12/10/2024
In questo numero delle uscite discografiche della settimana abbiamo ascoltato gli album  dei Young Fathers, The WAEVE, The Men , The Go! Team e The Psychotic Monks.

In questo numero delle uscite discografiche della settimana abbiamo ascoltato gli album  degli Young FathersThe WAEVE, The Men , The Go! Team e The Psychotic Monks.

a cura di Giovanni Aragona, Chiara Luzi e Flaminia Zacchilli

13:08:32  – 03/02/2023



THE WEAVE – THE WAEVE
(trip hop, art rock, brit pop)

Trucco pesante, font alla The Runaways e “Can I Kill You” come titolo della prima traccia. I The WAEVE, ovvero Graham Coxon e Rose Elinor Dougall – lui dei Blur, lei delle Pipettes, ma ci crediate o no funzionano – non la mandano a dire. Il lavoro autotitolato è pesante, inquieto, spesso abrasivo nei suoi momenti migliori. C’è inoltre una buona sinergia tra le voci dei nostri protagonisti, con performance distaccate e controllate ricche di atmosfera.

Lo allontana dalla perfezione una modica dose di filler, giramenti di minestra pseudo-smooth jazz che stirano le tracce fino a più di sette minuti facendo succedere poco. Un maggior focus sull’aspetto lirico, in cui la cinica sinergia della strana coppia tiene in mano le redini della narrativa, avrebbe bilanciato maggiormente il mood e tolto di mezzo un po’ di imbottitura. Ma la maestria di Coxon e la verve divistica di Dougall si sentono bene, e il loro fascino dona un merito speciale al progetto The WAEVE.
(F.Z)


THE MEN – NEW YORK CITY 
(noise rock, garage rock)

I The Men sono tornati e, dopo aver esplorato il country, il surf e lo stili rock classico, tutto ben mischiato alle influenze punk e al noise,  portano in pista questo ennesimo buon lavoro di questo gruppo nato nel 2008.  I suoni di cui abbiamo accennato, sono tornati in pieno vigore nel loro ultimo, New York City, un album feroce che spinge dall’inizio alla fine in tutti i 37 minuti.  I The Men sono tornati alle loro vecchie passioni scavando nelle influenze e alzando ancor di più gli amplificatori. A tratti Who, a tratti Husker Du, questo New York City piacerà ai buongustai, meno ai neofiti e alle nuove generazioni. Noi lo promuoviamo a pieni voti.
(G.A)


THE PSYCHOTIC MONKS – PINK COLOUR SURGERY
(psych rock)

Dopo due infuocati album, Silence Slowly And Madly Shines nel 2017 e Private Meaning First nel 2019  i The Psychotic Monks continuano ad impressionare con la loro maturità e determinazione nel produrre opere spiazzanti.

Pink Color Surgery, è prodotto da Daniel Fox dei Gilla Band ed è composto in parte da improvvisazioni e allucinazioni sonore. L’opera, oscura, cupa e a tratti destabilizzante, ci introduce in un mondo surreale composto da angoli segreti e suoni labirintici. Pink Color Surgery è come una stanza nascosta in una casa immersa nei boschi. Fate voi.
(G.A)


YOUNG FATHERS – HEAVY HEAVY
(alternative hip hop)

Il ritorno in scena di Young Fathers è un vero e proprio inno alla gioia, è pura energia che esplode al ritmo tribale di tamburi ruvidi e melodie poderose. La pausa intercorsa dall’uscita di Cocoa Sugar, 2018, ha permesso al trio scozzese di approfondire nuovi linguaggi che hanno influenzato la lavorazione di Heavy Heavy. Registrato nel loro studio seminterrato, il disco è un formidabile lavoro in cui influenze elettroniche, R&B si sposano con ritmi tribali, il vero propulsore di questo lavoro. In questo senso è evidente quanto il soggiorno in Africa abbia influenzato Kayus Bankole, Rice.

I brani di questo lavoro sembrano muoversi all’unisono per poi implodere l’uno nell’altro, liberano vibrazioni energetiche caldissime, Holy Moly. In questo caos, assolutamente controllato, non c’è spazio per la quiete, tanto che anche pezzi all’apparenza lenti, Be Your Lady, vengono investiti da una maestosa cascata di tamburi. Heavy Heavy segna il ritorno in grande spolvero di Massaquoi, ‘G’ Hastings, Bankole e possiamo azzardare nel dire che sia una delle prime uscite discografiche più significative dell’anno appena iniziato.
(C.L)


THE GO!TEAM – GET UP SEQUENCES PART 2
(electro pop, funky rock, alternative dance)

A soli diciotto mesi dall’uscita di Get Up Sequences Part One, The Go! Team tornano con il secondo capitolo di questa saga musicale. Improntato sul caratteristico sound giocoso della band, Get Up Sequences Part Two è un mix di politica e pop, caratterizzato da melodie solari e caotiche. Nell’opener, Look Away, Look Away, il marchio di fabbrica della band è enfatizzato dalla presenza del gruppo vocale Africano The Star Feminine Bandche, cantando in francese, intonano una melodia ipnotica che invita ad impegnarsi per il cambiamento. Come al solito Ninja è alla guida di questo coloratissimo e luccicante universo sonoro, in cui ogni nota esplode in tripudio di forza.

Le influenze esterne (sono evidenti gli Jackson Five in Getting to Know (All The Ways We’re Wrong for Each Other) vengono ricamate perfettamente a stilemi sonori ben consolidati. In questo senso il lavoro è perfettamente in linea col suo predecessore: la band si muove in un territorio che governa perfettamente sin dagli esordi ma il bello di The Go! Team è che un disco non è mai la ripetizione del precedente. Get Up Sequences Part Two è un lavoro godibilissimo che ci restituisce una band in perfetta salute.
(C.L)


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