Le migliori uscite discografiche della settimana – 30 agosto –

Rieccoci qui, puntuali e riposati. Dopo una bella (e meritata) scorpacciata di vacanze, la solita e gradita scorpacciata di buona musica in uscita. Se ne parla da mesi e dopo tanto discutere abbiamo finalmente in cuffia il disco dei Tool. Da ascoltare e riascoltare, per capirne sottigliezze e suoni. A due anni di distanza da Lust for Life, Lana Del Rey è tornata in pista e ne siamo felici. Date orecchio, anima e cuore, al talentuosissimo Ezra Furman e al suo art pop intricato e interessante. Infine, due titoli imprescindibili: l’indie folk dei Whitney e il classico indie-rock proposto dai Futureheads, giunti al loro sesto album in carriera. Buona lettura. 

(G.A, C.L)

 

Tool – Fear Inoculum
(alternative metal)

Sette canzoni spalmate in 80 minuti. Una granitica opera per una band che ha già scritto una bella pagina musicale dell’ultimo venticinquennio. Un numero, il 7, concepito come tema ricorrente dell’intera opera, all’interno di una dinamica temporale dilatata da flussi alternative metal e lave di progressive Metal, che si congelano, infine, in un pianeta oscuro. La filosofia di una band racchiusa in questo disco, capace di raccontare, senza fronzoli e paure, il tempo che scivola e che si tramuta in vecchiaia. 

 

Lana Del Rey – Norman Fucking Rockwell!
(Psych pop, art pop )

Lana Del Rey di strada ne ha fatta tanta. E se in passato in molti credevano che la sua musica fosse meramente un prodotto intelaiato a tavolino, in tanti si sono dovuto ricredere. Il sesto album della cantante, infarcito da un manipolo di grandi produttori (Rick Nowels su tutti), testimonia una crescita esponenziale in suoni e scrittura. Un gustoso Psych Rock bagnato di tinte art pop, condensato da piccole dosi di trip hop, consegnano, in definitiva, un lavoro godibilissimo. Già dalla copertina in tanti si erano accorti di un radicale cambiamento stilistico: via gli abiti bianchi, spazio a uno scatto che ritrae l’artista in compagnia del nipote di Jack Nicholson, Duke.  

 

Ezra Furman – Twelve Nudes
(art pop, punk rock)

Avevamo già parlato dell’uscita di Twelve Nudes lo scorso maggio, in occasione della pubblicazione del singolo Calm Down aka I Should Not Be Alone da cui eravamo stati colpiti positivamente. Definito dallo stesso artista come ‘spiritualy queer punk record’, questo lavoro ruvido e potente non tradisce le aspettative. Ezra Furman si conferma come uno degli artisti più ispirati e provocatori della sua generazione, continuando un ottimo percorso di crescita musicale e individuale.

 

Whitney – Forever Turned Around
(indie folk)

Torna il duo di Chicago con un nuovo lavoro, il secondo, via Secretly Canadian. Questo disco mantiene la cifra stilistica già imbastita in Light Upon the Lake, in cui il falsetto di Julien Ehrlich tesse una morbida trama su un sound influenzato da atmosfere anni ’60. È un LP coeso, perfetto per accompagnare la nostalgia di fine estate.

 

Futureheads – Powers
(indie rock)

Dopo sette anni di silenzio e il rischio di uno scioglimento, tornano gli inglesi Futureheads, e lo fanno egregiamente. Powers è un disco elettrico – non elettronico – ed è come se, in tutto questo tempo, la band avesse ricaricato le batterie per poi scaricare in ogni pezzo la ritrovata energia. Il sound è quello dal sapore tipicamente British che li contraddistingue, ma con una forte influenza di “Kaiser Chiefiana” memoria in chiusura.

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