell’anno. Altri ottimi dischi provengono dal pianeta Wilco (in forma smagliante), da Angel Olsen in versione molto “scura e cavernosa”, e dai DIIV, giunti al loro terzo album in carriera. Altri titoli che meritano grande attenzione sono: Carla Dal Forno e il suo pop contaminato, efficace e mai scontato, i nostrani Julie’s Haircut e l’ennesimo disco dei Darkness. Per finire un ascolto lo merita il freschissimo indie rock dei Lightning Dust e l’hip hop del talentuoso Danny Brown.
(a cura di Giovanni Aragona, Gaia Carnevale e Chiara Luzi)
NICK CAVE & THE BAD SEEDS
(songwriter, ambient pop, spoken word)
Aver ascoltato il disco alle 23 di ieri è stata una delle esperienze sonore più interessanti dell’anno. Pochi fronzoli: il disco è un capolavoro, e l’intensità creata in questo lavoro è notevole. Ghosteen è uno dei racconti del dolore più devastanti mai realizzati ma allo stesso tempo è uno dei più confortanti. Azzardiamo, e vi diciamo che questo è il miglior disco del 2019.
WILCO – ODE TO JOY
(alternative rock)
La band statunitense pubblica per dBPM Records l’undicesimo album in studio, preceduto dai singoli Love Is Everywhere (Beware) e Everyone Hides. Testi e musica dipingono scenari statici e lattiginosi, in cui l’immobilismo sonoro diventa denuncia. Da assimilare.
DIIV – DECEIVER
(Shoegaze – indie rock)
Si dice che il tre sia un numero magico e ascoltando il nuovo lavoro dei DIIV possiamo affermare che questa teoria sia giusta. Dopo tre anni di attesa, anticipato da tre singoli, esce oggi Deceiver il loro terzo LP. Di magia ce n’è tanta in questo disco dal sound più maturo, scuro, frutto della crescita della band e della sapiente produzione di Sonny Diperri.
ANGEL OLSEN – ALL MIRRORS
(indie pop, dream pop)
Arrangiamenti orchestrali roboanti per l’ultima fatica di Angel Olsen. Quinto album in studio, pubblicato nella versione full band con 14 elementi, che è stata preferita da Angel Olsen alle registrazioni in solo. Una colonna sonora da thriller anni ’60 che alterna con garbo tensione e introspezione.
CARLA DAL FORNO – LOOK UP SHARP
(electro pop)
“La storia di una vita in divenire, desiderosa di intimità, che fallisce e abbraccia l’ignoto.” Così l’artista australiana descrive Look Up Sharp, secondo album in studio, pubblicato per la sua Kallista Records. Spettrali atmosfere dream-pop e solide basi post-punk ne fanno un lavoro ben congegnato, che vi consigliamo di ascoltare con attenzione.
THE DARKNESS – EASTER IS CANCELLED
(hard rock)
Sesto album per il gruppo, nulla di nuovo in sostanza. 54 minuti di pura noia tra riff hard rock e glam. Se vi piace ascoltare una brutta copia dei Guns n’ Roses che a sua volta scimmiottano i Led Zeppelin, è l’album che fa per voi.
JULIE’S HAIRCUT – IN THE SILENCE ELECTRIC
(post rock – alternative)
Dopo aver pubblicato lo scorso giungo Music from the Last Command, sonorizzazione del film del 1928 The Last Command, i Julie’s Haircut tornano con un lavoro di grande classe. In The Silence Electric è un disco quasi metafisico, a tratti lisergico, in cui le morbide distorsioni di chitarra e i synth sono una culla che invita l’ascoltatore all’abbandono dei sensi.
DANNY BROWN – UKNOWHATIMSAYING¿
(hip hop)
Danny Brown si è affermato sulla scena hip-hop grazie al suo personalissimo stile combinato ad un grande umorismo. Queste qualità sono presenti nel suo quinto LP in studio uknowhatimsaying¿. Il disco, prodotto da Q-Type, è un lavoro di pregio in cui si sente un’ influenza della old School anni ’90. Composto da undici pezzi, ciascuno di durata relativamente breve, si avvale di importanti featuring come Run the Jewels e Blood Orange, per citarne un paio.
LIGHTNING DUST – SPECTRE
(alt rock – alternative)
Dopo sei anni tornano i Lightning Dust con il loro quarto lavoro in studio. Spectre è un disco intimo in cui il duo di Vancouver racconta la resilienza e la forza della rinascita. La voce di Amber Webber si staglia ammaliante su delicate sonorità elettroniche accompagnandoci in questo viaggio di fuga dall’oppressione verso la speranza.